Risalita del cuneo salino: cos’è e come mette in pericolo il Po
Due giorni fa abbiamo dedicato un articolo alle siccità lampo: lì, tra le altre cose, abbiamo anche citato la risalita del cuneo salino, ovvero un fenomeno naturale ma potenzialmente molto pericoloso che ha luogo a livello dei delta dei fiumi. Con l’intensificarsi dei periodi di siccità, la risalita del cuneo salino può portare a conseguenze estremamente negative, dai più diversi punti di vista. Oggi vedremo quindi cosa è questo fenomeno, da cosa è causato e a cosa può portare.
La situazione del fiume Po
Come sappiamo l’Italia è un paese molto ricco d’acqua. Basta guardare all’enorme bacino idrografico del Po, ovvero il fiume più lungo e con la maggiore portata del paese, per capire quanto la Pianura Padana sia potenzialmente ricchissima di questa preziosa e indispensabile risorsa, la quale ha permesso più di ogni altra cosa la crescita economica dell’intero Nord Italia. Si stima infatti che proprio lungo il Po – il cui bacino è casa di circa 16 milioni di persone – venga prodotto il 40% del Pil italiano. Sappiamo però che il fiume sta vivendo una fase drammatica, la quale va contestualizzata in un progressivo venir meno della portata nell’ultimo secolo. I dati relativi alla portata vengono raccolti a Pontelagoscuro, la sezione di chiusura che si trova a circa 50 chilometri dal Delta: guardando lo storico dei dati si nota una lenta riduzione della portata a partire dagli anni Venti del Novecento, per arrivare infine al tonfo degli ultimi 2 anni, i quali sono stati eccezionalmente “poveri” di acqua. Il 24 luglio 2022 era stato registrato il dato minore di sempre, ovvero 104 metri cubi al secondo; in questi giorni, la portata misurata è di 338 metri cubi al secondo, dato che nel 2022 era stato raggiunto ben più tardi, agli inizi di giugno. Conseguenza diretta di questa riduzione della portata è per l’appunto la risalita del cuneo salino, la quale – si calcola – inizia nel momento in cui la portata del Po è inferiore ai 450 metri cubi al secondo. Soglia che quindi abbiamo già abbondantemente superato.
Cos’è la risalita del cuneo salino
A livello del suo ampio Delta, le acque del Po si tuffano in mare. Ma cosa accade quando la sua portata diminuisce? Venendo meno il flusso, il fiume non è più capace di contrastare la risalita del mare, il quale metro dopo metro si insinua nell’alveo. Parliamo di due acque con dei pesi specifici differenti: l’acqua marina, essendo più pesante, si insinua al di sotto dell’aqua dolce; è per l’appunto così che si crea il “cuneo salino” al di sotto della colonna d’acqua. E questa intruzione dell’acqua di mare avanza continuamente con il ridursi della portata del Po. Nell’estate del 2022, per via della siccità e quindi del venir meno della portata del fiume, la risalita del cuneo salino si è attestata a 35 chilometri lungo il ramo del Po Grande e a 40 chilometri lungo il ramo Goro. In questi giorni, invece, la risalita del cuneo salino si presenta già 20 chilometri circa: questo ci dice che quest’estate il fenomeno potrebbe assumere dimensioni inedite e molto gravi.
Le conseguenze della salinizzazione del Po
Quali sono le conseguenze della sempre più massiccia risalita del cuneo salino? L’acqua del fiume diventa via via salina, rendendone quindi impossibile l’utilizzo per l’irrigazione in agricoltura, con la parallela salinizzazione delle falde acquifere. Le rive del fiume Po, lambite da un’acqua sempre più salata, vanno inoltre incontro l’inaridimento. Anche gli acquedotti sono a rischio, sapendo che gli impianti di potabilizzazione non possono in alcun modo desalinizzare l’acqua marina per renderla portabile. E ancora, è bene pensare anche alla biodiversità del Po, e dunque alla fauna e alla flora fluviale che non possono vivere in questo ecosistema sempre più marino.
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