Warming Stripes: come rendere visibile il cambiamento climatico
Il cambiamento climatico è una verità incontrovertibile. I risultati del mutamento in corso del clima sono lampanti, così come sono ampiamente dimostrabili le conseguenze che il perpetuarsi dell’inquinamento avrà sul nostro pianeta. A livello scientifico la certezza scientifica dell’impatto dei gas serra generati dall’uomo sulla salute della terra è ormai condivisa quanto lo sono, per dire, teorie come quella dell’evoluzione e della tettonica delle placche. A conti fatti, come è stato dichiarato prima della COP26, il 99.9% degli scienziati è concorde nell’affermare che il clima è stato alterato e lo sarà in futuro dalle azioni umane, con cambiamenti che in alcuni casi sono già adesso del tutto irreversibili: parliamo dello scioglimento di ghiacci polari e dei ghiacciai alpini, come anche dell’innalzamento dei mari. Eppure molte persone restano ancora oggi scettiche, o perlomeno poco coinvolte, intorno a quello che sta accadendo. Per questo motivo ci sono persone che si impegnano per rendere visibili e pienamente comprensibili i cambiamenti climatici in corso: tra questi professionisti c’è Ed Hawkins, con le sue famose Warming Stripes. Di che cosa si tratta?
Il lavoro di Ed Hawkins
Ed Hawkins è un nome noto per chi si interessa di cambiamenti climatici. Professore di scienze climatiche presso l’università inglese di Reading, è già stato tra gli autori del rapporto del clima dell’IPCC nel 2014, il quinto, ed è tra gli autori del sesto, in elaborazione e previsto per il 2022. Ma l’impegno di Hawkins non è solo quello di studiare i fenomeni climatici: da anni lavora anche per rendere questi mutamenti pienamente comprensibili, già a una prima occhiata. Per questo nel 2016 aveva pubblicato dei grafici a spirale animati, i quali divennero ben presto virali, al punto da essere proiettati durante la cerimonia dio apertura delle olimpiadi di Rio de Janeiro. La ricerca di Hawkins per trovare degli efficace mezzi espressivi è però continuata, approdando alle Warming Stripes.
Le Warming Stripes che mostrano il cambiamento climatico
Le Warming Stripes sono, traducendo letteralmente dall’inglese, delle “barre del riscaldamento” o “barre di calore”. Si tratta cioè di una rappresentazione grafica che prende spunto dai tanto familiari codici a barre. Il presupposto, geniale, è anche piuttosto semplice. A ogni anno, a partire dal 1850, viene assegnato una barra di colore diverso, in base allo scostamento della temperatura media annuale. Negli anni freddi si hanno quindi barre azzurre, in quelli più caldi barre via via più rosse. Ed è così che, con un semplicissimo grafico a barre, si può vedere quanto le temperature si siano alzate negli ultimi 170 anni.
Cosa ci dicono le barre di calore di Hawkings
L’immagine mostra in copertina mostra l’andamento delle temperature a livello globale tra il 1850 e il 2020. Quella mostrata qui sopra, invece, mostra l’andamento delle temperature in Italia tra il 1900 e il 2020 (entrambe sono scaricabili dal sito dedicato della Università di Reading) . Cosa scopriamo guardandole? Indubbiamente a colpire è la grande accelerazione relativa all’ultimo trentennio. Guardando al caso italiano come a quello europeo si scopre che l’ultimo anno al di sotto della media è stato il ’91, anno climaticamente fondamentale per l’eruzione del vulcano filippino Pinatubo, che con la sua emissione di zolfo andò ad aggravare il problema dell’effetto serra. È poi sorprendente vedere che gli anni più freddi del Novecento sono stati quelli del secondo conflitto mondiale, peggiorando una situazione già di per sé altamente tragica. Si nota poi la fase di raffreddamento tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta, dovuta secondo gli esperti alle naturali oscillazioni oceaniche, e si nota poi quanto siano stati freddi gli anni tra il 1900 e il 1910, riconosciuti come tra le annate più fredde degli ultimi secoli. I cambiamenti, lo sottolineano perfettamente le Warming Stripes, sono stati velocissimi, come mai lo erano stati prima nella storia del pianeta, nemmeno durante le fasi di chiusura dell’ultima era glaciale
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