Vuoto a rendere, l’innovazione arriva dal passato
Ce lo hanno prima raccontato i nostri nonni, oppure i nostri genitori e qualche trentenne d’oggi con una buona memoria può forse dire che nella primissima infanzia lo ha visto fare da qualche parte. In qualche bar di quartiere, magari. Di cosa stiamo parlando? Della pratica del vuoto a rendere, una vecchia usanza che consisteva nel lasciare un deposito di poche lire al negoziante e di riottenere la cauzione alla riconsegna della bottiglie di vetro, una volta utilizzate. Che fossero bottiglie di latte, birra, acqua o vino poco importava
Vuoto a rendere, la soluzione era già qui (40 anni fa)
A volte la soluzione più facile e funzionante è quella di ripescare le care vecchie abitudini di una volta. Quelle appunto che ci raccontavano i nostri genitori. Come quella, per esempio, del “vuoto a rendere” che torna in tutta la sua utilità nei punti vendita aderenti, dai bar ai ristoranti, che saranno riconoscibili grazie a un simbolo posto all’ingresso dell’esercizio dove sarà possibile, in questa fase sperimentale, riportare bottiglie di birra e acqua minerale.
Un po’ di storia (non italiana) e qualche vantaggio
La locuzione vuoto a rendere indica che un contenitore (tipicamente bottiglie di vetro, ma anche di plastica) una volta svuotato dev’essere reso al fornitore, così che possa essere riutilizzato (si arriva fino a 40 riutilizzi per le bottiglie in vetro. In genere, chi acquista il prodotto in vuoto a rendere paga una cauzione che viene resa al momento della restituzione. L’espressione contraria è vuoto a perdere, che indica invece che il contenitore non viene restituito e può essere gettato. I vuoti a perdere sono molto spesso usa e getta.
Il concetto di vuoto a rendere è stato definito migliore sotto molti aspetti rispetto al vuoto a perdere, per questioni economiche, politiche ed ecologiche: secondo studi condotti dall’Ufficio federale dell’ambiente della Germania i vuoti a rendere sono significativamente meno inquinanti degli usa e getta; l’ammontare dei rifiuti è ridotto del 96% per il vetro e dell’80% con la plastica. Il riuso per 20 volte di una bottiglia di vetro comporta anche un risparmio energetico del 76,91%. Il vuoto a perdere, invece, comporta maggior consumo di materie prime e di energia, e un maggiore inquinamento.
In accordo con tali studi, un’ordinanza tedesca del 1991 prevede che almeno il 72% dei contenitori prodotti dalle aziende siano vuoti a rendere. In Danimarca, per le bibite, il vuoto a rendere in bottiglie di vetro è obbligatorio. In Norvegia è utilizzato il vuoto a rendere anche per le lattine.
Un sistema di restituzione di bottiglie riutilizzabili
Questo nuovo esperimento (che speriamo diventi presto anche un trend) è stato stabilito da un regolamento del ministero dell’Ambiente pubblicato lo scorso 25 settembre in Gazzetta Ufficiale. All’articolo 1 comparso sulla gazzetta possiamo leggere come segue:
Al fine di prevenire la produzione di rifiuti di imballaggio,favorendo il riutilizzo degli imballaggi usati, il presente regolamento disciplina le modalità di attuazione della sperimentazione su base volontaria del sistema del vuoto a rendere su cauzione per gli imballaggi contenenti birra o acqua minerale serviti al pubblico da alberghi o residenze di villeggiatura, ristoranti, bar e altri punti di consumo nonché le forme di incentivazione, le loro modalità di applicazione e i valori cauzionali per ogni singola tipologia di imballaggi.
Un esperimento su base annuale
Il sistema del nuovo vuoto a rendere è rivolto alla prevenzione della creazione in eccesso di rifiuti di imballaggio monouso attraverso l’introduzione, su base volontaria per un anno, di un sistema di restituzione di bottiglie riutilizzabili.
Soluzione inevitabile per un Paese proiettato verso l’economia circolare
Lo ha detto il ministro dell’Ambiente ad ADN Kronos Gian Luca Galletti:
Un Paese proiettato nell’economia circolare come l’Italia non può che guardare con interesse a una pratica come il vuoto a rendere, già diffusa con successo in altri Paesi. Questo decreto dà una possibilità a consumatori e imprese di scoprire una buona pratica che aiuta l’ambiente, produce meno rifiuti e fa risparmiare soldi.
Sensibilizzare i consumatori
L’obbiettivo del vuoto a rendere? Sensibilizzare i consumatori sull’importanza del riutilizzo e del riciclo e diminuire la produzione dei rifiuti: infatti, gli stessi contenitori – bottiglie più resistenti in vetro, plastica o altri materiali – potranno essere riutilizzati oltre dieci volte prima di divenire scarto. Le norme sono previste dal ministero dell’ambiente riguardano i contenitori di volume compreso tra i 0,20 e gli 1,5 litri.
Dopo la sperimentazione? Estendere ad altri prodotti
Altro scopo del decreto, attraverso il sistema di monitoraggio previsto, è quello di valutare la fattibilità tecnico-economica e ambientale del sistema del vuoto a rendere, al fine di stabilire se la pratica sia da confermare, ed eventualmente, estendere ad altri tipi di prodotto e ad altre tipologie di consumo al termine del periodo di sperimentazione.
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