I voli fantasma e tutto quell’inquinamento inutile
Li chiamano “voli fantasma”. Niente a che fare con storie di spiriti o di aerei posseduti. Per volo fantasma s’intende quell’aereo che, pur non avendo di fatto un numero consistente di passeggeri a bordo, decide comunque di effettuare la propria tratta. Ecco allora che si parla di un volo fantasma nel momento in cui un aereo che potrebbe trasportare circa 150 o 200 passeggeri ne ospita invece 20, 10 o perfino nessuno, decidendo comunque di decollare come da programma, senza spostare i passeggeri su un altro volo.
In queste settimane i voli fantasma si sono moltiplicati, con un numero consistente di compagnie che hanno deciso di continuare a volare anche in assenza di passeggeri. La carenza di viaggiatori, come è noto, è conseguenza diretta dell’emergenza sanitaria, un po’ per il consistente numero di persone positive, in larga parte per le restrizioni decise nei diversi Paesi. Ma per quale motivo le compagnie aeree decidono di far decollare aerei semivuoti o del tutto vuoti, di fronte a costi notevoli, per non parlare delle emissioni nocive inutilmente prodotte?
La regola europea “Use or lose it”
La discutibile strategia messa in campo della compagnie aeree trova una giustificazione nella cosiddetta regola “Use or lose it”, in vigore nell‘Unione Europea come in altri luoghi. Di fatto questa regola impone alle compagnie aeree di mantenere un numero minimo di tratta tra quelle programmate; chi viene meno a questa norma rischia di perdere il proprio slot negli aeroporti, così da vedere assegnate ad altre compagnie le proprie tratte.
Ma a quanto corrisponde questa soglia minima? Ebbene, l’Unione Europea prevedeva che ogni compagnia fosse obbligata a far decollare come minimo l’80% dei voli programmati. A partire dal 2020, per venire incontro alle difficoltà del settore, pesantemente colpito dal Covid, la soglia è stata abbassata al 50%.
Il problema è che, a quanto pare, attualmente questa soglia è concretamente superiore alle effettive necessità dei passeggeri. Ed è per questo motivo che, per non rischiare di perdere i propri slot, le compagnie aeree stanno effettuando numerosi voli fantasma.
Il costo di tale operazione deve essere altissimo, ma pur sempre minore dei costi conseguenti alla perdita degli slot. É peggiore il discorso relativo all’inquinamento: gli aerei infatti inquinano tantissimo, e non ha alcun senso pensare che sopra alla nostra testa passano dei mezzi particolarmente nocivi e vuoti, che si muovono senza alcuna reale motivazione.
Lo scontro politico
C’è ovviamente chi sta puntando il dito contro l’assurdo fenomeno dei voli fantasma, rivolgendosi alle compagnie aeree e alle stessa Commissione Europea. È questo per esempio il caso del ministro dei trasporti belga George Gilkinet, il quale ha chiesto alla Commissione di rivedere la regola in vigore fino a quando l’Unione avrà a che fare con l’emergenza sanitaria e le sue restrizioni. A quanto pare, però, le rimostranze di Gilkinet non hanno avuto alcun effetto. Il commissario europeo dei trasporti, Adina Valean, ha spiegato al Financial Times che le regole attuali garantiscono già tutta le flessibilità necessaria alle compagnie. L’esistenza stessa dei voli fantasma, però, sembrerebbe provare il contrario.
Quanto inquina un aereo?
Per capire quanto insensata e dannosa può essere la politica dei voli fantasma è sufficiente guardare a quanto inquina un normale aereo. In totale, il traffico aereo è responsabile di circa il 2,4% delle emissioni globali di anidride carbonica da combustibili fossili. In Paesi come la Svizzera, proprio il settore aereo è, fra tutti, il più nocivo di tutti. Volendo paragonare l’inquinamento di un normale aereo con quello degli altri mezzi di trasporto, si scopre che in media un aereo inquina 30 volte di più di un treno. Guardando al settore auto, si scopre che un’automobile produce in media 42 grammi di anidride carbonica per ogni passeggero, laddove invece l’aereo – su una media di 88 persone per volo – ne produce 285.
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