Il turismo montano sostenibile
Un inestimabile patrimonio di biodiversità. Pensando alle montagne immaginiamo la natura più incontaminata, aree selvagge e lontane dalle minacce della società umana. La realtà, però, è differente. Sappiamo infatti che i ghiacciai alpini, negli ultimi decenni, sono andati via via riducendosi sempre più, per via del grave aumento delle temperature. E sappiamo che i nostri rifiuti, oltre che nel bel mezzo degli oceani, sono arrivati anche tra le cime più inespugnabili del pianeta: si pensi che proprio l’Everest, per via del moltiplicarsi delle spedizioni, è diventato di fatto la discarica più alta del mondo. Non bisogna inoltre scordare che le montagne sono in buona parte abitate: il 12% della popolazione mondiale vive infatti in quota.
Anche le montagne, quindi, stanno affrontando pericolose minacce. Proprio per questo nel 2002 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso di istituire la Giornata Mondiale della Montagna, che da allora cade ogni anno l’11 dicembre, così da creare consapevolezza sull’importanza delle “terre alte” per la società. Non è tutto qui: il 2022 è stato proclamato dall‘Onu come Anno Internazionale dello Sviluppo sostenibile della montagna, per porre ancora maggiore attenzione sulle sorti delle montagne. E in questo discorso ricopre ovviamente un ruolo importante il turismo montano sostenibile.
Turismo montano sostenibile: ecco perché parlarne
Si stima che una fetta compresa tra il 15 e il 20% del turismo globale sia attirata proprio dalle montagne. E di certo l’emergenza sanitaria, in particolar modo in Italia, ha reso i territori montani particolarmente attrattivi. Moltissime persone, durante i periodi segnati dalle restrizioni, hanno infatti visto nei monti un luogo di libertà e di sicurezza, grazie al distanziamento sociale “naturale” che questi stupendi luoghi sanno garantire. Ma non è sempre così, anzi. In molti casi i visitatori della montagna finiscono per concentrarsi nei medesimi luoghi, in quegli hot spot continuamente presi d’assedio. Si parla dei più famosi laghetti alpini, dei rifugi più famosi, delle vette più facili, delle ferrate più popolari. Ecco che allora diventa importante cambiare rotta, dandosi da fare per raggiungere un turismo montano sostenibile. Per proteggere l’ambiente, la biodiversità, il paesaggio, nonché per difendere le comunità che vivono in alta quota.
I temi da affrontare in tal senso sono tanti. Tra i più importanti c’è quello della destagionalizzazione, che punterebbe a spalmare il turismo montano su periodi più lunghi: non più solamente in agosto e in pieno inverno – per raggiungere gli impianti sciistici – ma anche in primavera e in autunno, per prevenire l’overtourism. E ancora, si parla di liberare gli hot spot, mettendo in luce delle mete minori, così da creare dei flussi meno impattanti, e più benefici per le economie delle comunità montane.
Le Giornate del Turismo Montano
Porre tali questioni al centro della discussione quotidiana è fondamentale. Per questo il turismo montano sostenibile sarà anche quest’anno uno dei temi fondamentali della BITM- Le Giornate del Turismo Montano, una storica manifestazione trentina che quest’anno è arrivata alla sua XXIII edizione. Ospitata dal Muse – Museo delle Scienze di Trento, e trasmessa in diretta streaming su Facebook (sulla pagina ufficiale della BITM), la nuova edizione avrà luogo tra il 15 e il 18 novembre. Quest’anno, peraltro, un’intera conferenza sarà dedicata proprio all’Anno Onu dello Sviluppo sostenibile della montagna. In quell’occasione interverranno, tra gli altri, la direttrice della Fondazione Dolomiti UNESCO Mara Nemela, il Vice-Segretario Generale del Segretariato della Convenzione delle Alpi Wolfger Mayrhofer, il Presidente del Parco Naturale Adamello Brenta Walter Ferrazza e molti altri ospiti di rilievo.
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