Cosa succede se vince Trump, che non crede al cambiamento climatico
Il futuro delle politiche ambientali
Cosa potrebbe succedere, sul piano delle politiche ambientali internazionali, se a vincere le elezioni statunitensi fosse proprio Donald Trump? Ebbene, dopo la spinta positiva che la salvaguardia dell’ambiente ha ricevuto negli anni dell’amministrazione di Obama, una vittoria di Trump potrebbe avere dei risvolti drammatici, oltre che grotteschi. Se infatti proprio l’atteggiamento e le decisioni di Obama hanno spinto molti statunitensi – ma anche molti europei – a dedicare maggiore attenzione alla questione ambientale, sembra che siano ancora in molti a non riconoscere l’esigenza di intervenire efficacemente contro il cambiamento climatico. Ed è qui che entra in scena Trump, il candidato repubblicano che dichiara pubblicamente e senza alcun sarcasmo di ‘non credere al cambiamento climatico’.
La linea di Hilary Clinton
Insomma, non ci resta che incrociare le dita e sperare che l’elettorato statunitense faccia la scelta giusta una volta entrato nelle urne. Dal canto suo, la principale candidata dei democratici, Hillary Clinton, ha dichiarato che «la realtà dei cambiamenti climatici è spietata» e che «non importa cosa affermano i negazionisti». A quanto pare, dunque, la linea della Clinton sarebbe molto simile a quella di Obama, se non ancora più ambientalista: se infatti l’attuale amministrazione punta a produrre il 20% di energia elettrica da fonti rinnovabili entro il 2030, la Clinton nel proprio programma elettorale punta al 33%.
L’ascesa di Donald Trump
Dall’altra parte della barricata, invece, c’è Donald Trump. Sessista, xenofobo e per nulla intimorito dal surriscaldamento del pianeta, anzi. Partito come outsider, è ad oggi il vero candidato dei repubblicani, nonostante le centinaia di dichiarazioni sconcertanti le quali, invece che attirare consensi, dovrebbero far accapponare la pelle. Eppure non è così: ad una larghissima fetta dell’elettorato americano Trump piace, e questo viene dimostrato a suon di preferenze.
Le uscite di Trump
Le possibilità che Trump si trasferisca alla Casa Bianca sono dunque aumentate in modo iperbolico. Ma cosa ci si può aspettare, sul lato delle politiche ambientali, da un candidato presidente che, intervistato dal Washington Post, afferma candidamente che «il cambiamento climatico di origine antropica è un’invenzione dei cinesi per colpire la produzione statunitense»? E quale futuro potrebbero avere gli accordi internazionali sul clima, se a comandare la nazione più importante del pianeta sarà uno che reputa la Conferenza sul Clima di Parigi come «una delle più stupide cose che abbia mai sentito nella storia della politica?». Niente di strano, d’altronde, se si pensa che lo stesso Trump condanna fermamente le fonti rinnovabili, definendo i parchi eolici come delle piaghe per la comunità e per la fauna selvatica.
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