Il trionfo delle greenway, dall’Illinois alla costa abruzzese dei trabocchi
‘Railway paths’, ‘rails-trails’, ‘vías verdes’ o ‘chemin du rail’, ‘greenways’: tanti sono i modi in cui vengono chiamate le ciclovie che in tutta Europa vengono ricavate dai percorsi delle ferrovie abbandonate, recuperando estese aree abbandonate insieme al passaggio dell’ultimo treno. Il nostro stesso Paese, contraddistinto da un territorio vergato dai parchi fluviali e da numerose vie ferroviarie dismesse, si presta alla perfezione alla realizzazione di numerose greenway. E se qualcosa, in questo senso, è già stato fatto e si sta facendo nel Nord del Paese, nel centro Italia si sta finalmente iniziando a muovere qualcosa. E non si parla certo di una cosa da poco: in Abruzzo si ipotizza infatti una nuova greenway di oltre 40 chilometri lungo la costa adriatica. Ma prima di guardare alle novità in fatto di ciclovie di casa nostra, guardiamo a quello che si sta facendo in Europa – e prendiamo esempio!
Ciclabili lungo le ferrovie dismesse
Si stima che in Europa ci siano già più di 19mila chilometri di greenway che si snodano lungo i tracciati delle ex ferrovie del continente, immerse nei paesaggi più disparati. Vero e proprio paradiso per i cicloturisti, le greenway – stando alla definizione ufficiale della European Greenways Association – sono delle vie di transito dedicate solo ed unicamente a spostamenti non motorizzati. Quindi biciclette, cavalli, monopattini, pattini, o semplicemente le nostre gambe. Per essere delle vere greenway, però, questi percorsi devono essere obbligatoriamente sviluppati per migliorare l’ambiente che li circonda, nonché aumentare il benessere degli abitanti dei territori che da queste linee verdi vengono toccati. Va sottolineato, poi, che in molti casi queste greenway non sono concepite solo per dei lunghi momenti di svago e per delle vacanze sui pedali: alcuni di questi percorsi ciclo-pedonali, infatti, sono pensati anche per l’utilizzo quotidiano, per permettere ai cittadini di lasciare a casa la propria automobile per recarsi in ufficio o a scuola in bicicletta.
Dagli Stati Uniti alla Spagna
Le prime greenway non sono nate in Europa: i pionieri, in questo senso, sono stati gli statunitensi, che nel tra il 1966 e il 1967 hanno donato ai primi cicloturisti gli 88 chilometri dell’Illinois Prairie Path e i 51 chilometri dell’Elroy-Sparta State Park Trail. Oggi, negli Stati Uniti, si contano più di duemila percorsi, per un invidiabile totale di circa 36.500 chilometri tutti da pedalare. In Europa, il primo Paese a prendere sul serio l’esempio degli States è stata la Spagna: il suo impegno è infatti iniziato nel 1994. Per la gioia di tantissimi turisti spagnoli ed internazionali, oggi si possono contare 2.600 chilometri di greenway ricavate da ferrovie non più utilizzate. Non più treni, dunque, ma ciclisti, i quali possono fare affidamento su più di cento stazioni convertite in alberghi, ristoranti e ristori. Nel caso spagnolo si hanno anche dei numeri piuttosto precisi per quanto riguarda l’investimento: si parla infatti di 170 milioni di euro, che equivalgono a 68.000 euro per ogni chilometro lineare di ferrovia convertita in greenway e dotata delle necessarie infrastrutture di contorno.
Gli altri esempi europei
Subito dopo la Spagna, anche la Gran Bretagna ha dato il via alla costruzione delle sue greenway, che oggi ammontano alla bellezza 22mila chilometri (dei quali 2.500 chilometri lungo ferrovie dismesse). Nel 1998 è stato il turno della Francia, la quale, dando il via al Programma Véloroutes et Voies Vertes, ha iniziato i lavori per la realizzazione di 22.000 chilometri di ciclabili, dei quali 14.000 risultano già pronti (e 3.400 ricalcano i percorsi di ex ferrovie).
La greenway sulla Costa dei Trabocchi
Questi ed altri dati sono stati raccolti in vista della due giorni organizzata dalla Camera di Commercio di Chieti per presentare il progetto della greenway sulla Costa dei Trabocchi: tra venerdì 24 e sabato 25 novembre, a Vasto e a Fossacesia, si è infatti parlato delle esperienze europee e dei progetti italiani in fatto di greenway. Per quanto riguarda l’Italia, è da sottolineare che il nostro Paese conta circa 7.000 chilometri di ferrovie inutilizzate, e la metà di queste – per lo meno – potrebbero essere convertite con successo in piste ciclabili. Ad oggi, però, questo processo ha coinvolto solamente 800 chilometri.
Nuove economie locali
Un passo avanti di 42 chilometri verrà però auspicabilmente fatto in Abruzzo, se davvero potrà prendere vita il progetto della Greenway dei Trabocchi, che dovrebbe correre lungo una ferrovia abbandonata nel 2005 – il percorso ferroviario, infatti, è stato spostato verso l’entroterra. Il tracciato dove un tempo correva il treno – come del resto sanno molti pendolari italiani – è quantomeno superbo, aprendosi sul mar Adriatico e sui caratteristici trabocchi, quelle macchine da pesca in legno che, secondo D’Annunzio, parevano «vivere d’armonia propria, avere un’aria e un’effige di corpo d’anima». I cicloturisti, lungo questo percorso, incrocerebbero il Castello aragonese di Ortona, l’Abbazia di San Giovanni in Venere e ovviamente la Riserva Naturale Regionale Punta Aderci. Come ha spiegato Rossella Muroni, presidente di Legambiente – che insieme all’Associazione Europea delle Greenaway e l’Alleanza della Mobilità Dolce ha appoggiato la Camera di Commercio di Chieti nell’organizzazione della due giorni di Vasto e Fossacesia
«il sistema infrastrutturale, la ricchezza di opere di archeologia industriale e gli scorci paesaggistici mozzafiato della Costa dei trabocchi stanno stimolando la nascita di nuove economie locali, che favoriscono il riuso delle infrastrutture storiche locali ma anche del patrimonio immobiliare da riconvertire, dando ragione ai numeri che ci dicono che per ogni euro investito in ciclabilità ritornino alla collettività dai 3 ai 4 euro in meno di tre anni».
Non sarebbe certo la costruzione di questa singola greenway a portarci ai livelli di altri Paesi europei, ma è sicuro che quei 42 chilometri altamente panoramici potrebbero dare la scossa che serve al nostro Paese per portare avanti tanti altri progetti simili.
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