Trino Vercellese ritira l’autocandidatura per il deposito delle scorie nucleari
Ne avevamo parlato a gennaio: Trino Vercellese era stato l’unico comune italiano ad avanzare un’autocandidatura per il deposito delle scorie nucleari. Il suo passo in avanti era stato reso possibile e anzi stimolato da un’iniziativa alquanto discussa da parte del governo, che con il decreto legge 181 del 9 dicembre – il famoso Decreto energia – aveva messo a disposizione 30 giorni di tempo per presentare le auto-candidature per la costruzione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, a partire dal 13 dicembre. Questa mossa, almeno un po’ disperata, era nata dalla consapevolezza che nessuno dei siti ritenuti idonei per la costruzione del deposito dei rifiuti radioattivi – in tutto 51 – avrebbe accettato di buon grado l’incombenza di accogliere sul proprio territorio delle scorie nucleari. Ecco allora che era arrivata l’autocandidatura per il deposito delle scorie nucleari, caldeggiata soprattutto dal sindaco di Trino Vercellese Daniele Pane, esponente di Fratelli d’Italia. Una scelta, la sua, che aveva tutta l’aria di essere un’azione appositamente studiata per togliere le castagne dal fuoco al governo Meloni, sapendo che il suo comune non era stato nemmeno preso in considerazione nella lista di siti idonei. In queste settimane, però, è maturato il passo indietro: la giunta comunale di Trino Vercellese ha infatti deciso di ritirare l’autocandidatura per il deposito delle scorie nucleari.
L’incompatibilità di Trino Vercellese
In effetti la decisione della giunta comunale di cancellare l’autocandidatura per il deposito delle scorie nucleari sembra assolutamente sensata. Non solo perché, in generale, si è capito che nessuno desidera effettivamente avere sul proprio territorio il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi. Ma anche perché ci sono dei fattori concreti contro l’edificazione di questa struttura sul suolo di Trino Vercellese: non a caso il Comune non era stato incluso tra quelli indicati da Sogin e da ISIN. A rendere poco consono questo territorio sarebbe prima di tutta la vicinanza al fiume Po, ma non solo. Vanno anche citati aspetti come le falde affioranti presenti sul territorio, le quali in certi tratti arrivano a soli 2 metri dal suolo. E ancora, si parla anche della presenza di faglie, e quindi di rischio di deformazioni in caso di terremoti. Non stupisce affatto, dunque, che Trino Vercellese non abbia soddisfatto i 28 precisi criteri utilizzati da Sogin per indicare i siti ritenuti idonei per la costruzione del deposito dei rifiuti radioattivi.
Il ritiro dell’autocandidatura per il deposito delle scorie nucleari
A partire da quanti detto sopra, sembra saggia la decisione della giunta comunale di ritirare la propria autocandidatura per il deposito delle scorie nucleari, ancor prima di ricevere i risultati delle valutazioni d’impatto e di rivalutazione dell’area stessa. Tutto questo sapendo, peraltro, che a Trino Vercellese sono comunque presenti già da anni dei rifiuti radioattivi: si parla infatti delle scorie stoccate in un deposito temporaneo adibito a raccogliere i materiali provenienti dalla centrale nucleare Enrico Fermi, attiva tra il 1965 e il 1987.
A commentare positivamente la decisione della giunta è stata Legambiente, la quale ha fatto sapere che «il ritiro dell’autocandidatura di Trino rappresenta una grande e importante vittoria, perché il comune ha ascoltato e accolto la richiesta di Legambiente e delle tante associazioni, comitati di cittadini e sindacati contrari a questa insensata decisione». Ora la palla torna, senza più illusioni di facili scorciatoie, nelle mani dello Stato, che si trova così ad affrontare un compito difficilissimo: da una parte la scottante necessità di edificare finalmente il deposito, nella consapevolezza di essere già in pesante ritardo; dall’altro l’evidenza di non poter contare sull’assenso di nessun sito idoneo, né di candidati volontari.
Ti è piaciuto l'articolo?
Condividilo