Tonno in scatola (foto: www.direttanews.it)
Benessere green

Sott’olio o al naturale? Ecco cosa c’è davvero dentro il tonno in scatola

COSA DOVREBBE ESSERCI NELLA SCATOLA. Dal punto di vista nutrizionale, il tonno rientra nel I° gruppo fondamentale degli alimenti, in quanto le sue carni sono ricche di proteine ad alto valore biologico e vitamine del gruppo B. Inoltre i trigliceridi che lo compongono sono dotati di un’elevata percentuale di acidi grassi polinsaturi essenziali del gruppo omega 3. Esistono vari tipi di tonno, ma il più pregiato (oltre che a maggiore rischio estinzione) è il Thunnus thynnus, chiamato anche “tonno rosso”. Ciò che viene inscatolato e sterilizzato è il muscolo cotto di questo pesce. Il tonno in scatola si divide in due tipologie: quello sott’olio e quello al naturale. Nel primo caso, il tonno viene conservato nell’olio extravergine d’oliva, ma in alcuni casi è stata rilevata la presenza di olii differenti come quello di semi, nocciole ecc., spesso arricchiti in clorofilla, come vi abbiamo già raccontato, per guadagnare un colore verde brillante.

COSA C’È DAVVERO NELLA SCATOLA. La truffa più pericolosa riguarda entrambe le categoria di tonno in scatola. La legge, infatti, impone di utilizzare animali appartenenti solo al genere Thunnus, non richiede di definire la specie precisa, ma obbliga a utilizzarne all’interno della stessa confezione carne di una sola varietà. Da un’indagine del 2010 promossa da Greenpeace e condotta su 165 scatolette provenienti da 12 paesi europei ed extra europei, è invece emerso che una confezione su tre racchiude ritagli di più specie. Anche per ciò che riguarda gli agenti contaminanti, poco cambia tra tonno in olio d’oliva o al naturale. Il mercurio è una sostanza che si trova, spesso in quantità pericolose, in pesci di grosse dimensioni a causa dell’inquinamento ambientale. Lo troviamo anche nel tonno confezionato che, per questo, dovrebbe essere consumato “una tantum”. In più, in quello in latta possono rimanere tracce di piombo liberato dal packaging. È stata anche rilevata la presenza di istamina che, se in eccesso, può essere responsabile di reazioni simil-allergiche note come sindrome sgombroide.