Think Eat Save: gli studenti contro lo spreco alimentare
THINK EAT SAVE. Il concorso internazionale Think Eat Save ha finalmente i suoi vincitori, provenienti rispettivamente da Francia, Messico e Regno Unito. Nel complesso hanno partecipato gruppi di studenti provenienti da circa 470 scuole sparse in quasi 80 diversi paesi del pianeta. Tutti i partecipanti hanno dovuto contribuire con un’idea originale da impiegare per combattere lo spreco alimentare all’interno del proprio istituto scolastico, affrontando uno tra i tre temi proposti dal concorso:
- valutare lo spreco alimentare generato dal proprio istituto e individuarne le cause
- trovare una soluzione atta ad eliminare o ridurre lo spreco alimentare e realizzare un progetto concreto per gestire più correttamente le risorse alimentari
- sensibilizzare la comunità sul tema dello spreco alimentare
I VINCITORI: DALLE APP ALLE POESIE. Come si poteva prevedere, il livello di partecipazione al concorso lanciato dall’Unep (United Nations Environment Programme) è stato molto alto, con una moltitudine di studenti che hanno instaurato tante piccole battaglie contro lo spreco alimentare. Le loro attività sono andate dal tracciamento del cibo sprecato nelle scuole fino all’utilizzo dei social media per sensibilizzare i propri compagni sullo scottante tema dello spreco. Tra tutti i progetti proposti, tre ne sono usciti vincitori: What the Food, presentato da una scuola francese, consiste nella creazione di una app attraverso la quale gli studenti possono collegarsi direttamente ai ristoranti del campus, così da far sapere il numero preciso di pasti da preparare, riducendo così drasticamente il cibo sprecato; Sullivan Grow and Appreciated, iniziativa di una squadra messicana che si è proposta di lavorare fianco a fianco agli studenti che in mensa non finivano il proprio pranzo, facendogli comprendere le risorse e il lavoro necessari per produrre quel cibo che loro sprecavano; infine Eat My Words, progetto di una scuola inglese che ha organizzato delle gare di composizioni poetiche attraverso i social media, utilizzando del cibo avanzato altrove per i propri eventi
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