Tesla: 100 giorni per costruire la più grande centrale a batterie del mondo
Non finisce di stupire Elon Musk, il visionario CEO di Tesla e di SpaceX. Negli ultimi mesi ha spiazzato davvero tutti con la sua The Boring Company, società tesa alla realizzazione di tunnel sotterranei per spostarsi velocemente alla faccia del traffico cittadino. Ma chi segue i profili social di Elon Musk sa ormai fin troppo bene che la sua mente non è mai ferma su un unico progetto: il 10 marzo scorso, infatti, con un post su Twitter, aveva promesso che Tesla avrebbe installato una centrale a batterie in Australia entro 100 giorni dalla firma del contratto. E se invece la costruzione della centrale a batterie avesse richiesto un tempo maggiore, stando alle parole di Musk, il lavoro sarebbe risultato completamente gratuito.
La scommessa di Elon Musk e la risposta dell’Australia Meridionale
La coraggiosa proposta relativa alla centrale a batterie non ha tardato molto ad attirare l’attenzione del miliardario australiano Mike Cannon-Brokes, il quale sempre via Twitter ha voluto sincerarsi della proposta di Musk, che a sua volta così risposto: «Tesla installerà e metterà in opera il sistema entro 100 giorni dalla firma del contratto, o il tutto sarà gratuito. La proposta è abbastanza seria per te?». Il miliardario è stato così ben presto convinto: oltre a trovare i mezzi finanziari per avverare la proposta, egli è inoltre riuscito a convincere anche il primo ministro dell‘Australia Meridionale.
Una soluzione sostenibile per fronteggiare i blackout australiani
Convincere dell’opportunità della centrale a batterie il governo dell’Australia meridionale, capitanato dal primo ministro Jay Weatherill, non deve essere stato del resto troppo difficile: da tempo infatti i vertici del Paese stanno cercando una soluzione sostenibile per contrastare i continui blackout che interessano l’intera rete elettrica. Negli ultimi anni alcune delle più importanti centrali elettriche a carbone che coprivano il fabbisogno energetico della popolazione dell’Australia Meridionale (1,7 milioni di persone) sono state chiuse, sostituite soprattutto da centrali eoliche, le quali, però, come sappiamo tutti, non brillano certo per continuità della propria produzione. Anzi, la loro volubilità ha già creato alcuni problemi, andando talvolta ad aggravare la già patologica presenza di blackout di questa parte dell’Australia (lo scorso settembre una fortissima tempesta ha causato un blackout totale, lasciando l’intera popolazione senza elettricità). Per assicurare una costante presenza di elettricità da distribuire sulla rete statale, dunque, il governo ha deciso di accogliere la proposta di Musk: un’enorme centrale a batterie in grado di accumulare tutta l’energia generata in eccesso dalle pale eoliche (quando c’è molto vento) da distribuire nei momenti in cui le turbine non riescono a soddisfare la domanda di elettricità.
Una centrale a batterie per 30mila abitazioni
Nello specifico, la centrale a batterie australiana di Tesla – una versione estesa di quella già costruita qualche mese fa in California – sarà la più grande e quindi ‘capace’ a livello globale: gli enormi accumulatori al litio andranno a raccogliere tutta l’energia elettrica in eccesso prodotta dalle turbine eoliche della centrale della Neoen. In tutto, le pale eoliche dell’impianto eolico di Hornsdale, vicino a Jamestown, sono 99, e tutte quante verranno collegate agli accumulatori di Tesla. Quando il vento sarà troppo debole, o la domanda elettrica della popolazione troppo alta, le batterie inizieranno a distribuire l’energia raccolta. In tutto, dunque, la capacità complessiva della centrale a batterie una volta completata sarà di circa 129 megawattora, pressappoco il necessario per andare a rifornire 30mila abitazioni. La centrale di stoccaggio energetico californiana, per fare un paragone, con i suoi 396 gruppi di batterie, riesce a provvedere a circa la metà delle abitazioni.
La firma tra qualche settimana
Il countdown dei 100 giorni deve però ancora iniziare. Se infatti l’accordo di massima tra tutti gli attori in gioco è già stato raggiunto, la formalizzazione del contratto tra Tesla, la società francese proprietaria dell’impianto eolico Neoen e il governo dell’Australia Meridionale deve ancora avvenire. Solo al momento delle firme, infatti, scatteranno i fatidici cento giorni per l’installazione delle batterie, e per Tesla sarà ora di correre: stando ai primi calcoli, infatti, un ritardo potrebbe costare almeno 50 milioni di dollari alla società di Musk.
La prova del nove per l’accumulo elettrico
L’eventuale successo della scommessa di Musk potrebbe far fare il grande salto ai sistemi di accumulo su larga scala: se infatti la centrale a batterie dovesse risultare efficiente sia sul lungo termine che sul brevissimo – essendo pronta all’utilizzo in soli tre mesi – il mondo avrà l’ennesima conferma della validità delle rinnovabili. Come ha infatti ricordato Ian Lowe, professore di scienze della Griffith University, «i costi effettivi dello stoccaggio dell’energia elettrica sono l’unico problema che ci ferma dal generare il nostro intero fabbisogno elettrico con energia eolica e solare». Ma la centrale a batterie dell’Australia Meridionale non servirà solo ed unicamente a mostrare al mondo la potenzialità degli enormi impianti di accumulo, quanto anche quella degli apparecchi domestici, come il pionieristico Powerwall di Tesla.
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