Tempeste e aridità: il paradosso del cambiamento climatico
Il cambiamento climatico rischia di mettere in ginocchio il nostro pianeta e, ovviamente, anche noi stessi. Tra tutte le drammatiche conseguenze del surriscaldamento, ce ne sono due che vengono nominate più delle altre, le quali però sembrerebbero eliminarsi a vicenda. Quando si parla degli effetti del climate change, infatti, si paventano terribili fenomeni meteorologici, quali il mondo ha già vissuto negli ultimi anni: inondazioni, uragani, tempeste apocalittiche, con territori totalmente distrutti e con un altissimo numero di vittime. Allo stesso tempo, però, lo stesso cambiamento climatico che genera piogge violentissime provoca anche gravissime siccità. Come si può spiegare la coesistenza di questi due fattori? Uno non elimina forse l’altro?
Il ciclo dell’acqua e l’aumento delle temperature
Per capire come mai questi due fenomeni possono essere compresenti all’interno di un pianeta sconvolto dal cambiamento climatico, bisogna fare un passo indietro. È necessario infatti sapere che il ciclo dell’acqua non è immune ai cambiamenti di temperatura, al contrario: ne è direttamente condizionato. Il progressivo aumento del calore globale degli ultimi anni ha quindi influenzato pesantemente elementi come la concentrazione del vapore acqueo, le nuvole, le precipitazioni e i flussi dei ruscelli. Questo perché il pianeta è un unico enorme ecosistema, dove nulla può essere cambiato senza che ci siano delle ripercussioni su tutto il resto. Il crescere delle temperature, dunque, ha mutato il ciclo dell’acqua: maggiore è il calore, infatti, maggiore è anche il vapore acqueo che dalla superficie terrestre si alza nell’atmosfera.
Il cambiamento climatico e il ruolo del vapore acqueo
Questo, dunque, è il punto di partenza: le temperature si alzano, e il vapore acqueo che si alza nel cielo aumenta. Anche l’aria è però più calda, riuscendo così a trattenere ancora più vapore: questo, è comprensibile, porta a tempeste ancora più violente, e quindi alle inondazioni. Paradossalmente, però, lo stesso cambiamento climatico porta anche alla siccità: cresce infatti l’evaporazione a livello del suolo, il quale si inaridisce sempre di più. All’arrivo delle piogge violente, l’aridità del terreno fa scorrere l’acqua direttamente nei ruscelli, senza che essa riesca veramente ad abbeverare il suolo. Questo ovviamente genera un circolo vizioso: nuova evaporazione, ancora aridità, quindi più siccità. Il processo che abbiamo spiegato è stato riassunto in maniera molto esauriente da un’infografica pubblicata da The Climate Reality Project:
The Climate Reality Project
Quello di spiegare in modo semplice ma sincero il cambiamento climatico e i suoi effetti a tutti i cittadini del mondo è del resto uno degli obiettivi principali del The Climate Reality Project. Questa infografica ne è un esempio lampante. Nessun termine oscuro o tecnico, ma nemmeno semplificazioni eccessive. Come viene dichiarato sul sito ufficiale dell’organizzazione «il futuro sostenibile che vogliamo è finalmente nelle nostre mani». Noi – inteso come l’intera umanità – possiamo agguantarlo, ma per farlo bisogna aver ben chiaro in testa qual è la sfida che ci troviamo davanti, ovvero il cambiamento climatico, i suoi effetti, ma soprattutto le azioni umane che lo hanno generato.
Insieme per vincere la sfida climatica
The Climate Reality Project è nato nel 2011 dall’unione di due differenti associazioni fondate nel 2006 da Al Gore: per i più giovani, è forse il caso di ricordare che Gore è stato vice presidente degli Stati Uniti durante la presidenza di Bill Clinton. Nel 2007 il documentario incentrato sulle sue attività ambientaliste An Inconvenient Truth riceve il premio Oscar come miglior documentario; lo stesso anno Al Gore vince il Premio Nobel per la pace. Conosciuto così in tutto il mondo per il suo attivismo, il politico americano è oggi l’illustre promotore del The Climate Reality Project, un gruppo di leader culturali, scienziati, giornalisti e intellettuali riuniti per risolvere insieme la più grande sfida della nostra epoca.
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