Tarantola
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Tarantola: come nasce il nome della danza?

Il ballo tarantella è connesso al nome della tarantola, un ragno famoso nella cultura popolare antica, perché il suo morso scatenava, secondo la leggenda, importanti crisi psicomotorie, che duravano per giorni.

I movimenti che caratterizzano la danza, nota col nome di tarantella, riproducono proprio le convulsioni che seguono il morso della tarantola.

Il ballo, nella cultura antica del suditalia, era accompagnato dalle sonorità di tamburello e sonagli e aveva lo scopo di liberare chi veniva morso dalla tarantola dallo stato di delirio in cui era caduto.

Il ragno protagonista della leggenda è la lycosa tarentula, un ragno che vive prevalentemente in Italia meridionale, specialmente in Puglia.

Questo ragno è velenoso, benché il suo morso non risulti mortale per l’uomo, che avverte un dolore esteso sulla parte del corpo a contatto col ragno, in virtù della densità del veleno.

Il morso della tarantola: effetti sull’uomo

Il morso della tarantola, dunque, provoca nell’uomo un effetto paragonabile a quello causato dalla puntura di una vespa.

Maggiori sono le dimensioni della lycosa tarentula, più elevato sarà il dolore sulla parte interessata dal morso, perché la quantità di veleno iniettata sarà più alta.

La lunghezza della tarantola è, in media, di 2 centimetri e mezzo. Un fattore che desta curiosità su questo ragno, oltre la sua connessione con la danza, è rappresentato dal fatto che la tarantola, diversamente dagli altri ragni, non tesse la tela, ma insegue le prede per poi catturarle.

Per quanto riguarda le leggende che, nel corso dei secoli, si sono avvicendate sulla tarantola e il suo collegamento con la tarantella, questa avrebbe anche connessioni con la città di Taranto, da cui il ragno tarantola avrebbe mutuato il nome.

La tarantola e la tarantella: approfondimento

Ripercorrendo le origini del fenomeno del tarantolismo, chiamato anche tarantismo, emerge che si tratta di una sindrome di tipologia isterica, riscontrata principalmente in alcune zone dell’Italia meridionale.

Anticamente, il tarantismo era ritenuto, nella cultura popolare, una malattia che si manifestava a seguito del morso di un ragno, la tarantola.

Spesso, le convulsioni generate dal morso erano attribuite anche ad altri animali, in particolare scorpioni e serpenti.

Il tarantolismo aveva luogo principalmente durante la stagione estiva, che corrispondeva al periodo in cui, in Puglia, avveniva la mietitura del grano.

In quelle occasioni, molti agricoltori, soprattutto donne, accusavano uno stato di malessere generale, tra cui deliri, catatonia, lancinanti dolori addominali e condizioni neuropsicologiche che tendevano alla depressione.

Di fronte a tali sintomatologie psichiatriche, che includevano talvolta alterazioni dello stato di coscienza, turbamenti emotivi e altre problematiche di carattere psichiatrico, vennero istitutuiti dei veri e propri rituali di guarigione.

Alcuni reperti fotografici dei primi anni del Novecento mostrano un rito di guarigione a Lizzano, in provincia di taranto, presso una masseria.

In questo luogo avvenivano terapie di gruppo di carattere musicale e con base coreutica, in cui i soggetti colpiti dal morso della tarantola erano condotti verso uno stato di trance, in occasione di sessioni di un ballo frenetico.

Non a caso, tale fenomeno fu anche definito esorcismo musicale, in quanto il loro stato di coscienza, già alterato, era esasperato dalla danza continuata per ore e dal sottofondo corale e accompagnato da sonagli e tamburelli.

Secondo la leggenda, l’esorcismo ha inizio quando colui o colei che risulta colto dal morso della tarantola avverte i primi sintomi e chiama i musicisti, affinché questi suonino la famosa pizzica.

Quando comincia il suono della musica, la tarantolata balla una danza sfrenata e, in base ai suoi movimenti, sarà comprensibile quale animale l’abbia morsa, poiché esistono tarantole differenti, con una sensibilità diversa agli stimoli sonori.

Per far morire la tarantola è necessario mimarne le movenze, ballarci insieme e, anzi, personificare il ragno mentre danza, in funzione di un’assimilazione quasi irresistibile.

Allo stesso tempo, tuttavia, è indispensabile superare il ritmo della tarantola fino a stancarla, per poi schiacciarla al suolo con il tipico movimento del piede.