sussidi alle fonti fossili
Inquinamento

Basta sussidi alle fonti fossili: 10 milioni di $ al minuto

Stop sussidi alle fonti fossili

Non usa mezzi termini Legambiente nel suo ultimo dossier ‘Stop sussidi alle fonti fossili’: lo studio inizia infatti subito ricordando come il 2016 sia stato l’anno più caldo di sempre, e come il 2015 sia stato il primo anno della storia in cui la concentrazione di anidride carbonica ha superato stabilmente la soglia di 400 parti per milione. E volgendo lo sguardo al 2014, invece, il dossier ricorda che in quell’anno più di 19 milioni di persone hanno dovuto abbandonare le proprie case in seguito a terribili calamità naturali. Legambiente, dunque, non addolcisce in alcun modo la pillola: il nostro pianeta si trova davanti ad una drammatica crisi climatica, e bisogna agire subito, partendo proprio dall’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili, i quali, come è noto, sono la causa principale dei cambiamenti climatici.

Avviare subito la decarbonizzazione

L’appello di Legambiente è arrivato in concomitanza con la ventiduesima conferenza internazionale sul clima, la Cop22 di Marrakech: il dossier per fermare i sussidi alle fonti fossili è stato redatto con la collaborazione dei principali network ambientalisti di tutto il mondo. Le rinnovabili oggi non sono più un’illusione, sono un’opzione concreta che può davvero spingere la società a rinunciare del tutto a petrolio, gas e carbone. Nonostante questo dato di fatto, però, le fonti fossili continuano a beneficiare dei sussidi, e di questo passo ridurre significativamente le emissioni di anidride carbonica sarà impossibile. Legambiente chiede dunque di accelerare la decarbonizzazione globale, così da ridurre le emissioni di anidride carbonica di 750 milioni di tonnellate: grazie a questa riduzione dell’inquinamento, si contribuirebbe al raggiungimento di metà dell’obiettivo climatico che punta al mantenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei famigerati 2 gradi centigradi rispetto all’era preindustriale. Le società devono dunque frenare subito le emissioni: continuando con questo trend, infatti, entro i prossimi 5-9 anni il pianeta avrà già consumato il ‘carbon budget’ (ovvero le emissioni rimanenti) in grado di mantenere l’aumento al di sotto di 1,5 gradi centigradi: questo significa che già tra 5 anni potremmo vedere vanificati i piani della Cop21 svoltasi lo scorso dicembre.

5.300 miliardi di dollari all’anno in sussidi

sussidi alle fonti fossili

Stando ai dati pubblicati dal Fondo monetario internazionale, i sussidi alle fonti fossili stanziati nel 2015 hanno raggiunto circa 5.300 miliardi di dollari. È una cifra enorme – si parla infatti di circa 10 milioni di dollari al minuto, quasi 170mila dollari al secondo – superiore alla spesa sanitaria di tutti i governi del mondo ed equivalente al 6,5% del Pil mondiale. InfluenceMap, un’organizzazione internazionale che ha collaborato con Legambiente per la redazione del dossier, ha calcolato che in Italia viaggiamo sulla media di 14,8 miliardi di euro all’anno in sussidi alle fonti fossili, diretti o indiretti. L’International Energy Agency ha invece stimato che, nei Paesi emergenti e in quelli produttori di idrocarburi, nel 2013 le fonti fossili sono state aiutate con più di 550 miliardi di dollari, ovvero una somma quattro volte maggiore a quella riservata alle fonti rinnovabili. Ma come vengono utilizzate queste enormi risorse? Si va dal consumo alla produzione: vengono infatti assegnate a imprese particolarmente energivore, ad aziende petrolifere, a centrali per fonti fossili e alle imprese di autotrasportatori. Insomma, tutte quelle attività che inquinano maggiormente l’aria, danneggiano l’ambiente e la salute, e che quindi dovrebbero essere disincentivate, vengono abbondantemente finanziate. Non esiste del resto una definizione universale e univoca dei sussidi alle fonti fossili: nel dossier Legambiente ne abbozza una, sulla scia di quelle proposte dall’IEA e dalla WTO: «i sussidi alle fonti fossili sono tutti gli aiuti economici, diretti o indiretti, per il consumo e la produzione di combustibili fossili a scapito di alternative oggi più sostenibili ed efficienti». Da parte sua, invece, il Fondo Monetario Internazionale stima che eliminando tutti i sussidi alle fonti fossili si potrebbero diminuire le emissioni di gas serra del 20%. In parole povere, dunque, non si parla di finanziare un settore energetico: quello che si sta facendo è finanziare l’inquinamento, quindi il cambiamento climatico con tutte le sue conseguenze.

Sussidi italiani molto più alti della media europea

In questo scenario autodistruttivo globale l’Italia non fa una bella figura: il nostro Paese devolve in sussidi alle fossili il 0,63% del Pil, di fronte ad una media europea dello 0,17%. Anche la Legge di Stabilità 2017, del resto, prevede una buona dose di sussidi alle fossili, ostacolando ancora una volta tutte le potenzialità delle rinnovabili. Come afferma Legambiente nel dossier, «può sembrare incredibile, ma mentre nel Mondo il tema è al centro dell’attenzione pubblica e politica, nel nostro Paese continua a prevalere una sorta di negazionismo». E non si parla soltanto del rispetto per l’ambiente e per la nostra salute, ma anche di nuovi posti di lavoro, visto soprattutto il fatto che per soddisfare i nostri consumi energetici siamo costretti a dipendere in larga parte dall’estero. Abolire i sussidi alle fossili non è una pazzia, e non ci sono vincoli internazionali che obbligano l’Italia a continuare a pagarli: al contrario, la Commissione Europea ha più volte bacchettato il nostro Paese per il ritardo nell’introdurre la carbon tax – secondo il principio di ‘chi inquina paga’. Con il sistema corrente dei sussidi, invece, ‘chi inquina, viene pagato’.