Superficie ghiacciata in Antartide: un altro record negativo
Parlare delle avventure e delle esplorazioni in Antartide significa andare indietro con la memoria alle gesta di personaggi come James Cook, oppure Roald Amundsen, Ernest Shackleton o di Robert Falcon Scott. Eppure c’è ancora qualcuno che si rimette sui passi dei grandi esploratori del passato, e persino qualcuno che lì, nella superficie ghiacciata in Antartide, riesce a stabilire nuovi record. É il caso della rompighiaccio italiana “Laura Bassi”, la nave dell’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale che che pochi giorni fa ha toccato il punto più a Sud, e quindi più vicino al polo, mai raggiunto da una nave. Il team di ricercatori è riuscito infatti a spingersi fino a un sito localizzato alla latitudine di 78° 44.280’ S, nel Mare di Ross. La nave era salpata da Trieste il 17 novembre, fermandosi peraltro del Mar Ionio per soccorrere un battello carico di migranti, per poi portarsi in modo deciso verso la superficie ghiacciata in Antartide, nell’ambito di setti diversi progetti all’interno della medesima campagna oceanografica. Ma come è stato possibile registrare questo record? Di certo l’audacia e le competenze del comandante a bordo, Franco Sedmak, hanno avuto un ruolo, così come l’efficacia della “Laura Bassi”. Questo primato sarebbe però stato impossibile se non ci fosse stata la presenza di un altro record, questa volta negativo: mai come in questi giorni la superficie di ghiaccio che circonda l’Antartide è stata così piccola.
Mai così piccola la superficie ghiacciata in Antartide
Lo stesso comandante Franco Sedmak, al Corriere della Sera, ha spiegato «sono contento del record, ma al tempo stesso sono triste nel constatare che le cose stanno veramente cambiando qui in Antartid e nel mondo in generale. Nel 2017 quando per la prima volta siamo stati con la vecchia OGS Explora nella Baia delle Balene abbiamo trovato tanto ghiaccio impenetrabile.Personalmente mai avrei pensato di poter a distanza di pochi anni riscontrare un tale scioglimento del ghiaccio da riuscire a scendere tanto a sud quanto, forzando e osando un po’, siamo riusciti a fare quest’anno».
Di certo il momento di arrivo della nave in mezzo alla superficie ghiacciata in Antartide non era stato scelto a caso: in quei giorni la stagione estiva stava volgendo al suo termine, con il ghiaccio marino che aveva quindi raggiunto la sua estensione minima. Mai però prima d’ora tale superficie era stata così ridotta: stando alle rilevazioni di SeaIce Portal, un servizio che effettua un monitoraggio giornaliero, si parlava per il 15 febbraio di 2,11 milioni di chilometri quadrati. Un nuovo preoccupante minimo storico, dopo che già l’anno scorso era stato registrato un record negativo. E tutto questo sta sorprendendo gli studiosi: come ha spiegato Christian Haas, professore dell’Istituto Wegener del Centro Helmholtz di studi polari e capo della sezione glaciale, «il rapido declino registrato negli ultimi sei anni è molto sorprendente perché l’estensione non era cambiata di molto nei 35 anni precedenti».
Lo scioglimento dei ghiacci antartici e il cambiamento climatico
Pur nel mezzo dei cambiamenti climatici, quindi, il progressivo venir meno della superficie ghiacciata in Antartide ha colto almeno un po’ gli studiosi di sorpresa. Stando alla comunità scientifica, infatti, la perdita del ghiaccio marino australe sarebbe solo in parte dovuta al progressivo riscaldamento delle acque, le quali sono mediamente più calde di 1,5 gradi. Ci sarebbero anche altri fattori in gioco, come i mutamenti dei venti che soffiano intorno all’Antartide, cambiamenti che peraltro sono a loro volta figli del climate change. Una cosa è però certa: la presenza o l’assenza del ghiaccio marino intorno all’Antartide ha conseguenze concrete non solo per questo continente, ma per l’intero ecosistema Antartico e per l’intero pianeta.
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