Stop ai pesticidi: il rapporto Legambiente
Quanti pesticidi ci sono nel cibo che mangiamo ogni giorno? Con il suo rapporto annuale “Stop ai pesticidi nel piatto” Legambiente cerca di dare risposta a questa domanda. Lo studio, elaborato in collaborazione con Alce Nero, è un punto di riferimento essenziale per capire a quale punto siamo in Italia con la riduzione dell’utilizzo di fitofarmaci. Imporre lo stop ai pesticidi è sacrosanto, trattandosi di sostanze estremamente dannose, dai più differenti punti di vista: ripassiamo velocemente quali sono i loro effetti, e vediamo qual è la situazione al momento in Italia.
Gli effetti dei pesticidi
Non tutti i pesticidi sono uguali. Queste sostanze altamente tossiche differiscono in base all’obiettivo per le quali vengono utilizzate: esistono infatti gli erbicidi, per uccidere le piante; gli insetticidi, per eliminare gli insetti; e i fungicidi, che debellano i funghi. Gli agricoltori usano tali sostanze per proteggere i propri raccolti. Il problema è che i pesticidi non si limitano a danneggiare i “bersagli” dei coltivatori, andando a colpire duramente la biodiversità. Per fare un esempio, l’uso dei pesticidi è correlato alla diminuzione di diverse specie di uccelli nidificanti, alla riduzione della biodiversità delle piante selvatiche, nonché al forte declino delle popolazioni di cicale, farfalle e api. E sappiamo bene quanto sia importante, invece, proteggere questi fondamentali impollinatori! Non va poi trascurato il fatto che i pesticidi sono un pericolo diretto anche per gli essere umani: perché vento e condizioni atmosferiche portano queste sostanze tossiche fino a noi e perché, inoltre, i pesticidi arrivano attraverso la frutta e la verdura anche nei nostri piatti. Da qui per l’appunto il titolo dell’indagine a cadenza annuale di Legambiente: “Stop ai pesticidi nel piatto”.
“Stop ai pesticidi nel piatto”: i numeri del 2023
Lo studio relativo alla quantità di fitofarmaci presenti negli alimenti italiani mostra un piccolo miglioramento rispetto all’anno scorso. L’indagine ha preso in esame 6.085 campioni di alimenti di origine vegetale e animale, prelevati da aziende di agricoltura biologica e convenzionale in 15 regioni italiane. Se nel rapporto del 2022 erano stati riscontrate tracce di pesticidi (entro i limiti di legge) nel 44,1% dei campioni, il rapporto “Stop ai pesticidi nel piatto” del 2023 riporta un tasso del 39,21%. Nell’1,62% dei campioni sono stati rilevati pesticidi oltre le soglie legali, mentre nel 59,18% dei casi non è stato individuato nessun residuo di fitofarmaci.
Ci sono quindi dei miglioramenti, ma restano delle ombre tutt’altro che trascrabili. Nel 15,67% dei campioni “legali” sono state trovate tracce di un singolo fitofarmaco, mentre nel 23,54% dei casi si parla di tracce di diversi residui, a formare così quello che Legambiente indica come “cocktail di fitofarmaci”. Restringendo il campo ai soli prodotti da agricoltura biologica, l’1,38% dei campioni ha mostrato dei residui: si tratta probabilmente di un effetto “deriva”, prodotto cioè dalla vicinanza di colture che prevedono l’uso di pesticidi.
95 diverse sostanze attive
In tutto l’indagine Legambiente ha individuato 95 diverse sostanze attive. Il pesticida più presente è l’Acetamiprid, utilizzato per controllare insetti parassiti in cerasicoltura e olivocoltura. Seguono sostanze come Fludioxonil, Boscalid Dimethomorph. Non sono poi mancati campioni contenenti sostanze non più permesse, come per esempio i neonicotinoidi, trovati in pesche, ribes, cumino e tè verde. Talvolta sul medesimo campione sono stati individuati tanti pesticidi diversi: il record è quello di 3 campioni di uva, sui quali sono stati individuati ben 17 residui differenti. Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente, ha spiegato che «corre l’obbligo di rammentare la nostra forte preoccupazione per la mancata approvazione del Sur, dispositivo emanato dalla Commissione europea che regola e limita l’utilizzo di fitofarmaci, e riguardo all’urgenza di adottare in Italia il nuovo Pan (Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari) la cui ultima stesura risale al 2014». Sempre Legambiente sottolinea l’importanza di emanare i necessari decreti attuativi della legge sull’agricoltura bio, per dare finalmente un taglio drastico all’uso di pesticidi.
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