Stazioni di rifornimento di idrogeno: servono?
Come è noto, le potenziali vie per superare le auto alimentate a combustibili fossili sono teoricamente due: da una parte le automobili elettriche, dall’altra quelle a idrogeno. I numeri dimostrano che, a livello globale, gli investimenti stanno andando soprattutto verso la prima opzione. E certo, esistono anche molte realtà che stanno puntando sull’alternativa dell’idrogeno, sapendo che vi è la possibilità concreta di produrre dell’idrogeno verde a partire dall’energia rinnovabile. Chi spinge verso l’idrogeno lo fa sottolineando uno dei vantaggi che questa forma di alimentazione avrebbe rispetto alle e-car, ovvero la velocità con cui è possibile fare il rifornimento: in 5 minuti è possibile fare il pieno. Ma per ora i prezzi dell’idrogeno, e quelli delle auto proposte della case automobilistiche alimentate da tale risorsa – che possono essere classificate poco più come degli esperimenti – restano praticamente proibitivi. Ecco che allora attualmente il mercato dell’idrogeno resta effettivamente marginale, soprattutto in Italia: nei primi 10 mesi del 2022, nel nostro paese sono state immatricolate solamente 12 auto di questo tipo. Nel 2020, per dire, erano state solamente 2. E se è vero che tra gli ostacoli c’è la mancanza di stazioni di rifornimento di idrogeno, vista la situazione viene comunque da chiedersi se sia effettivamente conveniente andare a costruire dei punti di ricarica per questi veicoli. Da qui la discussione che si sta innescando attorno al progetto SerraHydrogenValle, messo in campo per costruire per l’appunto delle stazioni di rifornimento di idrogeno.
La costruzione delle stazioni di rifornimento di idrogeno a Milano
Il progetto SerraHydrogenValle, promosso da Milano Serravalle Milano Tangenziali Spa, ha un costo compressivo di 45,8 milioni di euro, con l’obiettivo per l’appunto di costruire delle stazioni di rifornimento di idrogeno nell’area di Milano. Va anche sottolineato che una fetta dei fondi necessari dovrebbe arrivare dall’UE: la Commissione Europea si è infatti impegnata a fornire per il progetto 13,7 milioni di euro. Si tratta infatti di uno dei 6 progetti italiani selezionati dal programma Alternative Fuels Infrastructure Facility (AFIF). E sicuramente, sapendo che nel 2035 in UE non si venderanno più automobili diesel o benzina, risulta logica la necessità di mettere in campo – anche a livello delle infrastrutture – delle alternative concrete. Da qui dunque la decisione di costruire delle stazioni di rifornimento di idrogeno a Rho Ovest, Carrugate Est e Carrugate Ovest, Tortona Est e Tortona Ovest. C’è però chi si domanda se, visti i numeri e le caratteristiche attuali del mercato dell’idrogeno, non sarebbe meglio continuare a concentrare le risorse sul settore elettrico.
L’irritazione di Motus-e
Ad accogliere in modo particolarmente negativo la notizia è stato Francesco Naso, segretario generale di Motus-e, l’associazione italiana che riunisce tutto il mondo che orbita intorno alle automobili elettriche. «Sembra incredibile che si stia realizzando una gara, per altro particolarmente costosa, per stazioni di rifornimento a idrogeno mentre circolano pochissimi veicoli a idrogeno. Camion e bus inclusi» ha spiegato Naso su Vaielettrico, precisando che «non è tanto incredibile che si faccia questo oggi, mi si dirà che sarà un fattore abilitante per il mercato dei veicoli che verranno. Quel che è incredibile è che sono 5 anni che come MOTUS-E cerchiamo di far partire in un modo o nell’altro delle gare per infrastrutture di ricarica ad alta potenza in autostrada. Con un costo almeno dieci volte inferiore rispetto alle stazioni sopra citate». Il problema quindi non sarebbe il progetto in sé, quanto invece la scelta della destinazione dei fondi a livello generale. Tutto questo accade mentre, ha sottolineato Naso, «ci sono centinaia di milioni di euro privati pronti per essere messi a terra e progetti europei vinti che sono là, fermi. Congelati, in attesa che un obbligo di legge sia rispettato».
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