Spreco alimentare: ecco le soluzioni più innovative
Le cifre dello spreco alimentare negli Usa
Ogni anno, i consumatori statunitensi, la distruzione, l’industria e le aziende agricole spendono circa 218 miliardi di dollari per produrre, lavorare e trasportare del cibo che non verrà mai mangiato. Non sono briciole: si parla di 52 milioni di tonnellate di alimenti che vengono puntualmente spedite in discarica, da sommare alle circa 10 milioni di tonnellate che vengono scartate già al momento del raccolto. Questo fenomeno è drammatico e non ha alcun senso, soprattutto in un mondo in cui, secondo il Programma Alimentare Mondiale, 795 milioni di persone soffrono la fame. Eppure, è un dato di fatto: gli USA sprecano una quantità di cibo pari all’1,3% del proprio Prodotto Interno Lordo. Lo spreco alimentare, secondo un’analisi di ReFED, si porta via il 21% dell’acqua fresca, il 19% dei fertilizzanti e il 18% del terreno coltivabile.
La battaglia di ReFED
ReFED è una collaborazione tra più di 30 diversi business, fondazioni, associazioni noprofit e leader politici, volta a ridurre lo spreco alimentare negli Stati Uniti. Lo scopo di questa cooperazione è quella di dare il via a nuovi investimenti per favorire le imprese che si impegnano nella lotta allo spreco alimentare, e quindi contro la fame e contro l’inquinamento. ReFED ha individuato non una ma ben 27 diverse soluzioni da mettere in campo contro lo spreco alimentare: si va dalle campagne di sensibilizzazione ai composter domestici, dalle innovazioni nel packaging ai software per la donazione di cibo. Non deve del resto stupire il fatto che le azioni possibili siano molteplici, soprattutto pensando al fatto che lo stesso spreco alimentare assume diverse forme: stando ad uno studio di ReFED, il 16% del cibo viene infatti sprecato già a livello della produzione agricola, il 2% dall’industria, il 40% dalla distribuzione e il 43% dai consumatori.
Alla ricerca di investimenti privati
Gli esperti di ReFED hanno calcolato che nei prossimi dieci anni sarà necessario un investimento complessivo di 18 miliardi di dollari per ridurre lo spreco alimentare del 20%: di questa enorme ma indispensabile cifra, almeno 800 milioni di dollari dovrebbero pervenire da investimenti privati. Uno studio di AgFunder, però, ha dimostrato come gli investitori privati non siano molto attratti dal settore del waste tech: nel 2015 negli Stati Uniti sarebbero stati raccolti solamente 93 milioni di dollari da 20 singole startup del settore. In un primo momento si potrebbe pensare che questa cifra non sia poi così risibile. Confrontandola con gli investimenti convogliati dal settore dell’agtech, però, si scopre che questa fetta ricopre solamente il 2% del totale. Di fronte alla crescente attenzione globale intorno alla questione dello spreco alimentare, non è ben chiaro il motivo della mancanza cronica di investimenti. ReFED ha ipotizzato che tutto sia da ricondurre alla definizione troppo stretta di waste tech utilizzata dagli studi, la quale infatti si concentra sui prodotti realizzati a partire dagli scarti, sul riutilizzo delle acque reflue in agricoltura e sulle tecnologie per mitigare lo spreco alimentare. Analizzando il proprio database,che conta più di 340 organizzazioni che stanno prendendo a cuore questo problema, ReFED ha dimostrato come il settore sia molto più largo di quello che si sarebbe potuto pensare in principio: nel waste tech confluiscono delle imprese innovatrici che, oltre al combattere semplicemente lo spreco, lavorano non tanto per riciclare il cibo trasformandolo in qualcos’altro, ma per utilizzarlo in quanto tale.
Tecnologie per l’estensione della durate del cibo
Ci sono per esempio delle tecnologie innovative per ritardare la deteriorabilità degli alimenti: è il caso dell’Edipeel di Apeel Science, una pellicola in grado di ridurre i processi di ossidazione e di perdita dell’acqua, moltiplicando dalle due alle quattro volte la vita di un alimento. Un’altra tecnologia molto interessante per preservare più a lungo frutta e verdura è Blueapple, un dispositivo pensato per assorbire l’etilene all’interno dei frigoriferi domestici, ritardando così il processo di maturazione.
Vendita online del surplus alimentare
Stando a ReFED ogni anno negli Stati Uniti circa 10 milioni di tonnellate di cibo vengono buttate a causa di imperfezioni estetiche. Per salvare questi alimenti perfettamente commestibili, compagnie come Cerplus, Souper Seconds e Full Harvest hanno creato dei marketplace in rete per vendere gli alimenti imperfetti e in eccesso.
Creazione di un valore aggiunto per gli scarti alimentari
Esistono poi delle imprese che usano diversi metodi per trasformare lo spreco alimentare in prodotti dal valore aggiunto. Misfit Juicery, per esempio, crea succhi partendo da una base composta al 70-80% di frutta e ortaggi di scarto; SecondsFirst, invece, confeziona pasti ad alto contenuto proteico rielaborando pesce di seconda scelta. Ci sono poi innovative realtà imprenditoriali che trasformano gli scarti vegetali in farine altamente nutritive, come CoffeFlour, e perfino startup che processano gli scarti per produrre della plastica biodegradabile, come Full Cycle Bioplastics.
Queste, come ha sottolineato ReFED, sono solo alcune delle realtà imprenditoriali che stanno creando nuove categorie e nuovi mondi per eliminare lo spreco alimentare: la chiave di questo processo è l’innovazione, la quale si sta mostrando in grado di attrarre nuovi e crescenti investimenti.
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