spreco alimentare in Italia
Agricoltura Green economy

Spreco alimentare in Italia: nel 2024 un aumento del 45,6%

L’Istat ci ha dimostrato più volte quanto l’inflazione abbia impattato duramente sul costo della spesa quotidiana degli italiani, con l’indice generale dei prezzi al consumo che è aumentato di oltre il 5% su base annua. Guardando ai prezzi alimentari, Altroconsumo ci dice che nel 2023 questi sono aumentati del 13% rispetto al 2022 e del 44% rispetto al 2019. Date queste premesse, ci si potrebbe aspettare che lo spreco alimentare in Italia risulti in flessione, o nel peggiore dei casi fermo a un livello stabile. Questo sapendo peraltro che gli italiani, proprio in ragione dell’aumento dei prezzi, si rivolgono sempre di più ai discount, con una quota di mercato che – stando all’Area Studi Mediobanca – è passata nel 2023 dal 18,9% al 23%. Dal Rapporto internazionale Waste Watcher 2024 “Lo spreco alimentare nei Paesi del G7: dall’analisi all’azione” risulta invece che lo spreco alimentare in Italia è cresciuto, e nemmeno di poco: si parla infatti di un incremento del 45,6% rispetto al 2023.

Le caratteristiche degli italiani al supermercato e in cucina

Nel Rapporto internazionale Waste Watcher gli italiani, quando si parla della gestione della cucina domestica, vengono descritti come efficienti e pianificatori. Si sa, il cibo in Italia ha un ruolo tutto speciale, con i pasti che rappresentano senza eccezione dei momenti importantissimi nella nostra giornata. Ecco che allora il 43% dei nostri connazionali fa la lista della spesa e che il 42% si dichiara un vero appassionato di cucina. Non stupisce quindi scoprire tra le altre cose che il 59% degli italiani consuma il cibo vicino alla scadenza, che il 55% lo congela per posticiparne nel tempo la scadenza, e che il 61% degli intervistati butta gli avanzi meno di una volta alla settimana. Nonostante tutto questo, però, lo spreco alimentare in Italia ha fatto un sonoro balzo in avanti 45,6%. Come si spiega un risultato così importante?

Lo spreco alimentare in Italia e negli altri paesi del G7

Il Rapporto ha calcolato lo spreco alimentare individuale “negli ultimi 7 giorni” nei Paesi facenti parte del G7. Si parla quindi di 1144,1 grammi in Canada, di 859,4 grammi negli Stati Uniti, di 683,3 grammi in Italia, di 632,7 grammi nel Regno Unito, di 512,9 grammi in Germania, di 459,9 grammi in Francia, e infine di 362 grammi in Giappone.

I numeri italiani non sono spaventevoli quanto quelli oltreoceano, ma restano comunque molto alti, soprattutto confrontandoli con le cifre nipponiche. Ma cosa c’è dietro allo spreco alimentare in Italia? Si scopre che il 37% degli italiani dimentica il cibo fino al suo deterioramento, e che solamente il 29% è abituato a usare la fantasia per utilizzare gli avanzi. E ancora, solamente l’11% degli italiani regala il cibo cucinato in esubero.

Come è noto, tra i pilastri della cucina mediterranea e del consumo sostenibile di cibo c’è l’utilizzo di frutta e di verdura di stagione: in effetti in Italia il 53% della popolazione acquista abitualmente questi prodotti. I quali però, dati alla mano, sono quelli che finiscono più spesso nel cestino. Per quale motivo? Nello studio di fanno delle ipotesi: forse perché, alla ricerca del miglior prezzo, si acquistano grandi quantità di frutta  verdura; o forse perché, per lo stesso motivo, si opta per prodotti di qualità scarsa, o peggio ancora con unità già compromesse.

Come ridurre lo spreco

Le tre strategie più utilizzate dagli intervistati per ridurre lo spreco alimentare in Italia sono: porre attenzione a mangiare il cibo prima che si guasti (59%), congelare quanto non si riuscirà a mangiare a breve (55%) e fare la lista della spesa attenendosi a essa (43%). Tra gli altri accorgimenti importanti ci sarebbe l’attenzione all’acquisto di prodotti freschi a chilometri zero, destinati a durare di più, evitando di comprare confezioni troppo grandi.