Sostenibilità nel 2018, qualche indizio dal WEF
“Creare un futuro condiviso in un mondo frammentato” è stato questo il tema dell’edizione appena terminata (la 48esima) del World Economic Forum (WEF) che si è tenuta, come di consueto, nel paradisiaco scenario del comprensorio sciistico svizzero di Davos. Come era facile intuire, un grande argomento di discussione è stato l’ambiente: si è discusso su come rispettare gli impegni assunti a Parigi con l’accordo sul clima che punta a limitare il riscaldamento globale e inoltre i leader hanno analizzato anche le modalità per promuovere iniziative di riciclaggio e per ridurre la quantità di rifiuti a livello globale. Insomma per sapere cosa aspettarci in termini di sostenibilità nel 2018 il passaggio al World Economic Forum è stato essenziale.
Sostenibilità 2018: ecco cosa dobbiamo aspettarci
A dircelo è Klaus Schwab Founder and Executive Chairman del World Economic Forum che in un’intervista di apertura dei lavori ha dichiarato che: è evidente che viviamo in un mondo sempre più caratterizzato dal concetto di polarizzazione. Per questo dobbiamo lavorare fianco a fianco per trovare delle soluzioni, non possiamo solo descrivere cosa accade, ma è anche necessario agire. Viviamo in un contesto globale che si sviluppa sempre più velocemente ed è estremamente complesso, per questo dobbiamo condividere basi comuni e soprattutto soluzioni per trovare un nuovo equilibrio e della stabilità in questo mondo globalizzato.
Anche il WWF a Davos per parlare della sostenibilità nel 2018
C’è stata anche la voce del Wwf durante il Forum a dire la sua su cosa aspettarci in termini di sostenibilità nel 2018. Sul sito italiano della fondazione è possibile leggere una lunga nota a riguardo. Il collasso degli ecosistemi naturali – si legge – deve preoccupare quanto il collasso dei sistemi economici finanziari perché senza natura non si mangia e non si beve. Questo è il messaggio che ogni giorno ha ripetuto il WWF da Davos. Il direttore generale del WWF internazionale Marco Lambertini ha preso parte a una sessione sulla “Produzione sostenibile di cibo in un mondo che cresce” e in cui è stato possibile informare tutti che la produzione di cibo già oggi genera un impatto ecologico altissimo, occupando il 40% della superficie del Pianeta.
L’agricoltura globale contribuisce con il 35% delle emissioni di anidride carbonica, mentre la zootecnia è responsabile del 18% a tutte le emissioni di gas serra. Se poi ci proiettiamo ai prossimi 20 anni, con l’aumento della popolazione e la continua crescita del consumo di carne, l’impatto diventa chiaramente insostenibile.
Un aspetto incoraggiante per la sostenibilità nel 2018
“L’aspetto incoraggiante – ha detto Marco Lambertini al termine della sessione – è che tutti i presenti, ricercatori ma anche esponenti delle grandi multinazionali alimentari, erano d’accordo sul punto che l’attuale modello economico, basato sulla produzione di proteine attraverso l’allevamento di animali vivi non è più sostenibile e non potrà soddisfare le esigenze di cibo per la popolazione nei prossimi decenni. Bisogna cambiare e produrre proteine a minor impatto, minor costo – sia ambientale che sociale – e muoversi verso un cambiamento delle tecnologie ma anche culturale dei consumatori, promuovendo la sensibilizzazione sull’impatto che certe diete hanno sulla salute e sull’ambiente”.
Produrre con meno
“Assistiamo a un’esplosione di piccole e medie aziende che cominciano a produrre cibo e proteine con meno acqua, meno terra, meno pesticidi e meno fertilizzanti – ha concluso Lambertini – Una rivoluzione che conviene anche economicamente, basti vedere cio’ che è accaduto in questi anni nel campo dell’energia. Dieci anni fa era agli inizi, mentre oggi il solare è divenuto competitivo come costi rispetto ad esempio al carbone“.
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