Sostenibilità Apple Park: i 9mila alberi del campus servono davvero o è solo marketing?
Dopo tre anni di lavoro, l’Apple Park è quasi pronto. Nato da un’idea di Steve Jobs e progettato in collaborazione con lo studio Foster + Partners, il nuovo campus di Cupertino, realizzato nel cuore della Santa Clara Valley, a sud della baia di San Francisco, ospiterà i 12mila dipendenti del colosso informatico, in una struttura ovoidale che spiccherà per sostenibilità e basso impatto ambientale. La sostenibilità Apple Park dovrebbe essere certificata Leed Platinum, segnando il record di complesso di uffici più grande ad aver ottenuto la certificazione.
Sostenibilità Apple Park: fotovoltaico e ventilazione naturale
“Abbiamo raggiunto l’obiettivo di realizzare uno degli edifici a maggiore efficienza energetica al mondo”– ha commentato Tim Cook, attuale Ceo Apple. Un’efficienza raggiunta grazie all’installazione in copertura di un mega impianto fotovoltaico da 17 megawatt, a cui si aggiungono i 4 megawatt di celle a combustibile alimentate a biogas, di un sistema di ventilazione naturale che mira a ridurre drasticamente i consumi legati alla climatizzazione e soprattutto di una vera e propria foresta che circonderà l’edificio.
Un polmone verde di 9mila alberi
È proprio la presenza di questa ricca vegetazione il cuore del progetto. Croce e delizia. Perché la scelta di trapiantare quasi 9mila specie arboree ha provocato un’ondata di entusiasmo così come di critiche. La decisione di trasformare l’area esterna del campus in un bosco rigoglioso è stata presa al fine di offrire ai dipendenti un’oasi naturalistica dove trascorrere pause e tempo libero ma soprattutto per purificare l’aria assorbendo la Co2 prodotta dall’edificio.
Quanta CO2 potranno realmente catturare gli arbusti?
Ultimamente la pratica di integrare la vegetazione nel costruito o di prevedere aree verdi vicine per migliorare la qualità dell’aria è piuttosto diffusa. Ma quanta anidride carbonica possono catturare 9mila alberi? Cerca di dare una risposta a questa domanda e di affrontare il tema della sostenibilità Apple Park un interessante articolo a firma di Fred Bernstein pubblicato recentemente sulle pagine online del noto portale archdaily.
L’impatto della vegetazione urbana è limitato o nullo
L’articolista esperto di architettura si affida innanzitutto ad alcuni dati diffusi da un paper scientifico pubblicato nel 2016 dalla rivista Landscape and Urban Planning intitolato Does urban vegetation enhance carbon sequestration? Lo studio, redatto da alcuni esperti, la maggior parte dei quali provenienti dal Singapore-MIT Alliance for Research and Technology, riporta i risultati di alcune ricerche. Una riguarda una rilevazione svolta in un quartiere di Vancouver, in Canada, dove gli alberi piantati hanno sequestrato circa l’1,7% delle emissioni di Co2 prodotte dalle attività umane, percentuali ancora più basse in una rilevazione svolta a Città del Messico e peggiori per Singapore. Gli autori concludono affermano che “l’impatto della vegetazione urbana nella riduzione delle emissioni di gas a effetto serra attraverso il sequestro di carbonio è molto limitato o nullo“.
I dati dell’Università della California
Un altro studio riporta dati che possono essere maggiormente assimilabili alla sostenibilità Apple Park. Si tratta di un lavoro del 2009 svolto dalla California State University Northridge sul proprio campus dove sono stati piantati 3.900 alberi in una superficie complessiva di 350 ettari. Utilizzando alcune informazioni del Center for Urban Forest Research, una branchia del Servizio Forestale Statunitense, in merito alla capacità di assorbimento di emissioni nocive delle singole specie arboree che sono state incrociate con i dati degli alberi del campus, è emerso che mediamente la vegetazione piantata era in grado di assorbire meno dell’1% delle emissioni prodotte.
Guardare anche i consumi ‘indiretti’
Dobbiamo quindi ipotizzare che anche la foresta di Cupertino sia un inutile sforzo? Dipende dai punti di vista. Perché da un lato dobbiamo considerare che l’edificio è stato realizzato rispettando alti standard di efficienza energetica, il che vuol dire che i consumi energetici e quindi le emissioni inquinanti dovrebbero essere ridotte al minimo. Ma si tratta pur sempre di una mega struttura che ospiterà più di 10mila persone al suo interno, di cui dovranno essere soddisfatti tutti i fabbisogni.
E dall’altro lato non si può tralasciare un aspetto fondamentale della questione: le emissioni che sono state prodotte per il trasporto degli alberi sul posto. Per il campus sono infatti stati scelti degli alberi già grandi e sono stati quindi compiuti diversi viaggi su camion pesanti per farli arrivare.
Sostenibilità Apple Park: è solo grandeur?
Insomma, quando ci troviamo davanti a questi mega progetti val la pena sempre chiedersi quanto siano realmente sostenibili e quanto invece siano soltanto un modo per rafforzare l’immagine di un brand, come potrebbe essere in questo caso, o di chi li ha ideati. Una mania di grandezza, in ogni caso. E ne avevamo già parlato qualche tempo fa riflettendo sulla ‘moda’ dei grattacieli verdi.
La foresta di Cupertino assorbirà l’1% delle emissioni di Co2
Ma rimaniamo ai fatti. Se prendiamo per buoni i dati diffusi dall’Università californiana, come fa Bernstein, i 9mila alberi del campus di Cupertino dovrebbero rimuovere più di 320mila kg di Co2 dall’atmosfera ogni anno. Se consideriamo che, in base alle stime, l’Apple Park dovrebbe produrre 82mln di kg di anidride carbonica all’anno, questo significa che la foresta ne catturerà meno dell’1%.
Attenzione all’eco mediatica
Riportando questi dati e il punto di vista di un esperto non vogliamo assolutamente dire che progetti come quelli dell’Apple Park siano da bandire né tantomeno che gli alberi non servono, come invece abbiamo ripetuto più e più volte. Ma bisognerebbe sempre quantificare l’impatto ambientale di progetti che vengono sbandierati come fiori all’occhiello per l’efficienza energetica e quasi risolutivi per contrastare il cambiamento climatico e che forse lo sono meno di quanto possa sembrare.
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