Se gli smartphone uccidono le api
Sanno essere permalose e ricorrere al pungiglione, ma ci regalano il miele e soprattutto sono fondamentali per il nostro ambiente. Sono le api, minacciate da più fattori inquinanti e la cui popolazione è purtroppo da tempo in netto calo. Ma quali sono gli elementi più dannosi per questi insetti, oltre ai già noti pesticidi e parassiti? In Germania, un gruppo di cinque giovanissimi studenti di età compresa tra i quindici e i diciassette anni ha deciso di svolgere un’interessante ricerca sulle conseguenze che provocano sulle api le radiazioni da telefonini e smartphone. Un progetto corredato da un sito in grado di aggiornare in tempo reale su metodologie utilizzate e risultati ottenuti, e che è valso ai cinque studenti il WWF Galileo Green Youngster Award, un riconoscimento internazionale che premia gli esperimenti più ingegnosi.
Le radiazioni pericolose
La ricerca è partita nel giugno 2016 e si è svolta a Nordhessen, su input di Victor Hernandez, l’apicoltore della cittadina. Hernandez aveva notato che un alveare, situato in prossimità di un ripetitore telefonico, aveva iniziato a dare problemi. Apparentemente, diverse api perdevano il proprio orientamento e alcune di loro, in seguito, morivano. I ragazzi hanno voluto vederci chiaro e l’unica soluzione possibile era quella di interrogare le api, o meglio studiare il loro comportamento in risposta alle radiazioni. L’intero sciame di api è stato collegato a diversi dispositivi di misurazione, capaci di seguire i vari aspetti nella vita quotidiana delle api, con attrezzature audio e video. Una telecamera a infrarossi è stata incaricata di scattare fotografie ogni minuto, grazie a un interruttore fotoelettrico. Il meccanismo, attivato dall’andirivieni delle api, ha fornito ampie quantità di materiale.
Uno studio all’avanguardia
Di pari passo all’osservazione ottica garantita dalle fotografie, è stato collocato in prossimità dell’alveare un microfono per poter registrare il volume del ronzio. Lo studio è andato avanti per diverso tempo e contemplava anche il supporto di termometri per poter misurare le temperature, nonché la cara vecchia osservazione “manuale”, a occhio nudo. Come detto, è stato possibile seguire l’intero percorso su un sito regolarmente aggiornato, tutt’ora online, con corredo di statistiche, grafici, video e gallery fotografiche. Le immagini rendono conto della strumentazione utilizzata e del lavoro sul campo.
Api disorientate
Ma veniamo dunque ai risultati del progetto. I cinque ragazzi hanno verificato che l’esposizione alle radiazioni da telefoni mobili provocano nelle api un incremento dell’aggressività e una parziale perdita di orientamento. Da cosa hanno ricavato queste conclusioni gli studenti? Proprio dalla loro strumentazione, perché dai microfoni è stato registrato un incremento del ronzio, mentre i termometri hanno evidenziato un aumento delle temperature e l’osservazione del volo ha mostrato comportamenti disorientanti, movimenti rallentati.
Lo studio di Niklas Binder, Maximilian Gorlitz, Carl-Moritz Kopp, Alexander Popov e Jacob Ruckel – questi i nomi dei ragazzi – non dimostra certamente che le onde su cui viaggiano le informazioni dei nostri smartphone sono la causa principale per il crollo della popolazione delle api. Per poter arrivare a conclusioni più dettagliate è previsto un prolungamento della ricerca, uno studio a lungo termine che possa fornire ulteriori elementi. Quello che sembra sicuro, tuttavia, è l’esistenza di un legame tra il comportamento delle api e l’intensità delle radiazioni. Gli studenti tedeschi riceveranno il loro meritato premio il prossimo dodici maggio: le api sentitamente ringraziano.
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