Slow food: la Cina accelera su cibo e agricoltura
Quella fra il cibo e la Cina è una lunga e lenta storia d’amore.
Nonostante siano noti nel mondo per gli spaghetti e i ristoranti dalle lanterne rosse, i cinesi non hanno perso di vista né il passato né il futuro della propria cultura alimentare e agricola. Lo dimostra il progetto incoraggiato dal Liang Shuming Rural Reconstruction Center di Pechino, che sembra stia creando un movimento slow food anche in Cina.
Il ritorno alle origini slow della Cina
Il centro studi organizza viaggi per tutti quei ragazzi che hanno voglia di tornare alle radici della cultura agricola. Per farlo, si va a vivere con i contadini nelle campagne per periodi che vanno da un mese e a un anno. L’obiettivo è creare un’agricoltura più sana e sostenibile, obiettivo raggiunto da molte aziende agricole grazie alla rotazione dei raccolti, ma anche a metodi di controllo delle infezioni vegetali che risalgono al passato. In più, il progetto del Liang Shuming Rural Reconstruction Center mira a restituire la giusta importanza a una classe sociale – quella contadina – dimenticata.
Ma se pensate che si tratti di pura ideologia, vi sbagliate. “Questi ragazzi vogliono essere parte di una rinascita agricola e della valorizzazione dei valori degli agricoltori”, ha dichiarato a Nikkei.com Zhang Lanying, portavoce e rappresentante del team che coordina il progetto nelle campagne per il Liang Shuming Rural Reconstruction Center. Il centro di ricerca è stato anche l’ente promotore della partecipazione della Cina all’ultimo Salune del Gusto Terra Madre tenutosi a Torino. Qui la Repubblica Popolare Cinese era presente con un normale stand e, per la prima volta, durante la kermesse dedicata a tutto ciò che di commestibile c’è sul pianeta, i visitatori hanno potuto assaggiare la famosa carne secca della Mongolia e le caramelle della Cina musulmana.
Andare piano e lontano non è una novità per il popolo cinese e la partecipazione al Salone del Gusto lo dimostra. Ma la Cina è anche un Paese che sa essere “Fast & Furious” quando ne ha bisogno. Ne è una dimostrazione sia la sua crescita industriale che i suoi ultimi investimenti nel campo delle energie rinnovabili. Con l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti d’America c’è anche chi dice che potrebbe sorpassare il gigante a stelle e strisce nel campo dell’eolico e dell’energia solare per investimenti e progetti. Ma la capacità di andare avanti, senza dimenticare la storia millenaria – è questa la vera potenza della Cina. E nel settore agroalimentare sembra intenzionata a dimostrarlo.
“Il modello americano dell’agricoltura industriale adottato per mettersi subito in pari con il resto del mondo non va bene per le condizioni locali”, ha dichiarato Zhang. Innanzitutto è la geografia del territorio che detta le regole. La Cina non ha vaste pianure: ne possiede solo il 9% e può contare solo sul 6% delle risorse idriche mondiali. A questo si aggiunge che queste colture devono sfamare il 20% della popolazione mondiale, residente in Cina. Inoltre, proprio come gli Stati Uniti, anche la Repubblica Popolare ha i suoi “indiani”: sul territorio infatti ci sono numerosi gruppi etnici nativi. L’80% di queste persone fa l’agricoltore.
Slow Food: un movimento che nasce dal basso
Le idee alla base di questo rinascimento rurale sono figlie del pensiero del filosofo Liang Shuming e del professore universitario presso l’Università del Popolo Wen Tiejun. A causa degli scandali legati alla tossicità del cibo, ai bambini avvelenati e all’alta quantità di ormoni nella carne, le persone della classe media hanno iniziato a cercare alimenti più sicuri, soprattutto nelle città. Dopo aver sfamato la popolazione cinese per oltre 4.000 anni, è normale chiedersi come fosse possibile assicurare un’alimentazione sana che accontentasse tutti. Uno studio di questo passato, il recupero delle antiche tecniche era dunque necessario per produrre in futuro cibo più sano.
Il Liang Shuming Rural Reconstruction Center non è un’associazione governativa. Non è un ong. Proprio come Slow Food, è un movimento che nasce dal basso. Grazie alla sua capillarità, il movimento ha raggiunto numerosi piccoli villaggi nelle province e nelle zone più povere dell’area montuosa, situata a sud-ovest, nelle province di Guizhou e Yunnan. Qui i volontari studiano e sviluppano la rotazione dei raccolti e mettono a punto protocolli produttivi sostenibili.
Ma vivere e respirare l’aria dei villaggi, significa anche penetrare le tradizioni e la filosofia di queste aree. Durante la presentazione tenuta al Salone del Gusto, Zhang e altri hanno parlato di una rigenerazione culturale che promuove uno stile di vita dove le persone delle campagne non sentono di esser state lasciate indietro. “Questo”, ha specificato Zhang “ha permesso loro di riconquistare il rispetto per se stessi, di seguire la saggezza dei propri avi, incrementare il mutuo aiuto e mettere l’accento sull’importanza della salute“. Questo significa preferire la qualità rispetto alla quantità in tutti gli aspetti della vita.
Una spinta al turismo nelle campagne
Gli scopi del progetto del Liang Shuming Rural Reconstruction Center ovviamente non sono tutti così altruistici. Gli studenti e i formatori aiutano i contadini a costruire hotel per gli agricoltori che, proprio come i nong jia le (ristoranti specializzati in piatti tipici delle campagne), incrementano le entrate derivanti dal turismo, attirando i cittadini sempre in cerca di un pasto sano e di aria pulita. Molti degli studenti coinvolti nel progetto finiscono per restare nelle comunità e aiutare gli agricoltori a commercializzare i propri prodotti.
Finora Slow Food ha dato il suo endorsement a 150 prodotti cinesi, rispettosi dei criteri di produzione artigianali. Ma durante l’evento torinese solo i ravioli con salsa di pepe nero del Sichuan erano in vendita. “Ci sono molti prodotti tradizionali in Cina che aspettano di essere scoperti”, ha dichiarato Zhang con orgoglio. “Siamo qui per imparare come gli altri paesi scoprono e classificano questi alimenti”. Uno dei motti della rivoluzione cinese recitava: “Andare piano è glorioso!“. Ma secondo Zhang questo non è che un singolo passo: “Un giorno speriamo di avere molti villaggi slow in tutta la Cina e di poter organizzare anche noi la nostra Arca dei Sapori”.
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