Pubblicato l’elenco dei siti idonei per il deposito di scorie radioattive
Un altro piccolo step in avanti nella lunghissima storia per l’individuazione dei siti idonei per il deposito di scorie radioattive in Italia: il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha infatti pubblicato sul proprio sito l’elenco delle aree ritenute idonee per ospitare il tanto necessario ma al tempo stesso temuto deposito per i rifiuti radioattivi. In realtà la pubblicazione di questa lunga lista (i luoghi indicati sono 51) non fa avanzare nemmeno di un millimetro la situazione, in quanto l’individuazione dei siti idonei per il deposito di scorie radioattive in Italia è in realtà già stata effettuata parecchio tempo fa (anche se dapprima le aree erano 67, successivamente scremate). È noto anche che da tutti questi candidati “involontari” è già levato un fragoroso coro di no. Cosa succede quindi ora con la pubblicazione di questa “nuova” lista? E quali sono nel concreto i siti idonei per il deposito di scorie radioattive indicati da Sogin e ISIN?
L’elenco dei siti idonei per il deposito di scorie radioattive
Come detto, la lista espone i 51siti idonei per il deposito di scorie radioattive, che si trovano in 6 regioni italiane. Si parla infatti di Basilicata, Puglia, Lazio, Piemonte, Sardegna e Sicilia. Nello specifico, ecco la lista completa dei comuni in cui sono state individuate della aree favorevoli (a livello tecnico) alla costruzione del deposito nazionale:
- In Basilicata: Matera, Montalbano Jonico, Bernalda, Montescaglioso, Irsinia, e Genzano di Lucano.
- In Puglia: Altamura, Gravina di Puglia e Laterza (talvolta in tandem luoghi già nominati per la Basilicata)
- In Lazio: Montalto di Castro, Canino, Cellere, Ischia di Castro, Soriano nel Cimino, Vasanello, Vignanello, Corchiano, Gallese, Tarquinia, Tuscania, Piansano, Arlena di Castro, Tessennano
- In Piemonte: Bosco Marengo, Novi Ligure, Oviglio, Alessandria, Quargnento, Castelnuovo Bormida, Sezzadio e Fubine Monferrato
- In Sardegna: Albagiara, Assolo e Usellus, Mandas, Siurgus Donigala, Segariu, Villamar, Setzu, Tuili, Turri, Ussaramanna, Nurri, Ortacesus, Guasila
- In Sicilia: Trapani e di Calatafimi-Segesta.
Va detto che il livello di idoneità non è uguale per tutti i Comuni individuati. Si tenderebbe per esempio a scartare Sardegna e Sicilia, per ovvi problemi logistici e di trasporto verso le isole; sulla carta, i siti più idonei si troverebbero in Lazio e in Piemonte. Gli abitanti della Toscana leggendo questa lista si accorgeranno che non è più presente nessun sito in regione, e stessa cosa si può dire per chi vive in Provincia di Torino: questi siti sono stati eliminati nel passaggio da 67 candidati a 51.
Cosa succede ora? Quando si passa alla costruzione del Deposito Nazionale
Abbiamo visti i siti idonei per il deposito di scorie radioattive, che dovrà contenere 78mila metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e a media intensità, nonché 17mila metri cubi di rifiuti ad alta intensità. Cosa succede ora? Sappiamo che il Governo, raccolto il rifiuto dei candidati alla precedente presentazione della lista, ha aperto la corsia ad eventuali Comuni “autocandidati” volontari, esterni cioè all’elenco di Sogin. A candidarsi fino ad adesso è stato il Comune piemontese di Trino Vercellese, lì dove peraltro sorge una delle vecchie centrali nucleari italiane. Gli altri candidati avranno 30 giorni per farsi avanti. Quel che è noto è che il deposito nazionale – un cantiere che comporterà 900 milioni di euro di spesa, 4mila operai impegnati e 4 anni di lavoro – sarà accompagnato anche da un parco tecnologico, da dedicare per l’appunto alla ricerca in campo di rifiuti nucleari. E non è tutto qui: è previsto anche un ristoro economico di 1 milione di euro. Sarà sufficiente per richiamare altri candidati? Sia come sia, facendo due conti veloci, l’apertura del deposito nazionale non potrà avvenire prima del 2030: e dire che nel 2025 l’Italia dovrà far rientrare le 235 tonnellate di rifiuti atomici temporaneamente parcheggiati in Francia.
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