Risparmio idrico, la tecnologia può aiutare gli agricoltori. Il caso della California
La California è la principale industria agricola degli Usa e fornisce più di due terzi della frutta e più di un terzo della verdura all’intero continente. Le aziende agricole e i ranch del Golden State rappresentano un mercato che vale 54 mld di dollari all’anno. Questa importanza economica ha dato al settore in tutti questi anni un forte potere politico che però ultimamente sta vacillando. Perché? Per colpa dell’acqua. La crescita del paese e soprattutto il forte aumento dei fenomeni di siccità legati ai cambiamenti climatici hanno portato all’adozione di una serie di misure per il risparmio idrico, necessarie per arginare lo stato di emergenza.
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Nel 2015 la California ha reso obbligatorie misure per il risparmio idrico
Nel 2015, anno record per la siccità, il governatore Jerry Brown ha ordinato a tutte le città di ridurre il consumo di acqua del 25%, il primo obbligo in materia di risparmio idrico della storia del paese. Chiaramente questa restrizione ha provocato non poche polemiche, rivolte soprattutto nei confronti dell’industria agricola– che da sola è responsabile dell’80% dell’uso di acqua- in un primo momento esclusa dal provvedimento.
La siccità ha messo in ginocchio il settore agricolo
Questa esclusione fu motivata dal fatto che gli agricoltori erano già stati pesantemente colpiti a causa della siccità e un’ulteriore restrizione avrebbe rischiato di mettere in ginocchio molte attività, la maggior parte delle quali a conduzione familiare e quindi con dei margini di profitto ridotti. Ma a distanza di qualche mese e a fronte dell’aggravarsi della carenza idrica, anche gli agricoltori sono stati costretti a ridurre i propri consumi idrici.
Secondo uno studio pubblicato la scorsa estate la siccità è costata all’agricoltura californiana più di 600 milioni di dollari nel 2016 e ben 2,7 miliardi di dollari nel 2017.
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Come impiegare meno acqua senza mettere a rischio il raccolto?
Nell’ultimo anno la situazione si è leggermente risollevata ma le previsioni per il futuro non sono rosee perché senza un freno ai cambiamenti climatici è piuttosto difficile una risoluzione del problema. Per riuscire a continuare a mantenere le proprie attività, gli agricoltori dovranno centellinare l’acqua e soprattutto ingegnarsi nel trovare un metodo di calcolo che consenta loro di garantire la necessaria irrigazione delle colture senza utilizzare neanche una goccia in più. Ed è qui che entra in campo la tecnologia.
Tecnologia alleata per il risparmio idrico
La Silicon Valley, il più potente hub tecnologico della nazione, si trova al centro dell’area più fertile e produttiva della California: a est del polo si trova la Valle centrale, famosa per la coltura di mandorle e noci, a nord la Valle del Napa, con le sue uve e a sud la costa centrale, dove si coltivano tanti tipi di verdura, soprattutto insalata. Nonostante questa vicinanza, i settori dell’agricoltura e della tecnologia non hanno mai interagito molto. Ma colmare questo divario potrebbe essere proprio la chiave di volta per risolvere la questione del risparmio idrico.
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Una startup ha tentato di combattere la diffidenza degli agricoltori
La tecnologia ha fatto uno dei suoi primi ingressi nel settore agricolo californiano grazie all’interesse di una startup, chiamata Ceres Imaging che, oltre a sviluppare un dispositivo in grado di fare immagini aeree che aiutano gli agricoltori ad ottimizzare l’uso di acqua e fertilizzanti, ha cercato di rompere quel muro di diffidenza che da sempre hanno i contadini nei confronti degli scienziati.
Quando fu lanciata, nel 2014, Ceres Imaging si concentrò inizialmente sulle colture delle noci della Valle Centrale, poi si è espansa in California, nel Midwest e perfino in Australia. Attualmente l’azienda analizza centinaia di migliaia di ettari per i suoi clienti.
Immagini dettagliate e supporto tecnico agli agricoltori
Sistemi per scattare foto aeree chiaramente esistono da decenni ma il plus di Ceres è nel dettaglio delle immagini e nel servizio di supporto che offre agli agricoltori che vengono affiancati per analizzare i dati emersi e per scegliere e attivare le misure di intervento necessarie.
La startup ha delle speciali telecamere focalizzate su particolari lunghezze d’onda in grado di valutare lo stress idrico, il contenuto di clorofilla e la biomassa, i principali indicatori della salute in un raccolto.
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In 24-48 ore, i coltivatori possono accedere alle immagini elaborate su smartphone o tablet, dispositivi ormai piuttosto diffusi fra i coltivatori. Poi qualcuno dello staff di Ceres Imaging lavora con fianco a fianco con gli agricoltori, spiegando loro il significato dei modelli e dei colori emersi nelle immagini. Il blu e il verde, ad esempio, indicano che le piante sono in salute mentre il rosso e il giallo evidenziano uno stress o problemi connessi ad eventuali problemi di irrigazione, in eccesso o in difetto.
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Forse la tecnologia non è più vista come un nemico da combattere
Ultimamente, secondo il team della startup, c’è un maggiore interesse da parte degli agricoltori alla tecnologia. Sarà che il settore si è reso conto che l’adozione di strumenti sviluppati per il risparmio idrico nella coltivazione poteva essere l’ultima spiaggia per risollevarsi dalla crisi fatto sta che scienza e tecnologia stanno apparendo sempre meno, agli occhi dei coltivatori, come un nemico da combattere, quanto piuttosto un alleato con cui collaborare.
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