Risparmio idrico, come gestire l’acqua negli edifici e nelle città
Le alte temperature che si stanno registrando questo mese in Italia ci portano nuovamente a riflettere sull’emergenza del surriscaldamento globale. Gli effetti dei cambiamenti climatici sono quelli di in un innalzamento delle temperature, un aumento dei fenomeni di siccità e una sempre maggiore frequenza di eventi estremi, come i nubifragi violenti a cui abbiamo assistito nei giorni scorsi. Sappiamo bene che la materia è complessa e che una risoluzione del problema va ricercata a monte, mettendo in pratica delle misure stringenti e decise di forte riduzione dell’utilizzo di combustibili fossili e di contrasto al consumo di suolo e al danneggiamento degli habitat naturali. Ma è necessario anche un cambiamento nell’uso e nella gestione delle risorse. L’acqua è sicuramente una delle più preziose e dovrebbe essere al centro di qualsiasi riflessione di ordine progettuale, paesaggistico e urbanistico. Parlare di acqua significa prendere in considerazione il risparmio idrico, le possibilità legate al riuso delle acque reflue e piovane, la messa in sicurezza dei bacini idrici e lo sviluppo di strategie di pianificazione orientate alla resilienza.
La gestione dell’acqua nella pianificazione urbanistica
C’è ancora molta strada da percorrere nella consapevolezza di come l’acqua giochi un ruolo fondamentale in qualsiasi intervento di progettazione e riqualificazione urbana. E non si tratta soltanto di gestire in modo efficiente il ciclo idrologico ma di considerare l’elemento idrico come elemento fondante dell’intero processo di pianificazione. La maggior parte delle città, frutto di una cementificazione selvaggia, sono diventate aree impermeabili, dove l’acqua non filtra, non evapora e dove quindi il rischio di allagamenti e di aumento dell’effetto isola di calore è sempre più frequente.
Rain gardens per aumentare la resilienza delle città
È necessario un ripensamento delle aree urbane in un’ottica di resilienza, di risparmio idrico e di gestione e ottimizzazione delle risorse. Come? Una delle risposte è rappresentata dai “Rain gardens“, principalmente in virtù della loro semplicità realizzativa e manutentiva. I ‘giardini della pioggia’ sono dei leggeri avvallamenti del suolo ricoperti di verde che servono a gestire e controllare le grandi quantità d’acqua piovana provenienti principalmente dai tetti degli edifici, dalle sedi stradali e dalle grandi aree pavimentate. Le aiuole sono infatti generalmente dotate di un sistema drenante, collegato ad appositi canali di scolo e, quindi, al normale allacciamento fognario. In questo modo i rains garden consentono un filtraggio e una depurazione naturale dell’acqua raccolta, insieme a un suo rallentamento nell’afflusso alle falde acquifere e ai corsi d’acqua, riducendo in questo modo la possibilità di fenomeni alluvionali a valle.
Dalla California all’Australia
Negli ultimi anni sono aumentate le applicazioni di questa soluzione in tutto il mondo. Basti pensare ai rain gardens di Mind Plaza a San Francisco, sviluppati grazie al progetto di CMG Landscape Architecture che ha previsto la realizzazione di una serie di piani inclinati che convogliano l’acqua piovana verso le due aiuole che filtrano l’acqua dagli agenti inquinanti e ne trattengono una parte. La restante attraversa gli strati di sabbia del giardino e confluisce in un bacino sotterraneo dal quale viene rilasciata gradualmente nel terreno. O quelli sviluppati nell’ambito del programma Acqua Sensitive Urban Design (WSUD) promosso dalla regione dell’Adelaide e dal Department of the Environment, Water, Heritage and the Arts del governo australiano, che ha previsto un nuovo approccio alla pianificazione, integrando la gestione del ciclo di acqua nel processo di sviluppo urbano.
La visione integrata di Copenaghen
E’ proprio in un’ottica di integrazione e di visione d’insieme che si inserisce il progetto “Soul of Nørrebro”, che prende il nome del quartiere di Copenaghen in cui verrà realizzato. L’idea, vincitrice del Premio Nordic Built Cities Challenge organizzato dall’amministrazione di Copenhagen, unisce in una sola soluzione i concetti di resilienza, risparmio idrico e riutilizzo delle risorse. E lo fa in modo semplice, dimostrando che non servono grandi interventi per affrontare il problema in modo efficiente. Firmato dagli studi di architettura SLA e Ramboll, il progetto punta sulla riqualificazione e rigenerazione urbana, unendo la necessità di rivedere l’intera area a servizio della comunità a quella di creare un ambiente in grado di resistere ai frequenti fenomeni delle ‘bombe d’acqua’.
Sviluppato su un’area di 22mila mq, il progetto punta innanzitutto sul verde, con la trasformazione del grande parco urbano in un bacino di raccolta di acqua piovana dalla capacità massima di 18mila metri cubi d’acqua. L’acqua in eccesso verrà guidata verso una via d’acqua artificiale vicina per essere filtrata, depurata e quindi riutilizzata. Lo stesso concetto è applicato a tutte le strade del quartiere grazie a dei sistemi di raccolta e filtraggio dell’acqua posti tra il marciapiede e la carreggiata.
Soluzioni di risparmio idrico in edilizia
Una corretta gestione dell’acqua passa poi attraverso soluzioni di risparmio idrico in edilizia. La progettazione dovrebbe ormai prevedere l’installazione di dispositivi, come i riduttori di flusso o cassette wc a doppio tasto e a basso consumo, che consentano una razionalizzazione dei consumi. Stesso discorso vale per gli elettrodomestici e i sistemi impiantistici che, oltre ad essere ad alta efficienza, dovrebbero essere dimensionati in modo adeguato e prevedere l’installazione di riduttori di pressione in ingresso che hanno la funzione di militare l’entità dei consumi, agendo come regolatori di portata.
Sistemi di raccolta e riuso dell’acqua piovana
Negli ultimi anni sta poi investendo molto in sistemi di raccolta e riutilizzo dell’acqua piovana, ancora poco diffusi ma di fondamentale importanza in un’ottica di risparmio idrico. Questi impianti prevedono la presenza di sistemi dove far convogliare le acque meteoriche che vengono generalmente filtrate in modo grossolano per eliminare foglie, rami, insetti, escrementi di animali, per poi essere raccolte in un serbatoio dove avviene un’ulteriore filtrazione delle parti fini. L’acqua piovana può essere riutilizzata sia per l’irrigazione delle aree verdi sia per gli usi domestici, innescando un ciclo virtuoso.
Riqualificazione dei fiumi urbani
Parlare di gestione delle acque significa anche occuparsi del ripristino ambientale dei flussi d’acqua. La riqualificazione ambientale dei corsi d’acqua in ambito urbano si rende sempre più necessaria a causa delle esondazioni sempre più frequenti, conseguenza dei cambiamenti climatici ma l’esigenza di mettere in sicurezza le fasce fluviali deve essere vista non soltanto come una pratica di gestione dell’emergenza o di riduzione del rischio ma anche come un’opportunità di rigenerazione urbana.
Un’occasione per la rigenerazione urbana: l’esempio di Torino
In questo senso il Piemonte può essere preso ad esempio. Da diversi anni, grazie al progetto ‘Torino Città d’Acque’, sono stati realizzati degli interventi lungo le sponde dei fiumi Po, Dora, Stura e Sangone che uniscono la sistemazione idraulica alla riqualificazione ambientale, paesaggistica e urbana. Le aree coinvolte sono state interessate da una bonifica delle fasce spondali inquinate, che sono state trasformate in un sistema continuo di parchi urbani, collegati da percorsi pedonali, ciclabili e naturalistici. Anche il trasporto fluviale turistico è stato potenziato, con battelli sul Po e la promozione di attività sportive sui tratti dei quattro corsi d’acqua. I progetti di riqualificazione e di messa in sicurezza dei bacini hanno previsto la compresenza di diversi campi applicativi dell’Ingegneria Naturalistica, tanto che l’utilizzo di tecniche e materiali a basso impatto e di compatibilità ambientale hanno portato allo sviluppo di cantieri che sono tutt’ora un modello sperimentale per la gestione delle acque in ambito urbano.
Ti è piaciuto l'articolo?
Condividilo