Il rischio Ebola mette in crisi l’industria del cioccolato
LA CHIUSURA DEI CONFINI. Si è svolto solo poche settimane fa a Napoli il XI Forum Internazionale dell’Informazione per la Salvaguardia della Natura, dove Ren Wang, vice direttore generale del Dipartimento FAO, aveva lanciato un allarme sulle crisi alimentari provocate dal virus dell’ebola. La Costa d’Avorio, paese in cui al momento non si sono ancora registrati casi d’infezione, pare essere il primo a dimostrale come una tale preoccupazione non fosse infondata. La mietitura dei semi di cacao di quest’anno è messa in crisi dalla mancanza di manodopera poiché i raccoglitori, di solito provenienti dagli Stati confinati come Liberia, Guinea e Sierra Leone, non possono varcare il confine, chiuso proprio a causa del rischio contagio. In Sierra Leone ad esempio, sono stati diagnosticati più di 8000 casi e oltre 4000 morti.
FERMATE L’EBOLA PER SALVARE IL MERCATO. Secondo i dati della Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite, la Costa d’Avorio produce il 33% dell’approvvigionamento mondiale di cacao pari a 1,6 milioni di tonnellate di cacao l’anno. Il Ghana, paese confinante, è il terzo produttore al mondo di semi di cacao con le sue 879.348 tonnellate all’anno, pari al 15% del totale mondiale, ma anche qui la raccolta 2014 pare essere bloccata a causa della mancanza di manodopera. La situazione è talmente preoccupante per i produttori di cacao hanno deciso di indire un’assemblea straordinaria a Copenhagen per cercare di correre ai ripari. Infatti i prezzi del cacao sono balzati dalle convenzionali quotazioni che oscillano tra i 2000 dollari e i 2700 dollari per tonnellata ai 3400 dollari alla tonnellata nel mese di settembre, producendo enormi danni per i consumatoti che vedono lievitare i prezzi. Per tale motivo è stato deciso di aiutare tramite dei finanziamenti la Croce Rossa e la e Caritas a contenere la diffusione di Ebola.
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