Rischio amianto e diossina in Italia: tra 20 anni gli effetti del rogo di Pomezia
Rischio amianto e diossina, pericolo e disastro ambientale sono le parole che negli ultimi giorni sono state associate più frequentemente all’area laziale intorno alla città di Pomezia. Nei giorni scorsi un rogo è scoppiato nel deposito ECOX di Pomezia, facendo riaccendere il dibattito sulla presenza di amianto in Italia. In attesa di conoscere la portata reale dei danni, tra i cittadini è scoppiata l’inquietudine.
Rogo di Pomezia, ecco cosa è successo
È il 5 maggio. Un incendio scoppia nel deposito della ECOX di Pomezia, circa 20 Km a sud della capitale. L’impianto era stato autorizzato dalla Regione Lazio alla gestione dei rifiuti speciali e industriali. Brucia la plastica presente e, con essa, l’amianto con cui era realizzato il tetto del capannone, sprigionando una nube tossica e pericolosa per la salute.
Subito partono i divieti per la cittadinanza: scuole chiuse, il consiglio di restare a casa il più possibile e di non consumare frutta e verdura della zona. Se la nube tossica contiene diossina infatti questa potrebbe essere letale per i prodotti agricoli ma anche per quelli dell’allevamento.
Le indagini sono tuttora in corso, anche se il ministro Lorenzin rassicura: le campionature effettuate fino a questo momento hanno restituito dati positivi, escludendo la presenza di diossina nei centri abitati. Segnali positivi anche per le campionature effettuate per ora sugli alimenti.
Ma perché diossina e amianto sono così pericolosi sulla salute?
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Rischio amianto e diossina in Italia, quali sono i pericoli per la salute
La diossina è una sostanza tossica che si produce attraverso la combustione di alcuni materiali, in particolare le plastiche, ed è altamente cancerogena. In realtà tutti noi potremmo assumere quotidianamente piccole percentuali di diossina poiché, dati i lunghi periodi di deterioramento, questa sostanza può restare nell’aria e nell’acqua a lungo, depositandosi su coltivazioni che noi stessi mangiamo o di cui si nutrono gli animali che fanno parte della nostra catena alimentare.
Gli effetti della diossina possono durare quindi molti anni e, nel caso di Pomezia, la diossina sprigionata dalla combustione delle plastiche, unita ad altre sostanze come l’amianto ed altri agenti patogeni sprigionati dall’incendio, potrebbe comportare seri problemi per la salute.
L’amianto è un minerale composto da fibre che possono sfaldarsi fino a raggiungere le dimensioni di pochi centesimi di micron, senza perdere le loro proprietà. La sua elevata resistenza, i bassi costi di produzione e la sua versatilità hanno reso l’amianto uno dei materiali da costruzione più utilizzati in Italia nel settore edilizio, tra il 1960 e il 1990, in corrispondenza del boom economico.
Le indagini successive hanno documentato tuttavia l’elevata pericolosità di questo materiale sulla salute: di per sé, l’amianto non è pericoloso ma, se a causa di sollecitazioni fisiche, meccaniche, stress termico o dilatazione, le sue fibre si disperdono nell’ambiente circostante, queste possono essere inalate, provocando patologie polmonari croniche e cancerogene con tempi di latenza che possono raggiungere anche i 40 anni prima di manifestarsi.
La normativa sull’amianto in Italia
A causa della pericolosità dell’amianto, un’ordinanza ministeriale del 1986, in recepimento di una direttiva CEE del 1983, ha vietato l’utilizzo di questo materiale nell’edilizia in Italia. Si trattava di un materiale di cui l’Italia, fino a quel momento, era il secondo produttore dopo l’Unione Sovietica.
La legge n. 257 del 1992 ha invece vietato l’estrazione, l’importazione, la produzione e il commercio di manufatti contenenti amianto, avviando un programma di dismissione controllata delle strutture esistenti che sarebbe dovuto terminare nel 1994.
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I numeri dell’amianto in Italia oggi
Nonostante queste e le successive normative che si sono susseguite fino al 2016, anno in cui l’obbligo di denuncia e di bonifica è stato esteso a tutti gli edifici, pubblici e privati, l’amianto in Italia continua ad essere ancora troppo.
Si stima che in Italia solo nel 2016 i morti a causa dell’amianto siano in totale più di 6000. Lo stabilimento di Pomezia non è infatti la sola struttura di stoccaggio contenente amianto in Italia, ma le strutture disseminate sul territorio sono molto numerose: si conta che sul territorio italiano ci siano ancora 40 milioni di tonnellate di amianto, contenute in circa 50.000 siti e un milione di micrositi.
Tra gli edifici più esposti ci sono le scuole, con ben 2400 istituti in cui ancora si denuncia la presenza di amianto.
Rogo di Pomezia: alcuni precedenti dell’emergenza amianto in Italia
L’incendio di Pomezia è stato solo l’ultimo episodio relativo all’emergenza amianto, ma non mancano precedenti di quanto questo materiale in Italia continui a distruggere ancora oggi vite umane.
A Bari, ad esempio, lo stabilimento della Fibronit, che produceva materiali in amianto nel cuore della città, è stato chiuso nel 1985 ma da allora la bonifica non è mai stata avviata e le vittime del disastro risultano almeno 40 ogni anno.
Stessa storia anche a Napoli dove, a due passi dal mare si ergeva, fino al 1992, lo stabilimento siderurgico dell’Italsider, poi smantellato. Oggi, dopo un’opera di bonifica che procede a macchia di leopardo e la presenza ancora in loco dell’impianto dismesso, la situazione ambientale del quartiere risulta ancora compromessa e il futuro della zona ancora oggetto di discussione politica.
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