È ancora possibile restare sotto l’aumento di 1,5 °C? Sì, ma dobbiamo subito ridurre le emissioni di gas serra
A partire dal dicembre del 2015, a proposito degli Accordi di Parigi si è detto davvero di tutto. Ci sono state sospiri di sollievo per lo storico concordato tra quasi 200 nazioni, lamentele per gli impegni troppo blandi, ottimismo per lo slancio mostrato da alcuni leader, critiche per il successivo mancato impegno della maggior parte dei Paesi, biasimo e rabbia per gli Stati Uniti di Trump che hanno fatto un clamoroso passo indietro… insomma, le reazioni sono state le più svariate, coprendo praticamente ogni possibilità. Gli stessi scienziati ambientalisti hanno commentato in modi molto diversi le misure decise nella capitale francese per ridurre le emissioni di gas serra e frenare il climate change. Lo scetticismo, da una certa parte della comunità scientifica, è stato piuttosto diffuso fin da subito: già nei giorni successivi agli accordi, infatti, molti ricercatori avevano sostenuto che le misure prese per ridurre le emissioni di gas serra non erano assolutamente sufficienti per evitare che il riscaldamento globale oltrepassasse il limite di 1,5 °C rispetto ai minimi industriali. Questo limite preciso è quello ‘aspirazionale’, mentre invece quello definito obbligatorio dalla Cop 21, seppur non vincolante, è di 2 °C. Ma adesso, a quasi due anni dalla stipula degli accordi, dopo che i vari Paesi hanno avuto il modo di mettere o meno in pratica le proprie strategie per ridurre le emissioni di gas serra, e dopo che gli scienziati hanno avuto il tempo di studiare nel concreto i possibili scenari futuri… è ancora possibile puntare ad un riscaldamento globale di soli 1,5 °C?
Già entro il 2026 il limite degli 1,5 °C potrebbe essere superato
All’epoca degli Accordi, dopo due settimane di incontri serrati, il presidente francese Francois Hollande aveva orgogliosamente affermato che «è raro avere nella vita la possibilità di cambiare il mondo». Ma davvero gli Accordi di Parigi stanno riuscendo nell’intento di ridurre le emissioni di gas serra abbastanza da mantenere il riscaldamento globale sotto gli 1,5 °C? Secondo qualcuno no, molto probabilmente no. Stando ad uno studio scientifico condotto dai ricercatori dell’Università di Melbourne e apparso sulla rivista Geophysical Research Letters, infatti, questo limite potrebbe anzi essere superato già nel prossimo decennio, nel 2026. Per arrivare a questa sconcertante conclusione i ricercatori hanno studiato l‘Oscillazione pacifica decadale, ovvero un fenomeno climatico tipico dell’Oceano Pacifico. Questo peculiare si compone di due fasi che si ripetono una dopo l’altra e che durano circa dieci anni l’una: nella prima, detta anche ‘positiva’, la temperatura superficiale della costa occidentale del Nord America e del Pacifico aumenta, laddove quella dell’East Coast al contrario diminuisce. Nella seconda fase, detta negativa, succede invece il contrario. All’inizio del millennio si è entrati in una fase negativa, la quale tra ha aiutato a limitare l’aumento delle temperature globali. Nel 2014, però, il trend si è rovesciato: con la fase positiva in corso e le emissioni attuali, secondo i ricercatori australiani, la soglia degli 1,5 °C sarà infranta già entro il 2026, mandando quindi in frantumi ogni speranza nata con con gli Accordi di Parigi. L’unica speranza, dunque, è che i governi riescano effettivamente a mettere in campo delle norme efficaci volte a ridurre le emissioni di gas serra.
È ancora possibile rispettare il limite, ma bisogna subito ridurre le emissioni di gas serra
Altri scienziati, però, si dimostrano più ottimisti dei colleghi australiani. A dare una nuova speranza sono i ricercatori dell’Università di Exeter, i quali, in collaborazione con l’Environmental Change Institute di Oxford e l’Universal College London hanno portato a termine un importante studio climatico poi pubblicato sulla rivista Nature Geoscience. Stando alla loro opinione, rallentare il cambiamento climatico in modo concreto e restare dunque sotto la soglia degli 1,5 °C di aumento delle temperature è ancora assolutamente possibile, a patto che i governi si impegnino maggiormente nel ridurre le emissioni di gas serra. Laddove dalla ricerca di Melbourne si lasciavano poche speranze per il futuro, facendo poco affidamento sulle reali capacità dei governi di fronteggiare l’emergenza (si parlava infatti di tabelle di marcia ‘incompatibili con la democrazia’) i ricercatori inglesi sono sembrati molto più possibilisti. Questa opinione fuori dal coro degli studiosi britannici arriva dopo un attento calcolo del bilancio globale del carbonio: in base a questa analisi, sembrerebbe che abbiamo ancora un ventennio e 240 miliardi di tonnellate di carbonio da sfruttare prima che il limite degli 1,5 °C venga effettivamente superato. Insomma, rallentare il cambiamento climatico è in ogni modo una sfida difficile, ridurre le emissioni di gas serra resta un imperativo da mettere in pratica già domani, ma non si tratta di una battaglia impossibile da vincere. Gli studiosi sono arrivati persino ad affermare che c’è un buon 66% di probabilità di riuscire a rispettare gli Accordi di Parigi, ovviamente a condizione di ridurre le emissioni di gas serra, non solo di anidride carbonica dunque, ma anche per esempio di metano.
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