Il riciclo dei pannelli fotovoltaici, un tema da non trascurare
Quanti pannelli fotovoltaici ci sono in Italia? Uno studio EnergRed ci dice che, in Italia, al 31 dicembre 2021, si contavano in tutto 986.867 impianti fotovoltaici, tra piccolissimi, piccoli, medi e grandi, per una potenza complessiva di 23 GW.
Per perseguire gli obiettivi fissati, da qui al 2030 si dovrebbero aggiungere altri 30 GW. E questo dovrà essere fatto anche in tutti gli altri Paesi, per arrivare a coprire tutto il fabbisogno energetico con fotovoltaico, eolico e altre fonti rinnovabili.
Partendo dal presupposto per cui l’energia solare sarà in quasi tutti i Paesi centrale se non perfino preminente per la creazione di energia elettrica nel futuro, sorge spontanea una domanda: in che modo viene gestito il riciclo dei pannelli fotovoltaici?
Il riciclo dei pannelli fotovoltaici: lo studio IEA-PVPS e IRENA
Dati alla mano, considerando l’evolversi della situazione e la durata degli impianti, si stima che entro il 2050 si dovranno gestire pressappoco 80 milioni di tonnellate di pannelli fotovoltaici obsoleti. Si capisce quindi che, mentre la corsa verso le rinnovabili è fortunatamente sempre più veloce, si affaccia un altro problema non da poco. Come gestire correttamente il riciclo dei pannelli fotovoltaici? Quanto è effettivamente possibile recuperare dai vecchi impianti una volta dismessi?
Uno studio IEA-PVPS e IRENA del 2018 ha calcolato che, se completamente immesso nel circolo economico, il recupero del valore del vetro e degli altri materiali presenti nei pannelli potrebbe oltrepassare – sempre nel 2050 – i 15 miliardi di dollari. Questo perché, stando allo studio, sarebbe possibile recuperare circa il 98% del peso dell’intero pannello fotovoltaico. Prendiamo per esempio un modulo di 21 chilogrammi: stando ai dati usati dall’agenzia internazionale, si dovrebbero recuperare 15 chilogrammi di vetro, 2 chilogrammi di alluminio, 2,8 chilogrammi di plastica, 1 chilogrammo di polvere di silicio e infine poco meno di 15 grammi di rame. Questo a patto di mettere in gioco le giuste politiche e i più efficienti quadri normativi.
C’è però qualcuno che, su questo stesso tema, sembra meno ottimista. Il riciclo dei pannelli fotovoltaici, per come sono messe adesso le cose, non sembrerebbe infatti così semplice.
Il recupero dei componenti degli impianti fotovoltaici non è scontato
A indicare in modo esplicito il problema è stato Matthew Davies, professore associato presso la facoltà di Scienze dei Materiali della Swansea University, nel Galles, attraverso uno pezzo pubblicato su The Conversation.
Il nodo contro cui punta il dito Davies è nello specifico il difficile recupero dei componenti elettronici che costituiscono un pannello fotovoltaico, i quali non sono ideati per essere recuperati. Al contrario: si tratta nella maggior parte dei casi, soprattutto per quanto riguarda gli elementi più interessanti da recuperare, di elementi incollati o saldati tra loro.
Questo significa che risulta molto difficile recuperarli senza fare danni. Certo, esistono dei metodi che permettono di recuperare gli elementi più piccoli installati sulle schede elettroniche che costituiscono il cuore degli impianti fotovoltaici, ma si tratta di procedimenti descritti come molto inquinanti e “poco etici”.
Trovare una soluzione efficace è quindi d’obbligo, per non avere a che fare con un pericoloso effetto boomerang legato all’utilizzo dei pannelli fotovoltaici. Anche e soprattutto la produzione dei pannelli fotovoltaici, simbolo della nuova epoca energetica, deve rispettare i principi dell’economia circolare. I vantaggi sono diversi: si pensi all’abbattimento dei costi per la produzione di nuovi impianti fotovoltaici, si pensi alla possibilità di ridurre o perfino fermare l’estrazione di nuovi materiali dalla terra, e via dicendo.
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