Riciclare il polistirolo? Un gioco da ragazzi
Dall’imballaggio degli elettrodomestici, alle tazze di caffè usa e getta passando per i contenitori alimentari. Ogni anno soltanto negli Stati Uniti vengono prodotti oltre due miliardi e mezzo di dollari di polistirolo che in nessun caso potrà essere riciclato. Riciclare il polistirolo è molto difficile e no… non vale la soluzione tutta italiana di usarlo come neve nel presepio. Si tratta in quel caso di un impiego a tempo determinato che sposta soltanto di poche settimane la questione principale: lo spreco e l’impossibilità di riutilizzare attivamente un materiale.
Riciclare il polistirolo, un gioco da ragazzi
Frustrato da un così prepotente spreco di risorse e spazio nelle discariche, Ashton Cofer, un giovane ragazzino americano, insieme ai suoi compagni del club della scienza hanno sviluppato una tecnica per trasformare il polistirolo in qualcosa di utile. Quella che vi raccontiamo oggi è la storia di un’idea nata da delle menti giovanissime e che è già valsa la vittoria di due prestigiosi premi: il FIRST LEGO League Global Innovation Award e il Scientific American Innovator Award.
Tentar non nuoce
Tentar non nuoce. È proprio questo il caso di dirlo! Se provi a fare qualcosa potrai anche fallire, ma ci avrai comunque provato. Non tentare nemmeno e rinunciare a priori è invece la forma primordiale di qualsiasi sconfitta.
Tentar non nuoce è probabilmente anche il motto del giovane Ashton Cofer che dopo aver dato fuoco ad un fornelletto e aver seminato il panico in famiglia non si è arreso e ha continuato a sperimentare finché non ha trovato un modo per riciclare il polistirolo.
Giovani menti… incendiarie!
Ashton, più o meno lo racconta così:
Era un normale sabato. Mio padre stava tagliando il prato, mia madre puliva casa e mia sorella studiava chiusa in cameretta. Io ero davanti alla TV a giocare ai videogames. Decisi di fare una pausa e salire al piano di sopra per bere bere qualcosa, guardai fuori e fuori c’era qualcosa che bruciava. Non si trattava della cena della mia famiglia, ma era il mio progetto scientifico.
Un’idea, tanta determinazione e tre giovani studenti
L’idea di questo progetto nasce nel momento in cui alcuni compagni di Ashton, durante un viaggio in centro America, vedono alcune spiagge completamente ricoperte di polistirolo. Riciclare il polistirolo è oggi pressoché impossibile. Non esistono metodi efficienti e la soluzione più pratica è il recupero del materiale e il suo smaltimento in discariche dove è destinato a restare anche 500 anni.
Una soluzione “interna”
Riciclare il polistirolo è troppo costoso e potenzialmente dannoso per l’ambiente. Cosa succede allora se invece di cercare di smaltirlo a tutti i costi non si usassero le sue caratteristiche per trasformarlo in qualcosa d’altro?
Io e i miei compagni abbiamo pensato di utilizzare il carbonio già presente nel polistirolo per creare del carbonio attivo, una materia utilizzata ad esempio in quasi tutti i filtri dell’acqua perché grazie ai piccoli micro pori il carbone è in grado di filtrare i contaminanti dell’acqua e dell’aria. Abbiamo iniziato a fare una serie di prove che hanno ottenuto scarsi risultati, salvo poi scoprire che dipendeva dalla griglia “troppo scura” su cui mio padre fa il fuoco in giardino. Così con le giuste temperature, tempi e sostanze chimiche,ci siamo riusciti: abbiamo creato dei carboni attivi derivanti dai rifiuti del polistirolo. Dei carboni perfettamente in grado di purificare l’acqua e il polistirolo sparito senza che giacesse per secoli in una discarica in un colpo solo.
Il progetto ha già ricevuto finanziamenti da diverse associazioni e inoltre i ragazzi stanno progettando di presentare a breve un brevetto completo. La notizia – occorre segnalarlo – per ora ha fatto il giro del mondo forse più per al giovane età degli scienziati che per la potenziale forza di questa scoperta. Attendiamo fiduciosi ulteriori e più scientifici riscontri.
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