Italia: la classifica delle regioni verso la neutralità climatica
L’obiettivo, come è noto, è quello di raggiungere la neutralità climatica entro la metà del secolo. La sfida non è facile, ed è per questo che esistono organizzazioni come Italy4Climate, che lavorano per accelerare la transizione energetica italiana. E proprio per controllare la situazione attuale del paese, Italy4Climate – in collaborazione con ISPRA – ha realizzato un report intitolato La Corsa delle Regioni verso la neutralità climatica 2022, all’interno del quale viene analizzata la situazione delle singole regioni. Quel che emerge è che esistono grandissime differenze tra le diverse zone del paese, ma che allo stesso tempo, in generale, tutte le regioni devono fare di più, molto di più, nessuna esclusa. Questo rapporto annuale parta dall’analisi dei dati del 2020, e analizza i trend del periodo 2018 – 2020. E va detto che, nella classifica delle regioni italiane verso la neutralità climatica, c’è chiaramente un ristretto gruppo di regioni in fuga, che stanno distaccando di parecchio le colleghe.
La classifica delle regioni italiane verso la neutralità climatica
Il terzetto di testa è costituito da Campania, Calabria e Lazio. Queste tre regioni, come dimostrato dal report, presentano i migliori valori sia nel campo del consumo di energia, sia nel campo delle emissioni. Campania, Calabria e Lazio mostrano infatti più della metà degli indicatori al di sopra della media nazionale, pur presentando alcune ombre: il Lazio, per esempio, presenta i valori relativi alle fonti rinnovabili al di sotto alla media, svettando invece negli altri campi.
È decisamente nutrito il gruppo centrale della classifica delle regioni italiane verso la neutralità climatica. Si parla di un assembramento di ben 10 regioni, ovvero di Abruzzo, Basilicata, Friuli-Venezia Giulia, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Veneto. Queste regioni presentano dei dati tendenzialmente positivi per quanto riguarda le fonti rinnovabili; 8 di loro, infatti, superano i valori medi nazionali. Una sola regione del gruppo ha registrato una diminuzione dei consumi nel bienno 2018-2020.
E infine ci sono le regioni che presentano i valori complessivi più bassi, in fondo alla classifica. Si parla Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Toscana, Umbria ed Emilia-Romagna, con performance nettamente peggiori rispetto alle altre regioni, soprattutto nel campo delle rinnovabili.
Gli indicatori utilizzati per stabilire i progressi
Come spiegato da Italy4Climate, ad oggi «non disponiamo di un quadro complessivo sui contributi delle singole Regioni al raggiungimento degli obiettivi climatici ed energetici nazionali. L’iniziativa “La corsa delle Regioni verso la neutralità climatica” nasce in questo contesto per stimolare il dibattito nazionale». Visti i dati, è infatti palese che l’Italia non si trova sulla strada giusta per raggiungere la neutralità climatica: «senza un maggiore coinvolgimento delle Regioni e un loro pieno commitment non riusciremo a rispettare, come Paese, l’impegno sottoscritto a Parigi nel 2015».
Tra gli indicatori utilizzati per stilare la classifica si trovano prima di tutto le emissioni di anidride carbonica. Per citare due numeri, in Campania nel 2020 si è parlato di 2,1 tCO2 pro capite, laddove invece in Sardegna il risultato è di 9 tCO2 pro capite. Sono poi stati presi in considerazione i consumi energetici, con le regioni settentrionali che, anche per questioni climatiche, presentano tutte valori al di sopra della media nazionale (eccezion fatta per la Liguria). Il terzo fattore è rappresentato dalle fonti rinnovabili. Se in Liguria solamente l’8% dei consumi è coperto da fonti rinnovabili, in Val d’Aosta si arriva persino al 105%, e quindi all’esportazione di energia (la prima regione italiana a potersi definire tale). Va peraltro sottolineato che in 9 regioni italiane è stato segnalato una riduzione della quota di rinnovabili sui consumi energetici.
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