Il razzo riciclato: così SpaceX rivoluziona i lanci spaziali
L’economia circolare ha fatto il suo ingresso ufficiale nel mondo dei trasporti aerospaziali. Proprio così: la società americana SpaceX è infatti riuscita ad utilizzare per un lancio spaziale un razzo riciclato. Impossibile? Sembra che quando c’è di mezzo Elon Musk – creatore, oltre che di SpaceX, anche di Tesla – il limite del possibile si sposti di volta in volta un po’ più in là. Ma non divaghiamo: l’importante è che la SpaceX abbia dimostrato oltre ogni dubbio come sia possibile utilizzare un razzo riciclato per mandare in orbita un mezzo aerospaziale.
Il razzo orbitale recuperato e rilanciato
Va infatti sottolineato che, fin dai primi lanci di satelliti, i razzi orbitali sono stati generalmente ritenuti una parte sacrificabile: il loro scopo è (era) unicamente uno, ovvero quello di portare un determinato satellite ad una specifica altitudine. Da lì in poi, potevano ricadere al suolo e danneggiarsi, tanto nessuno li avrebbe voluti utilizzare. Ma tra gli obiettivi di SpaceX, ovvero della prima azienda ‘privata’ a mettere in orbita dei veicoli spaziali, c’era fin dall’inizio – 15 anni fa – quello di recuperare e riutilizzare i propri razzi orbitali. Da qui, dunque, l’importanza che va riconosciuta a questo primo lancio con un razzo riciclato. Nello specifico, il razzo che SpaceX ha fatto decollare da Cape Carneval, in Florida, è stato un Falcon 9 che era stato utilizzato l’8 aprile del 2016 per inviare circa 7mila chilogrammi di rifornimenti alla stazione spaziale internazionale NASA, il quale dopo il lancio era stato fatto atterrare senza alcun danno su una nave drone della SpaceX. E anche questa volta, dopo aver fatto il suo lavoro – precisamente dopo 2 minuti e 41 secondo di volo – il razzo riciclato ha iniziato il suo viaggio di ritorno, per poi arrivare intatto sulla terra, atterrando nuovamente su una nave drone parcheggiata nell’Atlantico.
Il primo lancio con un razzo riciclato
Non ha ovviamente cercato di nascondere l’emozione Elon Musk, che poco dopo il perfetto atterraggio del razzo riciclato ha dichiarato che «quanto è accaduto oggi significa che è possibile far volare e rivolare un ripetitore orbitale, che rappresenta la parte più costosa di un razzo». Quanto compiuto qualche giorno fa da SpaceX – per gli annali, alle 18.27 di giovedì 30 marzo – dunque, resterà per sempre nella storia dei lanci spaziali. Il Falcon 9 utilizzato per questo lancio, del resto, è davvero il primo razzo riciclato effettivamente utilizzato da SpaceX, ma non è stato il primo ad essere recuperato: fin dal 2011 infatti l’azienda di Elon Musk prova lancio dopo lancio a recuperare il razzo orbitale, e ci è riuscita la maggior parte delle volte (si parla di almeno 9 recuperi su 14). L’obiettivo, oltre a quello di non sprecare una quantità enorme di materiali, è ovviamente quello di rendere i lanci spaziali meno costosi: basti pensare che SpaceX fattura più di 60 milioni di dollari per ogni lancio, e che un razzo orbitale può costare decine di milioni di dollari (se non, in certi, casi centinaia di milioni di dollari). Il riutilizzo di un razzo riciclato, dunque, può effettivamente apportare un risparmio consistente. Nello specifico, tra un viaggio e l’altro si possono riutilizzare i primi 14 piani del Falcon 9, che contengono cioè gran parte del carburante e i motori principali. «Per arrivare a questo punto ci sono voluti 15 anni» ha commentato Musk, aggiungendo che «ci siamo imbattuti in molte difficoltà lungo questo percorso, ma sono davvero orgoglioso di come SpaceX sia stata in grado di raggiungere questa incredibile pietra miliare nella storia dello spazio».
Ha portato un orbita un satellite
A sfruttare questo primo lancio mediante un razzo riciclato è stata l’azienda lussemburghese SES: è infatti lei che ha pagato SpaceX per lanciare nello spazio il proprio satellite per le telecomunicazioni spaziali. Come ammesso dal CTO di SES Martin Halliwell, visto l’utilizzo del razzo riciclato l’agenzia ha potuto godere di uno sconto, ma, come ha voluto sottolineare, «in questo caso particolare non si tratta di una questione economica, si tratta invece di un nuovo concetto del volo in orbita».
Un risparmio di quasi venti milioni di dollari
Non si sa con esattezza a quanto ammonti il risparmio garantito dall’utilizzo di un razzo riciclato come questo Falcon 9: l’anno scorso la direttrice generale di SpaceX Gwynne Shotwell aveva stimato che il riciclaggio del primo stadio di un Falcon 9 avrebbe apportato una riduzione del 30% del costo di un lancio (il quale quindi, sui circa 60 milioni di dollari di un normale lancio effettuato da SpaceX, potrebbe arrivare a costare 42 milioni). Quel che è certo, in ogni caso, è che come questo razzo riciclato è stato utilizzato con successo una seconda volta, sarà possibile impiegarlo anche una terza, e magari una quarta. Lo stesso Elon Musk, quasi due anni fa, aveva infatti spiegato che – sul lato teorico – un razzo riciclato e ricondizionato avrebbe potuto essere lanciato fino a 100 volte.
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