Raccolta differenziata in Italia: meglio dove ci sono più donne elette
La raccolta differenziata in Italia è diventata obbligatoria a partire dal 2015 con l’entrate in vigore del decreto legislativo n. 205/2010. Nello specifico, in quell’anno diventò obbligatorio per tutti differenziare carta, metalli, plastica e vetro. Sull’importanza della raccolta differenziata non ci sono certo dubbi: attraverso questo processo è possibile rendere enormemente più semplice il successivo riciclo e smaltimento, andando a rendere più sostenibile il ciclo produttivo dei materiali, con conseguenze positive sulla riduzione dell’uso di energie e di materie prime, nonché sulla diminuzione dei gas serra. Non differenziare i rifiuti significherebbe invece dirottare ogni tipo di spazzatura nelle discariche e negli inceneritori, con un danno ambientale difficilmente calcolabile. Ecco quindi che la raccolta differenziata è una questione ambientale, economica e legata alla salute collettiva. Ma come viene effettuata la raccolta differenziata in Italia? Uno studio dell’Università di Pisa ha rilevato che questo processo viene gestito meglio nelle città in cui ci sono più donne tra gli amministratori pubblici.
La raccolta differenziata in Italia: uno sguardo generale
Come è noto, la gestione della raccolta differenziata in Italia varia di regione in regione. L’obbligo è tale per tutti, ma le modalità con cui viene rispettato è di volta in volta diverso. Alcune regole sono simili, altre sono invece differenti in modo concreto. Da cosa dipende la grande varietà delle norme? I fattori da tenere in considerazione sono tanti: si parla del numero di abitanti, dell’estensione sul territorio del comune, della presenza di discariche e di servizi, della presenza di inceneritori nonché di centri di smaltimento. Non è poi da trascurare la disponibilità di risorse economiche destinate alla gestione dei rifiuti. In base a questi fattori, ogni comune è tenuto a seguire le linee guida e a muoversi di conseguenza, con libertà nella scelta delle modalità di raccolta, del colore dei bidoni e dei sacchetti, dei giorni di ritiro e quant’altro. Esisterebbe una normativa Uni per uniformare in tutto il paese la scelta dei colori per i contenitori dei rifiuti urbani: per la carta dovrebbe essere per esempio il blu, ma va detto che nella maggior parte dei casi i bidoni usati sono gialli o bianchi. Va detto che, in ogni caso, il tasso di raccolta differenziata cresce di anno in anno: si pensi per esempio all’etichetta attribuita da Legambiente ai comuni più virtuosi, ovvero i “Comuni ricicloni”: nel 2020 erano 528, nel 2021 sono saliti invece a 623.
La gestione dei rifiuti è migliore dove ci sono più donne tra gli amministratori
In questo scenario si inserisce uno studio condotto da Giulia Romano, docente presso l’Università di Pisa, in collaborazione con un gruppo di economisti delle università di Firenze, Chieti-Pescara e L’Aquila. L’indagine, pubblicata sulla rivista Waste Management, spiega che la raccolta differenziata in Italia funziona meglio dove ci sono meno corruzione e “maladministration“, nonché dove a gestire la cosa pubblica si trovano più donne. Lo studio è partito da una base di dati provenienti da 103 province italiane (su un totale di 110) lungo 10 anni, tra il 2007 e il 2016. Come spiega l’Università di Pisa attraverso un comunicato, «il tasso di raccolta differenziata è maggiore dove i reati contro la pubblica amministrazione sono più perseguiti, dove ci sono più donne elette nei consigli comunali e dove gli abitanti hanno reddito, età e titolo di studio più alti. Al contrario il tasso è minore quando aumentano la numerosità dei nuclei familiari, il tasso di occupazione giovanile, la produzione di rifiuti pro capite e il ricorso alle discariche». Lo studio dimostra che le donne nel ruolo di consiglieri comunali sono più sensibili rispetto agli amministratori uomini nel tendere agli obiettivi della buona raccolta differenziata. Di più: come sottolinea Romano, «l’essere donne vale ancora più che essere giovani: la nostra analisi ha mostrato che il genere incide di più rispetto all’età nel promuovere comportamenti virtuosi».
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