Quante discariche in Europa? Quanti rifiuti vengono prodotti ogni anno?
Il percorso verso un mondo più sostenibile passa inevitabilmente attraverso una grande riduzione dei rifiuti, per arrivare fino all’eliminazione della produzione di rifiuti non riciclabili. Siamo però purtroppo ancora molto lontani da questo obiettivo: il numero delle discariche in Europa è talmente alto da risultare difficile da individuare, a sottolineare quanto la nostra società si poggi ancora sullo stoccaggio dei proprio rifiuti. Ma quante sono dunque le discariche in Europa? E com’è cambiata la produzione di rifiuti nel tempo nel nostro continente?
Quante discariche in Europa? Numero e definizione
Prima di vedere quante sono le discariche in Europa, vale la pena dare una definizione di questi luoghi, così come riportata dall’art. 2 del d.lgs. n. 36/2003: “area adibita a smaltimento dei rifiuti mediante operazioni di deposito sul suolo o nel suolo, compresa la zona interna al luogo di produzione dei rifiuti adibita allo smaltimento dei medesimi da parte del produttore degli stessi, nonché qualsiasi area ove i rifiuti sono sottoposti a deposito temporaneo per più di un anno”. Va evidenziato che da tale definizione sono esclusi tutti “gli impianti in cui i rifiuti sono scaricati al fine di essere preparati per il successivo trasporto in un impianto di recupero, trattamento o smaltimento, e lo stoccaggio di rifiuti in attesa di recupero o trattamento per un periodo inferiore a tre anni come norma generale, o lo stoccaggio di rifiuti in attesa di smaltimento per un periodo inferiore a un anno”. Detto questo, l’European Enhanced Landfill Mining Consortium (Eurelco), che conta 38 partecipanti provenienti da 13 stati membri dell’UE, stima in 500 mila le discariche in Europa. Nonostante gli sforzi fatti negli ultimi anni per ridurre il ricorso alle discariche, quindi, questi siti sono ancora oggi tantissimi.
La produzione di rifiuti in Europa nel tempo
Come è noto in Unione Europea si punta ormai da anni a ridurre i rifiuti, e quindi a tagliare il numero di discariche. Si punta quindi prima di tutto alla prevenzione, quindi al riutilizzo, al riciclo, al recupero energetico, e solo infine allo smaltimento, anche in discarica, nella consapevolezza che questa è rischiosa per l’ambiente nonché, tra le altre cose, per la qualità delle eventuali acque presenti in superficie o nel sottosuolo. Per questo motivo si punta a una società fondata sull’economia circolare, in cui ogni rifiuto possa divenire una nuova risorsa.
Da un certo punto di vista, però, in Europa ci stiamo muovendo in direzione contraria: negli ultimi anni infatti la produzione di rifiuti è cresciuta. Nonostante ciò, non si può trascurare il fatto che la quantità di rifiuti inviati in discarica è scesa del 27,5% nel decennio tra il 2010 e il 2020, passando da 173 milioni di tonnellate a 125 milioni. Guardando ai rifiuti domestici, l’invio nelle discariche in Europa si è ridotto del 57%; parallelamente, i residui di smaltimento gettati nelle stesse sono cresciuti del 100%.
Si avanza a velocità differenti
Come spesso accade quando si parla della transizione ecologica, i diversi Paesi europei viaggiano a velocità differenti. In generale tra il 2010 e il 2021 quasi tutti i Paesi hanno ridotto il ricorso alle discariche (fa eccezione la Germania, che partiva già da numeri eccellenti). I percorsi più virtuosi sono stati seguiti da Lituania, Slovenia, Estonia, Bulgaria e Finlandia, con i miglioramenti più netti, mentre i cambiamenti meno significativi sono stati registrati in Romania, in Grecia e a Malta; l’Italia da parte sua è stata capace di dimezzare la quantità di rifiuti inviati in discarica, sapendo però che per raggiungere gli obiettivi del 2035 – ovvero ridurre la quantità di rifiuti urbani biodegradabili inviati in discarica al 10% o meno rispetto al 1995 – dovrà tagliare ulteriormente a metà i volumi attuali.
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