Progetti di agricoltura urbana: un modello di business sostenibile
Dopo aver costruito selvaggiamente per anni trasformando le città in agglomerati cementizi che hanno a poco a poco fagocitato le aree verdi circostanti, ora si sta cercando di invertire la tendenza. Non è solo il verde che sta riacquistando la sua importanza ma anche il cibo e la necessità di produrlo localmente. I progetti di agricoltura urbana non sono più una novità e ci si sta investendo in tutto il mondo.
Progetti di agricoltura urbana, le iniziative nascono dal basso
Da un lato c’è il bisogno di trovare soluzioni per poter sfamare una popolazione urbana in costante crescita con cibo sano e a km zero e dall’altro la volontà di riscoprire il valore della coltivazione come ricchezza per la comunità. Il risultato è che si sta cercando di sfruttare tutti gli spazi inutilizzati in città per creare delle piccole aree coltivabili, gestite talvolta dalla popolazione stessa, come nel caso degli orti di quartiere o delle food forest. Nella maggior parte dei casi l’iniziativa di progetti di agricoltura urbana arriva dal basso, da associazioni o singoli cittadini che scelgono di cambiare di vita e impegnarsi in un’attività che possa offrire a tutti gli abitanti un’alternativa all’accesso a un cibo più sano e anche a spazi ricreativi che possano o ri-costruire un senso di comunità in ambito urbano.
La Pocket City Farms di Sydney
E’ ciò che è successo a Sydney, precisamente nel sobborgo di Camperdown, dove un vecchio campo di bocce abbandonato è stato trasformato in un’azienda agricola, la prima realizzata a un passo dalla metropoli australiana. Dopo aver vinto un bando comunale e aver svolto una serie di test sul terreno per verificarne la salubrità, a giugno 2016 la Pocket City Farms ha ufficialmente aperto le porte.
“Vivendo in città ci si disconnette con i processi naturali che portano alla produzione del cibo- ha più volte dichiarato Emma Bowen, general manager dell’associazione che gestisce l’azienda agricola- L’agricoltura urbana è un modo per colmare questa lacuna. E’ una possibilità per tutti di conoscere il modo in cui il cibo viene coltivato e soprattutto di avere un’alternativa sana a quello venduto nei grandi supermercati.”
Quattro ragazzi scommettono sull’agricoltura in città
Insieme ad Emma Bowen, che ha un background in sostenibilità urbana e permacultura, portano avanti la tenuta Michael Zagoridis, che è il gestore dell’azienda agricola e ha conoscenze in agricoltura rigenerativa e permacultura, Karen Erdos, un architetto specializzato in progettazione sostenibile e Lucinda Molloy, con un background in urbanistica e politica pubblica.
Orto, food forest e giardini edibili
La Pocket City Farms ha un orto di 1200 metri quadrati dove vengono coltivate verdure ed erbe aromatiche. C’è anche una foresta di cibo, un pollaio e un’area di 180 mq che fa parte di un sentiero pubblico e che è attualmente in fase di sviluppo con l’idea di farne una sorta di percorso e giardino edibile con alberi da frutto, che possono essere raccolti liberamente dai passanti.
In poco tempo, l’azienda agricola è diventata un punto di riferimento per la popolazione, soprattutto per quella del quartiere, e non soltanto come luogo dove poter acquistare frutta e verdura fresca ma anche come spazio di ritrovo, dove poter condividere nel tempo immersi nella natura, cosa piuttosto rara in città.
Da no-profit a impresa redditizia
Inizialmente finanziata da una sovvenzione del Consiglio e da una somma sostanziosa raccolta tramite crowdfunding, la fattoria biologica non deve essere confusa con un orto di quartiere. L’obiettivo dei fondatori infatti è quello di far evolvere il progetto in un vero e proprio business, immaginando anche di potersi ampliare con altri progetti di agricoltura urbana disseminati negli spazi inutilizzati di Sydney.
I progetti di agricoltura urbana possono essere un modello di business, sostenibile
Attualmente, lo spazio si sostenta vendendo il cibo coltivato nello spaccio che viene aperto al pubblico il sabato e rifornendo un ristorante che ha aperto negli spazi dell’azienda agricola. Vengono inoltre organizzati corsi di yoga e laboratori legati al giardinaggio e all’agricoltura, ma l’idea dei gestori è quella di investire per trasformare la loro attività che al momento è definibile no-profit in vera imprenditoria.
Non soltanto per sviluppare un modello di business sostenibile che consenta ai gestori di vivere dignitosamente e di dare anche opportunità di lavoro agli abitanti della città ma soprattutto per dimostrare che l’agricoltura urbana può essere una fonte di reddito.
Agricoltura urbana non come hobby ma come modello economico alternativo
Il nostro obiettivo- spiega Zagoridis- è quello di educare gli abitanti delle città riguardo al “business dell’agricoltura urbana”. Non sempre è chiaro quanto duro lavoro ci sia dietro la coltivazione, specie se si sceglie di rispettare i principi dell’agricoltura biologica e sostenibile, ma questi sforzi possono e essere economicamente ripagati.”
Insomma, va abbandonata l’idea che la gestione di progetti di agricoltura urbana debba essere considerata un hobby ma può e forse dovrebbe contribuire a spingere il pedale di un modello economico alternativo, più sano e sostenibile.
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