Produzione della carta: dal crollo alle soluzioni alternative
Per alcune realtà industriali, soprattutto nord europee, è in corso una vera e propria rivoluzione dei propri assetti, una reinvenzione completa della linea di produzione. Di solito questo accade quando un prodotto perde di valore o il processo di produzione diviene più complicato e costoso del prodotto finale. Qualche tempo fa vi abbiamo raccontato di come il consumo della carta iniziasse a calare e oggi siamo qui a parlarvi di aziende che a fronte di questo calo devono interrompere o diminuire la produzione della carta.
Dalla produzione della carta ai prodotti alternativi
Il problema principale è rappresentato dalla rete. Gran parte della produzione della carta si è interrotta perché il web ha sostituito molti organi di informazione, rendendo inutile e superflua la stampa dei contenuti. Sebbene delle recenti ricerche made in UK sostengano che lentamente il mercato stia tornando verso la carta è questo il fattore scatenante che sta spingendo le aziende che lavorano la carta a trasformare la loro fabbrica di cellulosa in una fabbrica di derivati come la colla, i biocarburanti e la fibra di carbonio per le turbine degli aerei e del vento.
Nuovi impieghi per la cellulosa
In alternativa alla produzione della carta, una nuova generazione di fabbriche di pasta di cellulosa a basso consumo è in arrivo. La crescente domanda globale di materiali privi di fossili contribuisce anche a stimolare l’innovazione ed ecco che nomi di grandi aziende come Stora Enso, UPM-Kymmene, Gruppo Metsa, SCA e Holmen sono alla caccia di nuovi e redditizi impieghi della cellulosa.
Gran parte della ricerca è in una fase embrionale e molte di queste aziende non hanno ancora deciso a quali mercati dedicarsi. Ma dopo anni di dolorose ristrutturazioni, alcuni investitori iniziano a vedere nel settore delle prospettive di guadagno.
Un mercato potenzialmente infinito
“Se queste aziende riusciranno a sviluppare nuovi materiali per sostituire quelli a base fossile, il mercato sarà praticamente infinito”, ha detto Sasja Beslik, capo del ramo di finanza sostenibile di Nordea, uno dei principali gruppi finanziari del nord Europa e tra i principali azionisti di Stora Enso.
Proprio Stora Enso un’azienda finno-svedese operante nella produzione di pasta della carta e della cellulosa a livello mondiale è al lavoro su un interessante materiale: la kraft lignina – una versione raffinata della lignina, una sostanza che contiene al suo interno almeno un quarto di legno e lega tra loro le fibre dell’albero.
Dai derivati del petrolio alla carta…
L’azienda finlandese ha aperto un impianto di Kraft lignina nel 2015, il primo del suo genere nella regione, utilizzando una nuova tecnologia sviluppata in Svezia e commercializzato dalla finlandese Valmet. Secondo la Stora Enso questo materiale potrebbe andare a sostituire i fenoli, un derivato del petrolio, nella produzione della colla e già da fine anno è stato firmato il primo ordine con un produttore di colla di cui al momento è ancora ignoto il nome, nonostante le prima consegne sembrano essere già in corso.
L’impianto della Stora Enso ha la capacità di produrre circa 50.000 tonnellate l’anno di kraft lignina, dunque le opportunità commerciali per player noti o ignoti, purché interessati, non dovrebbero mancare.
Aziende in corsa per innovarsi
Nonostante l’Europa si sia trovata a gestire negli ultimi dieci anni un calo del 25 per cento della domanda di carta, questo resta ancora un settore chiave per l’esportazione dei paesi nordici che sono riusciti a convertire le imprese orientandole verso altri segmenti come gli imballaggi e i prodotti per l’igiene.
Vedendo del potenziale negli utilizzi alternativi del loro legname, le aziende che hanno tradizionalmente messo relativamente poco denaro nella ricerca stanno cercando ora di intensificare la spesa per l’innovazione, con l’obiettivo di diversificare ulteriormente.
Dalla cellulosa alle pale eoliche. Tutto vero.
Gran parte del lavoro di laboratorio si concentra su materiali a base di cellulosa, come fibre tessili e il materiale ad alta presenza di nanocellulose. Ma i progetti sono tantisismi, ad esempio il mercato delle fibre di carbonio lignina è potenzialmente elevato; si va dalle parti composite per macchine e aerei alle alternative alla fibra di vetro pesante per le turbine eoliche. Tuttavia, questo ramo di produzione è lontano dal vedere la luce; si parla di almeno altri 5-10 anni di studio e sperimentazioni.
Investire per rinnovarsi
Metsa Fibra, una ramo del gruppo Metsa ha recentemente terminato del tutto la produzione di carta per dedicarsi a un ammodernamento della fabbrica per produrre soltanto pasta di cellulosa. Questo cambiamento è costato la cifra record di 1.2 miliardi di euro, un investimento che non può non farci pensare che nei prodotti derivati dalla cellulosa non ci sia dietro una grande mercato anche se è ancora tutto da dimostrare:
“Il passaggio da essere solo un produttore di carta a essere un produttore differenziato di prodotti a base di materie prime rinnovabili, non ha necessariamente portato a una crescita. Ma se, come si auspica, ci sarà una crescita, questa avverrà in queste nuove attività”, ha dichiarato Christian Hubsch, capo del settore lignina presso la divisione biochimici di UPM.
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