L’Italia che pedala: 4 miliardi di Prodotto Interno Bici, senza contare i 2 miliardi del cicloturismo
No, non stiamo certo prendendo la via intrapresa dal Buthan, quel piccolo stato himalayano che ha voluto smettere di fare i conti con il Prodotto Interno Lordo per misurare invece il proprio andamento interno con un indice di Felicità Interna Lorda. C’è però qualcuno che vuole sottolineare come i modi per sottolineare il progresso di una determinata comunità possono essere diversi, un po’ sull’onda del famoso discorso di Bob Kennedy che, qualche mese prima di essere assassinato, aveva ricordato in modo accorato che «il Pil non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago» e comprende invece «l’inquinamento dell’aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana». Dunque va bene guardare al Pil, senza però essere convinti di avere a che fare con una qualche divinità monoteistica o con un oracolo assolutista: ci sono tante altre cose che possono essere misurate per dare un’idea del livello di benessere nostro e anche dell’ambiente. Per questo motivo Legambiente, in collaborazione con Velolove e Grab+, ha presentato il Prodotto Interno Bici, ovvero il ‘Pib’.
Presentato a Pesaro il Prodotto Interno Bici
Il Prodotto Interno Bici è stato presentato in occasione del summit di Rete Mobilità Nuova ‘Verso gli stati generali della mobilità nuova – Muovere le idee per muovere le persone’, tenutosi a Pesaro, sull’onda del ‘Rapporto sull’economia della bici in Italia e sulla ciclabilità delle città’ pubblicato la scorsa primavera. E di certo il Prodotto Interno Bici italiano non è poca cosa: il fatturato annuo è infatti superiore ai 4 miliardi di euro all’anno, anche se va detto che non tutte le regioni contribuiscono in egual modo a questo tesoretto.
I 10 parametri
Da cosa sono composti i 4,156 miliardi di euro del Prodotto Interno bici? Ebbene, le voci prese in considerazione dallo studio sono in tutto dieci, tutti quanti inerenti alla mobilità urbana. In ordine decrescente si avrà dunque:
- Il mercato delle biciclette vero e proprio che, tenendo conto anche degli accessori e delle riparazioni, arriva a 1,161 miliardi;
- I benefici per la salute conseguenti agli spostamenti in bicicletta, 1,054 miliardi
- I benefici di ordine sociale e sanitario per i bambini, 960 milioni
- La riduzione dell’inquinamento e quindi dei costi sociali legati ai gas serra, 428 milioni
- Più salute, meno assenteismo sui luoghi di lavoro, 193,180 milioni
- Il risparmio in termini di carburante, 127,309 milioni
- Minori costi delle infrastrutture, 107 milioni
- Minori costi ambientali, 94,3 milioni
- L’aria migliore 18,266 milioni
- Il minor inquinamento acustico, 12, 840 milioni
La fetta mancante del cicloturismo
E non è tutto qui, in quanto il Prodotto Interno Bici così calcolato non tiene conto dell’importante fetta costituita dal crescente settore del cicloturismo italiano, il quale arriva a movimentare più di 2 miliardi di euro all’anno. Essendo però rappresentativo solo in determinate regioni del Paese, questo dato non è stato preso in esame, anche se è difficile far finta di non sapere che, guardando tutto, il Prodotto Interno Bici italiano arriverebbe a superare i 6 miliardi di euro.
Le differenze regionali
Le regioni che maggiormente si avvicinano alla media delle città europee per quanto riguarda l’utilizzo della bicicletta sono l‘Emilia Romagna, il Trentino Alto Adige e il Veneto, dove pressappoco l’8% della popolazione utilizza la bicicletta per spostarsi da casa a lavoro. E se queste tre regioni trainano – pedalando – il Paese verso una mobilità più salutare e più pulita, a frenare sono invece Lazio, Sicilia, Sardegna, Calabria e Molise, regioni in cui meno dell’1% degli abitanti usa la bicicletta per il tragitto casa-lavoro. Tenendo conto di tutti quanti i fattori sopra elencati, dal risparmio di carburante alla riduzione dell’inquinamento atmosferico e acustico, i concittadini dei biker abituali non possono che guadagnarci: lo studio ha infatti calcolato che gli abitanti dell’Emilia Romagna beneficiano di circa 200 euro di bonus (virtuale) ambientale e sanitario pro-capite all’anno, cifra che cala a 190 euro per il Trentino Alto Adige e a 179,5 euro per il Veneto.
Le città a pedali
Guardando invece alla singole città, il primato spetta senza ombra di dubbio a Bolzano: è lei la città italiana più bike-friendly, grazie alla sua ‘tangenziale’ ciclabile che collega ad anello le scuole con le zone ricreative e sportive. Il centro altoatesino dimostra del resto che aumentare la ciclabilità è anche una questione di dettagli: la segnaletica stradale è stata riorganizzata, mentre i parcheggi su strada sono stati spesso eliminati per dare priorità ai passaggi ciclopedonali. La seconda città in graduatoria è Pesaro, grazie alla sua Bicipolitana lunga ben 85 chilometri che, proprio come un treno urbano, corre in mezzo alla città su linee intelligenti che collegano le varie aree della città. Come ha voluto sottolineare il responsabile aree urbane di Legambiente Alberto Fiorillo, «quello della ciclabilità è un asset sul quale Regioni e governo devono investire con sempre maggiore decisione, per i vantaggi che produce da un punto di vista ambientale, sociale, sanitario ed economico».
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