Prodotti legati alla deforestazione: lo stop del Parlamento Ue
I grandi drammi della deforestazione sono per lo più lontani dal nostro paese. Uno studio del Wwf del 2015 individuava 11 aree che, da sole, rappresenteranno entro il 2030 oltre l’80% della perdita di foresta a livello globale. Si parlava nello specifico di Amazzonia, foresta atlantica e Gran Chaco, Borneo, Cerrado, Choco-Darien, Africa Orientale, Australia orientale, Greater Mekong, Nuova Guinea, Sumatra e Bacino del Congo. Tutti luoghi lontani, certo. Ma questo non significa che noi non siamo responsabili della deforestazione in corso. Stando a un più recente studio del Wwf, nel 2017 l’Europa è risultata il secondo più grande importatore di deforestazione, seconda solamente alla Cina. Dietro ai consumi europei si cela la distruzione di centinaia di migliaia di ettari di foreste, con milioni di tonnellate di anidride carbonica emesse come diretta conseguenza. Guardando al periodo compreso tra il 2015 e il 2017, l’Unione Europea ha causato il 16% delle deforestazione associata al commercio, mettendosi davanti a giganti come l’India (7%), gli Stati Uniti (7%) e il Giappone (5%). E il ruolo italiano non è stato certo di poco conto: sempre guardando al 2017, il nostro paese è stato il secondo paese maggiormente responsabile UE, con un enorme import di prodotti legati alla deforestazione. Ma di quali prodotti si parla? Il Wwf , tra i prodotti a maggior peso per la deforestazione tropicale, ha citato l’olio di palma, la soia e la carne bovina, davanti ad altri prodotti come il cacao, il caffè e i prodotti legnosi. In questo scenario fa ben sperare la nuova normativa votata dal Parlamento UE, relativa per l’appunto al divieto di ingresso sul mercato comunitario di materie prime e prodotti legati alla deforestazione.
Il Parlamento Ue e la normativa che ferma i prodotti legati alla deforestazione
Tutto è partito dalla Commissione Europea, che ha presentato un disegno di legge sulla deforestazione, per rafforzare la posizione – effettivamente molto debole – presa dal Consiglio Ambiente dell’UE all’inizio dell’estate. Sono diversi i punti positivi della normativa votata dai parlamentari europei, a partire dall’inserimento di definizioni accurate di termini come “degrado forestale” e per l’appunto “deforestazione”, per permettere una più concreta applicazione della norma. Questa intende impedire l’ingresso di tutti quei prodotti la cui estrazione, creazione o raccolta è legata sia alla distruzione delle foreste, sia alle violazioni dei diritti umani. Ecco che allora l’elenco precedentemente presentato dalla Commissione Europea è stato ampliato. Se dapprima si parlava solo di soia, olio di palma, cacao, caffè, legnamene carne bovina, ora sono stati inseriti altri prodotti legati alla deforestazione, come il mais, il pollame, la gomma e le carni suine e caprine. È stato inoltre sottolineato che le istituzioni finanziare europee non potranno in alcun modo investire in progetti o società legate in vario titolo alla distruzione di foreste.
Un divieto in linea con il pensiero dei cittadini UE
Come riportato da Greenpeace, un recente sondaggio effettuato a livello europeo a mostrato che l’82% dei cittadini è convinto che le aziende non dovrebbero vendere prodotti legati alla deforestazione. Più del 70% degli intervistati ha inoltre affermato di essere pronto a non acquistare più da aziende che in qualche modo contribuiscono alla deforestazione. I più convinti in tal senso sarebbero peraltro i cittadini italiani e spagnoli. Ora non resta che attendere l’iter di questa normativa: il prossimo step è infatti quello dei negoziati tra il Parlamento Ue, la Commissione Europea e i diversi governi nazionali. L’obiettivo è chiudere il discorso prima dei vertici Onu sul clima e biodiversità, e quindi entro la fine dell’anno.
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