Allergie di primavera: mezzo grado in più fa aumentare di 10 volte i pollini
UN QUADRO PREOCCUPANTE. Si è svolto a Bologna il XXVIII Congresso nazionale della Società Italiana Allergologia, Asma ed Immunologia Clinica (Siaaic) durante il quale 700 specialisti provenienti da tutta Italia hanno cercato di capire qual è il rapporto tra l’attuale cambiamento climatico e le allergie. Ne è emerso che, a causa dell’innalzamento delle temperature, patologie come l’asma e rinite, ma anche congiuntiviti e dermatiti atopica, sono aumentate soprattutto nei bambini. Secondo la stima del Siaaic «un aumento della temperatura di mezzo grado fa crescere da 10 a 100 volte la quantità dei pollini nell’aria. Di conseguenza aumentano da 10 a 100 volte le persone che soffrono di allergie durante la primavera». In Italia la maggiore causa di allergia si deve a un acaro, il Dermatophagoides pteronyssynus ,che prolifera a una temperatura di 25° C e con un’umidità relativa 70-80%.
BISOGNA RIDURRE L’INQUINAMENTO. Quasi tutte le sostanze che scatenano le allergie comuni sono molto sensibili ai cambiamenti climatici. «Basti pensare ai pazienti che soffrono di allergie respiratorie nel periodo primaverile per i pollini che sono prodotti dalle piante in primavera e non in inverno, quando la temperatura è più bassa» sottolineano alla Siaaic. È stato calcolato che prima di un temporale i soggetti allergici con asma hanno un peggioramento della loro patologi, e ciò significa che solo in Italia più di due milioni di persone possono improvvisamente peggiorare il loro stato di salute. L’aumento della temperatura è dovuta all’inquinante atmosferico prodotto dall’uomo. La CO2, infatti, è il principale fattore che induce l’effetto serra.
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