12 principi di permacultura applicati all’architettura sostenibile
Nel 1978 gli ecologisti australiani David Holmgren e Bill Mollison hanno coniato per la prima volta il termine permacultura, definendolo come approccio filosofico che prevede l’osservazione, il rispetto e l’integrazione della natura in qualsiasi attività umana.
Nel 2002 Holmgren ha pubblicato il saggio Permaculture: Principles and Pathways Beyond Sustainability, in cui vengono proposti 12 principi di permacultura da applicare alla progettazione architettonica, con l’obiettivo di realizzare insediamenti umani che imitino il più possibile gli ecosistemi naturali. Vediamoli insieme.
Principio 1: Osservare e interagire
Il primo principio si focalizza sull’osservazione della natura, al fine di comprendere i sistemi all’interno dei quali l’uomo agirà. Prima di progettare è necessario farsi alcune domande: Qual è la reale esigenza degli utenti del progetto? Qual è il contesto che lo circonda? Come posso rispondere a questa esigenza nel modo più efficiente e appropriato possibile?
Fare in modo che occupanti e natura possano interagire armoniosamente è uno dei capisaldi di una progettazione veramente sostenibile.
Principio 2: Raccogliere e accumulare energia
La “febbre verde” che ha investito l’architettura negli ultimi anni è sicuramente positiva ma aldilà delle tecniche che possono essere applicate i progettisti devono farsi una domanda ben precisa: come posso realizzare il miglior progetto possibile utilizzando solo le risorse disponibili e anche meno?
Sebbene l’architettura possa funzionare come un sistema autosufficiente in grado di raccogliere, accumulare e donare energia sfruttando risorse rinnovabili, non ci si può limitare a sistemi efficienti. Qualsiasi scelta e qualsiasi intervento ha un costo. Non ha senso progettare grattacieli ricoperti di pannelli solari se l’edificio ha un consumo energetico elevato e un impatto ambientale ed economico evidente.
Principio 3: Benefici estesi
Il terzo dei 12 principi di permacultura ha una connotazione di responsabilità sociale. Secono Holmgren la sostenibilità architettonica non può essere un guadagno soltanto per l’architetto. Il progetto dovrebbe essere valutato a 360°, misurando i benefici reali per coloro che lo occuperanno, l’impatto sull’ambiente circostante in un arco temporale prolungato e tutti gli output che produce.
Principio 4: Autodisciplina e responsabilità
I progetti architettonici durano nel tempo e possono avere un impatto a distanza di diversi anni. Per questo motivo la responsabilità del progettista è grande e, in fase di progettazione, dovrebbe preoccuparsi non soltanto delle performance presenti ma anche quelle stimabili per il futuro. Ci vuole responsabilità e autodisciplina. Certamente non sempre è possibile prevedere un funzionamento in un arco temporale esteso ma sarebbe sufficiente scartare tutte quelle scelte che possano sembrare inappropriate.
Principio 5: Fonti e servizi rinnovabili
E’ necessario lasciare che la natura faccia il suo corso, nei limiti del possibile. E’ quanto sostiene Holmgren. Come applicare questo principio alla progettazione? Cambiando punto di vista. Finora siamo stati abituati a vedere le costruzioni come sistemi che debbano durare per un tempo quasi infinito, grazie all’uso di materiali non naturali e con l’ausilio di combustibili fossili.
Perché invece non utilizzare materiali sostenibili- come legno, paglia, bambù, sughero– ed energia rinnovabile proveniente da sole, vento, terra e biomassa, accettando magari una durata meno estesa nel tempo del costruito?
Principio 6: Non produrre rifiuti
Finora abbiamo vissuto producendo e consumato molto più del necessario. L’abbondanza provoca spreco. Ultimamente ci stiamo accorgendo che le risorse sono limitate e che rifiuti e scarti danneggiano enormemente l’ambiente, con gravi conseguenze anche per l’uomo. L’architettura dovrebbe assumersi la responsabilità di ridurre al minimo indispensabile il consumo di risorse. Un esempio? Non servono abitazioni enormi che finiamo per non utilizzare, così come non servono una serie di optional che prevedono un utilizzo ingiustificato di risorse ed energia.
Principio 7: Usare modelli del passato
Il settimo dei principi di permacultura applicati all’architettura riguarda i dettagli. Sono i dettagli che fanno un progetto, come insegnano le tele di ragno. Ogni volta che si disegna un nuovo progetto bisognerebbe quindi applicare tutti quei principi che sono risultati vincenti nelle esperienze passate. Utilizzare un modello come base solida utilizzando il buon senso si possono ottenere dei risultati eccellenti, risparmiando tempo ed energie.
Principio 8: Integrare piuttosto che separare
La collaborazione è il segreto del successo in qualsiasi attività. Aprirsi a nuove idee, condividere strategie e confrontare punti di vista accelera un processo che se sviluppato singolarmente potrebbe richiedere molto più tempo e con risultati peggiori. In campo architettonico l’integrazione può essere vista da due punti di vista: da un lato come metodo lavorativo nel team e dall’altro come visione architettonica. Gli spazi vanno visti come luoghi da vivere e abitare, pensando all’integrazione degli abitanti e all’integrazione di questi con la natura.
Principio 9: Soluzioni semplici e veloci
Più gli edifici sono complessi più sono soggetti a malfunzionamenti. E gli interventi manutentivi hanno un forte impatto, in termini di disagi e di costi, per gli utenti. I progettisti dovrebbero quindi cercare di minimizzare e semplificare le esigenze di manutenzione. Come? Progettando edifici adeguandoli in base alle reali esigenze degli occupanti e privilegiando soluzioni semplici. Uno dei principi di permacultura è quindi quello di cercare di ridurre e semplificare i progetti in tutti i casi in cui è possibile.
Principio 10: L’importanza della diversità
La diversità è un valore e non un limite. Una città fatta di edifici dalle dimensioni, configurazioni e orientamenti diversi è una città che risponde alle diverse esigenze dei suoi abitanti. Al contrario nei quartieri dove la case sono l’una la fotocopia dell’altra è evidente che c’è qualcosa che non va. Gli edifici andrebbero progettati in base alla loro posizione. Degli esempi? Un abitazione che dà su una strada non può essere uguale a una esposta su una stradina secondaria, così come una casa che può ricevere molta luce da nord non può avere le stesse caratteristiche di una esposta a sud.
Principio 11: Dare valore alla marginalità
“Non pensare di essere sulla strada giusta solo perché tutti la percorrono.” Con questa massima Holmgren spinge a cogliere e valorizzare tutte le opportunità che a prima vista potrebbero non essere rilevanti. Se un progetto architettonico sembra non funzionare potrebbe valere la pena rivederlo completamente, partendo magari da quegli elementi che possono sembrare marginali e di poco conto. In architettura non dovrebbero valere mode, idee preconcetti e stereotipi.
Principio 12: Guardare al futuro
L’ultimo dei 12 principi di permacultura applicati all’architettura è dedicato alla creatività. Holmgren afferma che la capacità di un architetto dovrebbe essere quella di vedere le cose non per ciò che sono ma per ciò che saranno. Gli edifici durano nel tempo e bisogna immaginarli come parte del miglior futuro che si possa immaginare.
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