pressione demografica
Agricoltura

Pressione demografica, migrazioni e risorse: quell’uovo in Asia

C’è una mappa realizzata da Brilliant Maps che si fa fatica ad accettare, in quanto il suo significato ultimo cozza con il nostro normale modo di pensare, che di fatto non tiene conto dei diversi gradi di pressione demografica con cui si ritrova ad avere a che fare il nostro mondo. In questa mappa, infatti, è stato tracciato un cerchio, anzi, una specie di uovo: ebbene, cifre alla mano, c’è più gente dentro questo ‘piccolo’ uovo di quanta ce ne sia al suo esterno. Strano, stranissimo a dirsi. Eppure quell’uovo abbraccia totalmente o in parte alcuni dei Paesi che affollano i vertici degli Stati più popolosi del mondo. Se infatti la top ten degli Stati più popolosi contempla (in questo preciso ordine) Cina, India, Stati Uniti, Indonesia, Brasile, Pakistan, Bangladesh, Nigeria, Russia e Giappone, in questo uovo sono comprese Cina, India, Indonesia, Pakistan, Bangladesh e Giappone. Insomma, la densità demografica in questa area è davvero notevole: più della metà della popolazione mondiale è infatti rinchiusa lì dentro.

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9,8 miliardi di pressione nel 2050

Ma quando si parla di pressione demografica, di migrazioni e di risorse il discorso ‘dell’uovo’ è solo il primo dato che attira l’attenzione dei non addetti ai lavori. Eppure mai come oggi dovrebbe essere attuale il concetto di pressione demografica, ovvero, in sintesi, del rapporto tra la numerosità di una popolazione e le risorse sulle quali essa può contare. Basti pensare che, stando ai dati del rapporto Onu World Population Prospects 2017, la popolazione mondiale dovrebbe arrivare a sfiorare i 9,8 miliardi di persone entro il 2050, per via del continuo aumento demografico dei Paesi dell’Africa Subsahariana e del sud-est asiatico. Si stima infatti che nel 2050 la Cina e l’India, le quali oggi contano rispettivamente 1,4 e 1,3 miliardi di abitanti, resteranno sempre e comunque i due Paesi più popolosi, seguiti però non più dagli Stati Uniti, quanto invece dalla Nigeria, che diventerà il terzo Paese più popoloso del mondo. Per il 2100, invece, si prevede che la popolazione mondiale si attesterà a 11,2 miliardi di persone.

Le minacce dell’eccessiva pressione demografica

Di certo non è solo da oggi che il mondo si interroga sulle minacce di questa crescente e apparentemente inarrestabile pressione demografica: il fatto che nel 1914 la Terra ospitava circa 1,6 miliardi di persone, mentre oggi siamo a quota 7,4 miliardi, non può certo passare inosservato, con tutte le conseguenze sull’utilizzo delle risorse e sulle migrazioni. Tra il 1950 e la metà degli anni Ottanta la popolazione mondiale è raddoppiata, passando da 2,5 miliardi e 5 miliardi. Un tale aumento della pressione demografica ha portato già a quel tempo molti studiosi a predire terribili carestie, le quali però sono state scongiurate grazie al progresso agricolo: a rimediare ai danni di questa anomala pressione demografica ci hanno infatti pensato i fertilizzanti artificiali. Come ha infatti sottolineato Johan Norberg, «senza la sintesi industriale dell’ammoniaca circa 2 quinti della popolazione mondiale non potrebbe semplicemente esistere». Insomma, l’agricoltura intensiva – per quanto dannosa per il nostro Pianeta – ha permesso di sostenere la crescita senza freni della popolazione mondiale.

Fertilità e mutamenti sociali

Come anticipato all’inizio, il problema della pressione demografica non è dato solo dall’aumento della popolazione, ma anche dal fatto che in talune aree la popolazione sta crescendo molto più velocemente che altrove. Parliamo ovviamente dell’Africa sub-sahariana e dell’Asia meridionale, con alti tassi di fertilità e un valore culturale riconosciuto alle famiglie numerose. C’è però da dire che, insieme allo sviluppo di questi Paesi, si può prevedere anche un calo della fertilità: come ha ricordato Norberg, «più le persone diventano ricche e scolarizzate, minore sarà il numero dei loro figli, non maggiore come si pensava un tempo». La fertilità, infatti, è prima di tutto un fenomeno che muta insieme ai cambiamenti sociali.