Prefabbricazione e riuso per il laboratorio australiano
Ultimamente in architettura si sta riflettendo molto sull’importanza di ridurre l’impatto ambientale del costruito. Il concetto di sostenibilità in edilizia è molto ampio e ha a che vedere con l’efficienza energetica degli impianti ma anche con l’uso di materiali e con l’ottimizzazione dei processi, in un’ottica di snellimento dell’intera filiera. La prefabbricazione e riuso dei materiali è sicuramente una delle strade che si sta seguendo maggiormente e che dà una risposta efficace all’esigenza sempre più diffusa di realizzare edifici che abbiano una durata limitata nel tempo e che possano essere spostati o facilmente smantellati quando non servono più.
Un innovativo hub per l’Università australiana
Uno dei migliori e più recenti esempi di progettazione incentrata sui concetti di prefabbricazione e riuso di risorse e materiali è sicuramente la struttura realizzata nel complesso della Macquarie University in Australia. Progettato dallo studio Architectus, l’edificio ospita alcuni laboratori dell’università ed è stato pensato come incubatore per la ricerca e sviluppo.
Uno spazio transitorio e temporaneo
Si tratta di un ampliamento e distaccamento della principale struttura universitaria ed è stato immaginato come un luogo transitorio e temporaneo, con l’idea di rimuoverlo nel momento in cui non venisse più utilizzato.
E’ per questo motivo che è stato scelto il legno come principale materiale costruttivo, perché nessun altro materiale è così adatto alla prefabbricazione e a un eventuale smantellamento.
I vantaggi della prefabbricazione e riuso dei materiali
Gran parte degli elementi costruttivi sono stati prefabbricati off-site, in modo da accelerare i lavori in cantiere che sono durati soltanto 5 mesi. Con la conseguente riduzione dei consumi energetici legati ai processi costruttivi e anche con il vantaggio di non aver dovuto sospendere l’attività didattica, se non per brevissimi periodi.
Legno al centro
Per realizzare l’edificio sono state utilizzate diverse tipologie di legname ingegnerizzato: pannelli X-LAM o Cross Laminated Timber (CLT), colonne vittoriane in ferro e legno lamellare e travi in laminato. Grande importanza è stata data anche al riuso dei materiali, con gomma da masticare e sughero che sono state impiegate per le superfici interne. La facciata esterna si compone di pannelli Accoya, una nuova varietà di legname di eccezionale durabilità, con prestazioni che lo rendono ideale per le applicazioni esterne.
“Questi materiali- si legge dalla descrizione del progetto da parte degli architetti- ci hanno permesso di adottare un approccio innovativo alla progettazione offrendo al tempo stesso un potenziale di riutilizzo molto alto nel caso in cui l’edificio dovesse essere spostato”.
Poi l’edificio ha vinto ben quattro premi agli Australian Timber Design Awards e, sebbene sia stato commissionato chiedendo il rispetto di principi di flessibilità e delocalizzazione, ottenibili con la prefabbricazione e riuso, sembra essere così amato che probabilmente non verrà mai rimosso dal cortile dell’Università australiana.
Un edificio che fa stare bene
D’altra parte, basta guardare le immagini per rendersi conto di quanto sia accogliente la struttura. Gran parte del merito va sicuramente al legno, forse il materiale per eccellenza in grado di restituire agli ambienti un’atmosfera di calore e comfort.
Ma molto dipende anche dal fatto che gli architetti hanno deciso di mettere in pratica alcuni principi della biofilia nella progettazione.
Cos’è il Biophilic Design?
Con il termine “biofilia” si intende l’amore per la vita e per ogni organismo vivente e in architettura il cosiddetto Biophilic Design cerca di riflettere questa tendenza, creando degli ambienti che facilitino la connessione con la natura e che infondano un senso di benessere e appagamento. Obiettivi raggiungibili soprattutto attraverso l’uso di materiali naturali, a un forte ingresso di luce naturale e all’isolamento acustico. Questi principi vengono generalmente applicati negli spazi lavorativi o in quelli educativi, perché il benessere degli occupanti incide fortemente sulla capacità produttiva e di apprendimento.
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