Il momento delle pompe di calore
Nell’ambito della transizione energetica generale, per ridurre e infine tagliare le emissioni domestiche, è fondamentale individuare e utilizzare dei metodi di riscaldamento sostenibili. Anzi, si potrebbe persino arrivare a dire che la decarbonizzazione delle nostre abitazioni passa prima di tutto proprio per le modalità di riscaldamento, sapendo che attualmente la maggior parte delle case italiane fa affidamento su caldaie tradizionali alimentate da gas naturale. Il problema però lo conosciamo tutti: il settore residenziale è responsabile di circa il 60% delle emissioni di anidride carbonica, e il principale indiziato è proprio il riscaldamento. Possiamo quindi dirlo: è arrivato il momento delle pompe di calore.
Gli incentivi per le pompe di calore
Come è noto, le pompe di calore rappresentano uno strumento sostenibile per il riscaldamento domestico. Si tratta infatti di dispositivi in grado di prelevare dell’energia termica dall’esterno – in base alla situazione dall’acqua, dall’aria o dal suolo – per andare poi a cedere il calore agli ambienti domestici. In realtà le pompe di calore utilizzano tecnologie diverse; nel nostro Paese, la tecnologia più diffusa è quella della pompa di calore aria-acqua. Restando sempre sul caso italiano, attualmente sono previsti degli incentivi per l’installazione delle pompe di calore. Si parla nello specifico dell‘Ecobonus al 65%, che permette di portare in detrazione il 65% della spesa sostenuta per l’acquisto e l’installazione di sistemi di climatizzazione con pompa di calore ad alta efficienza. L’Italia non è certo l’unico Paese in cui sono stati introdotti degli incentivi di questo tipo: in Germania per esempio dall’inizio del 2023 è presente un incentivo che permette di risparmiare il 40% su questa nuova modalità di riscaldamento. E proprio questa possibilità ha portato a un aumento della richiesta di pompe di calore, non senza problemi per i produttori dei dispositivi.
Le difficoltà dei produttori
Il mercato delle pompe di calore sta crescendo molto in fretta. Come ha spiegato alla BBC Martin Sabel, managing director della Heat Pump Association tedesca, nel 2022 il mercato è cresciuto del 53%, dopo il 30% del 2021 e il 40% del 2020. Ecco allora che adesso i produttori faticano a stare dietro agli ordini, tanto che è ormai normale dover aspettare per più di 10 mesi per l’arrivo della pompa di calore ordinata. Non va inoltre trascurato il fatto che a mancare non sono soltanto i dispositivi: mancano infatti anche i tecnici installatori. Non si parla di semplici caldaisti, quanto di professionisti che devono essere esperti nel campo del riscaldamento, dell’elettricità e della refrigerazione. Questo per poter avere delle installazioni efficaci e, ancora prima, per poter consigliare al meglio gli utenti sulla scelta e sulla messa in opera del sistema.
In Scandinavia la pompa di calore è già lo standard
Anche in Italia il mercato delle pompe di calore è cresciuto negli ultimi anni: si calcola che oggi ci siano più di 20 milioni di pompe installate, la maggior parte delle quali però sarebbero dedicate alla climatizzazione estiva o a quella integrativa, senza andare quindi a sostituire realmente la “vecchia”caldaia. Stando alla International Energy Agency, nel Regno Unito solo l’1% delle case ha una pompa di calore, dato che si attesta invece al 4% in Germania. Totalmente diversa la situazione in Scandinavia: in Finlandia si parla del 41%, in Svezia del 43%, in Norvegia persino del 60%. Le pompe di calore vanno forte da anni nei paesi più freddi, che vantano case con un maggiore e migliore isolamento, e portate già da anni ad affidarsi all‘elettricità per riscaldare le proprie case, abbandonando il gas e il petrolio a uso domestico.
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