Ecco la politica ambientale di Trump. E no, non siamo stupiti
Negli ultimi giorni, sulle prime azioni del neo Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, se ne sono dette di tutti i colori, andando talvolta a puntare il dito su operazioni che magari non avrebbero meritato tutto lo sdegno che invece alcune testate giornalistiche hanno voluto sottolineare, in modo tra l’altro talvolta maldestro se non addirittura fazioso. Di fatto alcune delle decisioni prese da Trump nei giorni immediatamente successivi al suo insediamento sono state del tutto in linea con quelle prese da altri presidenti precedenti, non tali, quindi, da giustificare alcune delle proteste sollevate dai Democratici e da gran parte dei media. Questo, insomma, per mettere le mani avanti: si può pensare tutto il male di una figura politica, ma l’informazione deve sempre e comunque puntare a un’oggettività di fondo. Difficile, però, non essere spaventati dalle prime azioni che Trump ha compiuto nei confronti del cambiamento climatico in generale e dell’Agenzia per la protezione dell’ambiente (EPA) nello specifico. Si tratta di pura prassi? Oppure siamo davanti ad un assaggio di quella che sarà la reale politica ambientale di Trump?
La bufala del cambiamento climatico
Già durante i mesi della campagna elettorale, avevamo voluto sottolineare le uscite negazioniste di Trump nei confronti del cambiamento climatico. Secondo il magnate, infatti, «il concetto di riscaldamento globale è stato creato dalla Cina per rendere meno competitiva l’industria statunitense». Insomma, una bufala, così come la reputano altri esponenti estremi del Partito Repubblicano statunitense, e così come ostentano di credere alcuni dei più grandi industriali del mondo. Il tutto, ovviamente, a discapito del consenso praticamente unanime della comunità scientifica internazionale, che vede proprio nelle azioni umane la causa principale e diretta del cambiamento climatico in corso. Fin qui, però, era solo uno slogan elettorale, fatto da qualcuno che qualche giorno fa non aveva alcuna carica politica. Ora, però, quello stesso uomo è la figura politica più potente del mondo, e le sue idee candidamente negazioniste potrebbero di fatto trasformarsi nella politica ambientale degli USA per i prossimi anni.
L’Epa messa a tacere
Cos’è successo dunque? È successo che Trump ha deciso di vietare qualsiasi tipo di comunicazione pubblica alle agenzie governative statunitensi, sia attraverso i propri siti istituzionali che attraverso i rispettivi social network. È stata sottoposta a questa temporanea – si spera – censura, dunque, anche l’Agenzia per la protezione dell’ambiente, la quale si è vista negare pure la possibilità di attivare nuovi contatti o finanziamenti fino a nuovo ordine. Niente di incredibilmente strano: nelle fasi di transizione tra una presidenza e l’altra è quasi scontato mettere in brevissimo stand-by alcuni enti. Eppure non sono pochi a pensare che le limitazioni imposte all’EPA siano ben più pesanti di quanto accorso in passato, e questo dovrebbe far drizzare le orecchie a tutti quanti, statunitensi e non: l’EPA, infatti, porta avanti da anni degli importanti studi sul cambiamento climatico. Per ora, però, tutto tace: i canali sociali dell’agenzia, da Facebook a Twitter, non vengono aggiornati dal 19 gennaio. Il responsabile della comunicazione che ha ricevuto l’onere di occuparsi della transizione da Obama a Trump, Doug Ericksen, aveva dichiarato che il silenzio dell’EPA sarebbe dovuto durare non più di qualche giorno. Eppure, ad oggi, le pagine dell’Agenzia sono ancora deserte.
Bloccati gli ultimi provvedimenti ambientali di Obama
Ma c’è di più. Anche alcuni dei traguardi raggiunti dall’amministrazione di Barack Obama rischiano di sfumare sotto i primi colpi della politica ambientale di Trump: 30 nuovi regolamenti ambientali decisi dal presidente uscente durante gli ultimi mesi sono infatti stati bloccati. Si parla di provvedimenti che limitano l’utilizzo di determinate sostanze chimiche nella lavorazione industriale, di norme più stringenti in fatto di emissioni inquinanti e di nuovi standard in fatto di rinnovabili. Ripetiamo: è normale che dei provvedimenti non attuati dall’amministrazione precedente vengano messi in pausa dal nuovo presidente, ma la paura è che, per dare subito vigore alla politica ambientale di Trump, questi precisi provvedimenti vengano annullati in blocco.
Il cambiamento climatico? Scomparso dal sito della Casa Bianca
Ma la nuova amministrazione non ha solamente messo a tacere i dipendenti dell’EPA bloccando tutte le nuove operazioni: c’è infatti stata una mossa più subdola, ovvero la richiesta di rimuovere dal sito ufficiale dell’agenzia la sezione dedicata agli effetti e alle cause del riscaldamento globale. Una cosa simile è stata fatta anche sul sito ufficiale della Casa Bianca, dove al posto del riferimento al cambiamento climatico è stata immessa una nota in cui viene spiegato che «il Presidente Trump è impegnato a eliminare politiche inutili e dannose come il Climate Action Plan». Inutili e dannose: così, insomma, sono state definite le clausole del piano voluto da Barack Obama, volto a ridurre concretamente le emissioni di anidride carbonica.
Al via la politica ambientale di Trump, senza sorprese
La politica ambientale di Trump sta dunque già prendendo forma, rispettando, almeno per ora, quanto promesso durante la campagna elettorale. Andando contro tutto quello che è stato fatto fin ad oggi, la nuova amministrazione ha inaugurato un insensato e dannoso ritorno verso il consumo dei combustibili fossili. E non si parla di supposizioni, niente affatto: Trump ha già firmato gli ordini esecutivi necessari per riavviare la costruzione di due criticatissimi oleodotti – Keystone XL e Dakota Access – che erano stati bloccati da Obama, Qualche giorno fa, le associazioni ambientaliste italiane avevano destinato al neo presidente un appello intitolato ‘Surprise us, president Trump‘. È successo il contrario: la politica ambientale di Trump, per ora, è esattamente quella che è stata promessa al livello di campagna elettorale. Certo, sappiamo tutti che l’EPA potrà tornare ad informare e a ricevere finanziamenti molto presto. Ma alla sua guida ci sarà Scott Pruitt, amico storico dell’industria del fossile che non molto tempo fa ha spiegato che «l’impatto dell’attività umana sul cambiamento climatico è tutto da vedere». Lui, a capo dell’EPA.
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