PIDF: le isole del Pacifico mettono al bando i combustibili fossili
Cos’è il PIDF
E pensare a tutto il polverone che è stato fatto in Italia intorno al referendum sulle trivelle, senza raggiungere nulla: di tutt’altro avviso le piccole isole del Pacifico, che con un deciso colpo di straccio hanno dato il ben servito ai combustibili fossili. Si è infatti concluso alcuni giorni fa nelle Isole Salomone il primo trattato internazionale al mondo che punta concretamente a bandire – proprio così, come una vera e propria attività criminale – i combustibili fossili, vietando l’espansione di nuove miniere di carbone. L’accordo raggiunto al Pacific Island Development Forum (PIDF) obbliga ciascun stato contraente a seguire un preciso mix energetico basato sulle rinnovabili, con l’obiettivo di garantire l’accesso universale all’energia pulita entro il 2030.
Basta sussidi ai combustibili fossili
Insomma, gli arcipelaghi del Pacifico hanno saputo sfruttare al meglio lo spirito più virtuoso della Cop 21 di Parigi: per sconfiggere davvero il cambiamento climatico servono delle azioni comuni e veloci, e solo in questo modo si possono sperare di evitare una serie di drammatiche e devastanti conseguenze. Tutti i paesi firmatari si sono vincolati a non approvare nessuna nuova attività estrattiva riguardante combustibili fossili, i quali, tra le altre cose, non riceveranno nessun tipo di sussidio statale. Ma questo accordo non è solamente fatto di divieti: il trattato stabilisce infatti un fondo di compensazione per tutte quelle aree che sono state già colpite duramente dagli effetti del cambiamento climatico. Più nel dettaglio, una sezione del trattato prevede la creazione di fondi per le migrazioni legate al clima, che vedono sempre di più il nascere di veri e propri ‘rifugiati climatici’ che invece l’ONU ad oggi non riconosce formalmente.
Australia e Nuova Zelanda grandi assenti
Ovviamente un accordo come il PIDF non è nato in pochi giorni: se ne parlò per la prima volta nel 2013 per iniziativa delle Isole Fiji. Ad oggi conta 14 membri del Pacifico, per lo più micro-stati: sono infatti assenti colpevoli gli stati importanti del quadrante come l’Australia e la Nuova Zelanda, le quali continuano a perseguire delle politiche energetiche tutt’altro che lungimiranti. Ed è proprio il rifiuto dei grandi stati a complicare la vita ai paesi PIDF sul piano dei consessi internazionali.
Isole inghiottite dall’oceano
D’altronde, però, la decisione presa dalle isole pacifiche non poteva più essere posticipata: basti pensare a tutti i danni che queste aree hanno già subito per il riscaldamento climatico. Le Isole Salomone, per esempio, l’anno scorso contavano ben 5 isolotti inghiottiti dall’innalzamento delle acque, con una mole consistente di abitanti costretti al trasferimento forzato.
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