La più grande perdita di metano, in Russia
La più grande perdita di metano mai registrata. Così è stata definita la perdita individuata da GHGSat, un’azienda canadese di monitoraggio delle emissioni con tecnologia satellitare, in territorio russo. La fonte è la miniera di carbone Raspadskaya, nell’oblast di Kemerovo, nella Siberia sudoccidentale. E non è certo la prima volta che Raspadskaya guadagna visibilità sui giornali internazionali: si tratta infatti della più grande miniera di carbone della Russia, che nel maggio 2010 era diventata tristemente famosa a livello globale per le vittime generate da due esplosioni di metano. In quell’occasione erano stati necessari molti giorni per individuare tutti gli operai morti: in computo finale fu di 66 vittime.
I dati in possesso mostrano che a gennaio la miniera di carbone era arrivata a rilasciare nell’atmosfera 90 tonnellate di metano all’ora. Se perpetuata per un intero anno, questa perdita di metano avrebbe disperso una mole di gas sufficiente per riscaldare 2,4 milioni di case. Nel tempo la grandezza della perdita di metano è andata via via diminuendo, ma c’è anche un altro aspetto da tenere in considerazione per capire la reale gravità di questo fenomeno: sembrerebbe infatti che la perdita di metano nell’atmosfera sia iniziata almeno 6 mesi prima rispetto la rilevazione fatta a gennaio. I soli dati di inizio anno sono peraltro sufficienti per spingere GHGSat ad affermare che quella di Raspadskaya è del 50% più grande di ogni altra perdita di metano registrata fin dal 2016, anno in cui l’azienda ha iniziato la sua attività di monitoraggio.
La Russia di Putin nasconde tutte le sue perdite di metano al mondo
Già di per sé le miniere di carbone sono tutt’altro che sostenibili. Il fatto di avere a che fare con delle perdite come queste porta a dover aggiungere un ulteriore 25% di emissioni di gas serra legate all’uso di quel carbone. E di certo la Russia nel suo insieme costituisce una delle più grandi fonti a livello mondiale di emissioni di metano legate all’estrazione di combustibili fossili. Il governo russo ha più volte affermato di voler mettere mano alla propria rete di impianti e di condutture, per eliminare queste perdite, senza però mantenere le promesse. Come ha spiegato sulle pagine del Guardian Paul Bledsoe, già consulente di Bill Clinton alla Casa Bianca e attualmente parte del Progressive Policy Institute in Washington DC, «tagliare in modo netto il metano è l’unico modo sicuro per limitare l’aumento a breve termine delle temperature e prevenire i cambiamenti climatici; nonostante questo, ogni mese ci sono nuove prove che mostrano come la Russia stia nascondendo le più grandi e pericolose perdite di metano». Bledsoe ha poi spiegato che «Putin sta cercando di nascondere disperatamente queste perdite, per continuare a vendere il carbone, il petrolio e il gas russi, per trovare nuovi fondi per il suo regime belligerante».
Perché una perdita di metano di queste dimensioni è molto pericolosa
A differenza dell’anidride carbonica, il metano tende a scomparire dall’atmosfera terrestre, nell’arco di circa 20 anni. C’è però da dire che il metano presenta un potere radiativo di oltre 80 volte più potente dell’anidride carbonica. È a partire da questo dato che Bledsoe e altri esperti sottolineano quanto sia importante tagliare le emissioni di metano per limitare a stretto giro l’aumento delle temperature. Quel che è certo è che la maggior parte dei paesi sta sottostimando le proprie emissioni di metano – ad affermarlo è stata l’International Energy Agency. In occasione della Cop26 di Glasgow, nel novembre del 2021, più di 100 paesi si sono impegnati a ridurre le proprie emissioni di metano perlomeno del 30% entro la fine del decennio. Non serve sottolineare il fatto che la Russia non figurava tra i firmatari.
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