Percezione del rischio dei cambiamenti climatici: italiani tra i più preoccupati
Temperature medie più elevate, tali per esempio da rendere più difficile la vita quotidiana d’estate e da rendere più probabili gli incendi. Tempeste sempre più violente, con maggiori probabilità di trovarsi ad affrontare indondazioni, uragani e tifoni. Incremento dei periodi di siccità, collegate a un maggiore rischio di desertificazione. Innalzamento dei mari e degli oceani, anche per via dello scioglimento dei ghiacci. Perdita di biodiversità, con circa un milione di specie a rischio di estinzione nei prossimi decenni. E ancora, mancanza progressiva di cibo, crescenti rischi per la salute, povertà, migrazioni: sono queste le conseguenze dei cambiamenti climatici in corso. Ma quanto le persone sono consapevoli di quello che sta accadendo, di quello che accadrà e di quanto è necessario fare per mitigare tali processi? A domandarselo è stato il Barometro 2022, pubblicato dal Gruppo Veolia in collaborazione con Elabe, con un’attenzione particolare alla percezione del rischio dei cambiamenti climatici. E, dati alla mano, la popolazione italiana ha mostrato una preoccupazione superiore alla media.
Percezione del rischio dei cambiamenti climatici: lo studio
Lo studio è stato condotto tra agosto e settembre 2022, in 25 Stati di 5 continenti. In tutto sono state intervistate 25.000 persone – mediamente 1.000 per ogni Stato – scelte in base al peso demografico e all’effettivo impatto ambientale. Il campione risultante copre il 61% della popolazione globale e il 68% delle emissioni climalteranti prodotte. In linea generale, i dati raccolti da Veolia dimostrano come i cambiamenti climatici siano sentiti come un rischio concreto e presente, ma anche allo stesso tempo ci sia molta incertezza sulle azioni da intraprendere.
I dati del Barometro 2022
- L’87% degli italiani ha affermato di sentirsi particolarmente esposto ai cambiamenti climatici, portando la percezione del rischio dei cambiamenti climatici in Italia ben al di sopra della media, posizionando il paese tra quelli più coinvolti, davanti agli Stati europei come a Cina, India, Indonesia e America Latina. Nell’86% dei casi, gli italiani hanno attribuito la crisi climitica all’uomo.
- Il 70% degli italiani è consapevole che i rischi relativi ai cambiamenti climatici potranno costare più degli investimenti necessario per la transizione ecologica; per questo, il 60% degli intervistati in Italia si dice pronto ad accettare tutti i passaggi necessari per mitigazione e adattamento, a patto che questi non presentino pericoli per la salute e che vi sia una distribuzione equa dell’impegno e degli sforzi.
- Dati alla mano, gli italiani risultano mediamente più informati sulle possibili soluzioni: il 54% sa che è possibile usare dispositivi di controllo intelligente dei consumi energetici degli edifici; il 34% sa che esistono dei sistemi per catturare l’anidride carbonica prodotta dalle industrie, e via dicendo. Allo stesso tempo, il 62% degli italiani lamenta il fatto che non si parla abbastanza delle azioni da intraprendere (la media globale per tale questione è del 56%).
- Per quanto riguarda le necessarie misure da mettere in campo, l’81% degli italiani è disposto ad accettare impianti di produzione energetica a partire dai fanghi di depurazione vicini alla propria casa, di contro alla media mondiale del 68%; il 66% degli italiani si è inoltre detto disposto a pagare più tasse per adeguare gli edifici pubblici al controllo dell’aria.
Come ha spiegato Emanuela Trentin, CEO di Siram Veolia, l’indagine mostra «un’Italia sempre più consapevole delle conseguenze dell’emergenza ambientale» aggiungendo che «dal cambiamento climatico all’inquinamento, passando per la scarsità delle risorse a disposizione, sono tutti temi che oggi più che mai meritano di essere affrontati con serietà e urgenza, e gli italiani lo hanno capito».
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