paesaggio in trasformazione
Urbanistica

Paesaggio in trasformazione: i drammatici timelapse di Google Earth

Quello che ci circonda è un paesaggio in trasformazione: l’uomo scava, costruisce, abbatte alberi, inquina, asfalta, spiana, costruisce ponti, coltiva…. il nostro Pianeta è in continuo cambiamento, ed il principale soggetto di questa azione siamo ovviamente noi. E no, i cambiamenti non sono positivi, anzi: in generale sono proprio negativi. Per noi è difficile seguire in ogni dettaglio questo paesaggio in trasformazione, e per questo fatichiamo a renderci conto dei reali cambiamenti che sconvolgono la nostra Terra. Esistono però delle immagini satellitari che, anno dopo anno, sono finite per documentare in modo fedele il mutamento radicale del nostro Pianeta per effetto dell’azione umana.

Una foto dallo spazio

Fino a qualche anno fa la visione delle immagini satellitari non era una cosa a cui si poteva accedere agevolmente tutti i giorni. Con il diffondersi di servizi come Google Earth, però tutto è cambiato: oggi guardare l’immagine della nostra città ripresa da un satellite non ci sembra più così strano, anzi, è quasi un fatto quotidiano, basta un click. Ciò non toglie, però, che quelle immagini ci danno solamente un’immagine statica della situazione attuale, mostrandoci cioè solo l’ultimo stadio di un paesaggio in trasformazione.

Una macchina del tempo con le immagini satellitari

A cambiare le cose ci hanno però pensato i puntuali aggiornamenti della funzione Timelapse di Google Earth Engine, frutto della collaborazione tra Google e la Carnegie Mellon University: adesso è possibile guardare qualsiasi paesaggio in trasformazione del nostro pianeta, fino alla fine del 2016. Volete sapere come è cambiata Roma negli ultimi trentadue anni? O magari desiderate una prova della progressiva e criminale deforestazione dell’Amazzonia? O ancora, volete una prova del drammatico ritirarsi dei ghiacciai alpini? Da qualche mese tutto questo è possibile, grazie all’aggiornamento con le ultime immagini satellitari ad altissima risoluzione che mostrano i cambiamenti fino ai giorni nostri. La possibilità di sfruttare il paesaggio in trasformazione è infatti assicurata dalle dettagliate fotografie del satellite della Nasa Lansdat 8, in orbita dal 2013, e dalle immagini del Sentinel-2A, satellite dell’Esa fulcro del programma Copernicus. I cambiamenti sono ovunque: lungo le coste italiane si vedono spuntare porti e porticcioli, e un po’ dappertutto nascono nuovi piccoli centri urbanistici, laddove non sono i centri già esistenti ad allargarsi. E come i satelliti fotografano l’avanzata della cementificazione, così immortalano anche la contrazione dei laghi, l’innalzamento dei mari, le deforestazioni in sud America, in Asia e in Africa. Ma guardate con i vostri occhi!

Il nostro paesaggio in trasformazione

Collegandosi al sito del progetto Timelapse di Google Earth è possibile ingrandire le immagini e andare a scoprire il paesaggio in trasformazione in ogni angolo del Pianeta: potete cercare la vostra cittadina o andare a scoprire i cambiamenti dei ghiacciai dell’Himalaya, come guardare l’espansione delle città degli Emirati Arabi.

Questo per esempio è il timelapse di Venezia, in cui si vedono i cambiamenti che hanno interessato la città lagunare negli ultimi tre decenni

Il contesto urbano con un cambiamento maggiore, probabilmente, è però quello di Dubai: la città è cambiata sia a livello di terraferma, che in mare, con la costruzione delle famosissime palme.

E che dire della città cinese di Chongquing, che dal 1985 al 2015 ha conosciuto una crescita demografica di 10 milioni di unità? Ecco cosa vuol dire in termini di espansione urbanistica:

Ma spostiamoci dai contesti urbani, e andiamo a vedere quali sono le conseguenze delle azioni dell’uomo sulla natura del nostro Pianeta. Ecco il timelapse della deforestazione della Foresta Amazzonica:

Qui, invece, possiamo vedere con i nostri occhi il progressivo sciogliersi dei ghiacci dell’Alaska:

Infine, uno dei casi più impetuosi di paesaggio in trasformazione per colpa dell’uomo: ecco le ultime fasi di prosciugamento del lago di Aral, tra l’Uzbekistan e il Kazakistan: