Orti Urbani: La Nuova Frontiera dell’Agricoltura Sostenibile In Città
Negli ultimi tempi, gli orti urbani hanno assunto un ruolo sempre più importante in termini di sostenibilità, socialità, valorizzazione del territorio e riscoperta dei legami sociali tra le persone.
Partiamo dall’inizio e cerchiamo innanzitutto di capire cosa sono di preciso, come nascono e quali sono i benefici legati alla coltivazione di questi piccoli appezzamenti di terra.
Storia e origini degli orti urbani
Il primo orto urbano della storia fu istituito verso la seconda metà del XIX secolo con la nascita dei Kleingarten tedeschi, spazi verdi di proprietà comunale riservati esclusivamente ai bambini.
Intorno agli anni Novanta l’idea dei giardini sociali approda anche a Parigi con i cosiddetti jardins ouvriers o jardins familiaux, riportando in auge un’antica tradizione di giardinaggio condiviso che risale all’Ottocento.
Questi orti avevano un duplice obiettivo: coltivare spazi pubblici abbandonati sia come possibile fonte di risorse alimentari ed economiche, sia come forma di sviluppo e rafforzamento dei rapporti sociali.
In Italia, invece, gli orti urbani nacquero durante la Seconda Guerra Mondiale quando Mussolini lancia la campagna per gli Orticelli di Guerra, in cui tutto il verde pubblico veniva messo a disposizione dei cittadini per coltivare legumi e verdure con l’obiettivo finale di non lasciare incolto nemmeno il più piccolo lembo di terra presente nelle grandi città duramente martoriate dal conflitto.
Al termine di questo triste periodo storico, nel nostro Paese l’idea degli orti sociali venne abbandonata, per poi rifare capolino verso l’inizio del XXI secolo, quando gruppi e associazioni di cittadini iniziarono a pensare ai giardini condivisi come strumento per promuovere l’agricoltura sostenibile in città e un nuovo concetto inclusione sociale.
Gli orti urbani oggi: cosa sono e come funzionano
In termini pratici, si definiscono orti urbani tutti quegli spazi verdi di proprietà comunale e di dimensioni variabili che vengono dati in gestione per un periodo di tempo definito a privati cittadini, spesso riuniti in associazioni.
I beneficiari sono, in genere, coltivatori non professionisti o giardinieri amatoriali che ricevono in concessione queste aree pubbliche per coltivare fiori, ortaggi e frutta, riscoprendo così il valore della terra e dei suoi prodotti.
Sebbene questi spazi condivisi possano essere dislocati un po’ ovunque all’interno del territorio cittadino, la maggior parte degli orti urbani si trova in zone periferiche, dove diventa più facile per i Comuni concedere la gestione di piccoli appezzamenti di terra tramite bandi o dietro il pagamento di un affitto simbolico.
In questo modo, gli spazi pubblici gestiti in maniera collettiva diventano anche uno strumento concreto per contrastare il degrado in molte aree periferiche delle città, che proprio grazie a queste iniziative vengono riqualificate in breve tempo e in modo sostenibile.
Non esiste un solo tipo di orto urbano
In base a come viene declinata l’idea di orto urbano possono nascere diverse realtà con obiettivi e finalità specifiche.
Tra i progetti più virtuosi si segnalano gli “orti didattici”, delle piccole aree verdi coltivate da bambini e studenti al fine di riscoprire il contatto stretto con la natura, comprendere il concetto di filiera corta e il ciclo vitale delle piante, valorizzare i cibi di stagione e mangiare in modo più sano.
Ci sono, poi, i cosiddetti “orti aziendali” che vengono messi a disposizione da alcune aziende ai propri dipendenti per combattere lo stress, azzerare la gerarchia aziendale e, non ultimo, godere della soddisfazione di tornare a casa con le borse piene di prodotti coltivati con le proprie mani.
Altra realtà che sta prendendo sempre più piede nel nostro Paese è quella degli “orti terapeutici” utilizzati nel trattamento di molti disturbi psicofisici in collaborazione con medici e psicologi. In questi progetti vengono spesso coinvolti anche tossicodipendenti, alcolisti e persone che hanno bisogno di essere riabilitate a livello sociale dopo aver scontato una pena detentiva.
Un ultimo esempio di orto urbano sono i giardini sociali coltivati con lo scopo, non solo di riqualificare il territorio, ma anche di migliorare la qualità della vita dei cittadini e promuovere la socializzazione attraverso attività più sostenibili.
I benefici degli orti urbani
Arrivati a questo punto è facile intuire come i risvolti positivi degli orti urbani sulle grandi città siano davvero numerosi: dalla riscoperta del legame con la Madre Terra, alla coesione sociale, la lista è davvero lunga.
Sotto il profilo della sostenibilità ambientale e del rispetto dell’ambiente, l’agricoltura urbana aiuta anche a tutelare e accrescere le biodiversità agricole, favorendo il consumo di alimenti a “chilometro zero” coltivati senza l’uso di pesticidi o prodotti chimici di sintesi potenzialmente dannosi per l’ecosistema e la salute umana.
Inoltre, promuove il riciclo dei rifiuti organici, che vengono compostati e utilizzati come concimi naturali (sul sito Giardino Fanatico trovate ulteriori informazioni al riguardo), riducendo così gli sprechi in favore di un modello di vita più sostenibile.
Non solo: simili iniziative si rivelano utili anche per le nuove generazioni, promuovendo la conoscenza e il rispetto della terra in favore di uno stile di vita più “green”, ma anche per adulti e anziani che hanno la possibilità di fare attività fisica all’aria aperta e portare in tavola alimenti nutrienti e salutari.
Infine, c’è un ulteriore vantaggio per l’economia familiare: con un piccolo orto di dimensioni comprese tra 10 e 20 mq è possibile produrre abbastanza frutta e verdura per soddisfare l’intero fabbisogno annuale di una persona, con un notevole risparmio sulla spesa alimentare.
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